Julian Waters, calligrafo
Su Youtube si può vedere un documentario di nove minuti su Julian Waters, un calligrafo americano, realizzato nel 1989.
Il protagonista del filmato all’epoca era molto richiesto: suoi lavori sono stati inclusi in una pubblicazione commemorativa del Congresso, in un francobollo, e sul pavimento della sede della National Geographic Society.
Mentre l’approccio di base del type designer è quello di disegnare il contorno delle lettere, qui invece le lettere vanno tracciate con un apposito strumento. La punta del quale segue longitudinalmente il percorso dell’asta. Lo spessore del tratto e le sue caratteristiche dipendono dal tipo di strumento che si usa di volta in volta.
Anche nel type design moderno si può seguire questo approccio, sia tracciando lettere su carta con strumenti tradizionali e poi scannerizzandole, sia utilizzando i software da disegno con la possibilità di cambiare a piacimento lo strumento virtuale con cui si tracciano le linee. Il disegno realizzato a mano può essere ricondotto alle linee di contorno dei glifi in automatico da un apposito software (in FontForge ad esempio c’è una funzione autotrace).
La differenza tra type designer e calligrafo però resta: mentre il disegnatore di caratteri tipografici cerca di disegnare forme che si incastrino con qualunque altra lettera, il calligrafo traccia singole parole, quindi può adattare la forma delle lettere al contesto. Ad esempio se la lettera si trova in finale di parola può allungarsi in uno svolazzo. Oppure se una t è a centro parola, il tratto orizzontale può allungarsi a sovrastare dalla prima all’ultima lettera (o dalla seconda, se la prima è maiuscola).
Molti type designer hanno seguito corsi di calligrafia, e si dedicano quindi a disegnare non solo font geometrici, ma anche quelli calligrafici. Le funzionalità più moderne incluse nei formati di carattere attualmente in uso permettono di simulare alcune caratteristiche della scrittura a mano. Con le varianti contestuali il software sceglie la forma più adatta a seconda della posizione della lettera. Con le legature opzionali è possibile disegnare lettere che si incastrano alla perfezione una nell’altra, e che cambiano forma a seconda delle combinazioni diverse. Senza contare il fatto che è possibile inserire tante varianti stilistiche per ogni lettera, da selezionare manualmente a seconda del tipo di effetto che si vuole ottenere di volta in volta.
Nel video compare anche la madre di Walters, Sheila, calligrafa e insegnante a sua volta, con cui lui collaborava.
La madre ha realizzato anche un manoscritto di ottanta pagine con un’opera di Dylan Thomas in minuscola carolingia, la scrittura in uso presso la corte di Carlo Magno agli inizi del Medioevo.
Nel filmato si vede anche un computer, con cui Walters affermava di svolgere un 20% del lavoro. Ovviamente all’epoca non c’erano le tavolette e i touch screen. Si vede una scrivania con una tastiera, un mouse come dispositivo di input, un piccolo monitor con slot per floppy montato sullo stesso case (dovrebbe essere un Apple Macintosh) e vicino un altro monitor a tubo catodico stretto e alto.
Dice l’intervistato che ci vuole più tempo a disegnare le lettere col computer, ma che poi ci sono possibilità che non esistono nella scrittura a mano. Ad esempio ha disegnato la stessa parola in due stili diversi, e il software ha alterato la forma delle lettere per trasformare la prima scritta gradualmente nella seconda.
Le lettere tracciate a mano danno sensazioni diverse rispetto a quelle realizzate a computer, anche grazie alle imperfezioni che il calligrafo ci mette, inevitabilmente o volontariamente, purché sappia cosa stia facendo.
Per questo il computer non avrebbe mai potuto sostituire i calligrafi in carne ed ossa, prevedeva l’intervistato.
Il type designer che per primo viene in mente pensando alla calligrafia probabilmente è Hermann Zapf. A cui è stato dedicato all’epoca un documentario di 19 minuti, pure visibile su Youtube. Non ne viene specificato l’anno, ma i ritmi lentissimi fanno pensare agli anni Sessanta.
Infatti il sito Davidairey.com scrive che è del 1967.
L’articolo contiene anche qualche retroscena sul film, che non viene ricordato con affetto da Zapf, più a suo agio tra le lettere dell’alfabeto che tra i componenti di una troupe di Hollywood.
Zapf è nato nel 1918 in Germania.
I suoi font sono ancora in uso. I più famosi sono Palatino Linotype (e la sua copia Book Antiqua) e Optima.
Wikipedia in italiano riporta una biografia di appena tre righe, ma una lunga lista di caratteri tipografici. I primi risalgono agli anni 50: Sistina (1950), Melior (1952), Saphir (1953), Compakt (1954).
Il suo calligrafico più famoso è probabilmente lo Zapfino, che risale al 1998 ma si basa su lettere tracciate a mano nel 1944.
La pagina di Wikipedia dedicata mostra un’immagine con tutte le varianti della e inserite nel font (allografi).
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