What The Font e la Descrizione dell’Isola di Formosa
Sfogliando online “La descrizione dell’Isola Formosa” di George Psalmanazar, stampato a Londra nel 1702, la gran parte delle considerazioni che ho fatto hanno riguardato l’impaginazione anziché il font. In fondo le lettere non hanno una forma insolita, sono le stesse che utilizziamo ancora oggi. Certo, il corsivo soprattutto è un po’ elaborato, ma a prima vista non mi è sembrato particolarmente esotico.
Ciò che rende insolito l’aspetto del testo semmai è il contorno un po’ rozzo delle lettere, dovuto alle tecniche di stampa dell’epoca; l’uso frequentissimo della s lunga e molto frequente della legatura ct; e strane convenzioni tipografiche, come stampare la prima parola di ogni pagina anche in una riga a parte sulla pagina precedente.
Comunque ho pensato: proviamo a passare una parola a What The Font e vedere come reagisce.
E il servizio fornisce 66 risultati.
Quello che viene presentato come più attinente è il Linotype Compendio di Christian Bauer, “basato sulle forme dei caratteri transizionali del diciassettesimo secolo. I contorni esterni delle lettere sono di proposito grezzi e irregolari, come gli alfabeti stampati su carta di bassa qualità. La leggibilità è ridotta, rendendo necessario l’uso di questo font solo per testi corti o titoli, ma è esattamente questa la caratteristica che lo distingue”, dice la descrizione.
Al secondo e terzo posto Wtf ci mette Letterpress Text Reg di Chris Costello e 1776 Independence Normal, selezionati sempre sulla base del fatto che hanno un contorno frastagliato e quindi sono adatti a riprodurre stampe d’epoca.
Seguono due sketch, Serif Sketch Regular di Cititype e Macarons Sketch di Latinotype, che sono serif irregolari ma solo perché disegnati a mano.
Troviamo poi l’Oronteus Finaeus, basato sulle lettere che si vedono su una mappa dell’antartide pubblicata nel 1531.
Infine arriviamo all’Itc Founder’s Caslon della Itc, seguito dal Caslon Manuscript.
Qualche posizione più in basso si arriva anche a un Garamond, il Garamond Rough Pro Regular di Elsner&Flake.
Non c’è da stupirsi che sia comparso il nome di Caslon. Caslon ha raggiunto risultati eccezionali per i suoi tempi ed è sempre rimasto uno dei principali punti di riferimento nel mondo tipografico anglosassone.
I suoi caratteri sono tuttora in uso, molte fonderie ne hanno derivato una versione digitale. Prodotti che differiscono anche molto uno dall’altro. E che comunque sono stati adattati per essere mantenuti al passo con i tempi. Se prendiamo la versione corsiva dell’Adobe Caslon, per esempio, o anche del Libre Caslon, troviamo una lettera semplicemente inclinata in avanti, non certo quella specie di F che invece vediamo sulle pagine del libro si Psalmanazar.
Più giù nella lista di What The font troviamo i nomi di Fournier (1786 Glc Fournier), Manuzio (1499 Alde Manuce) e Plantin (2009 Glc Plantin), tutti della stessa fonderia, Glc.
Il Fournier mi incuriosisce, ma sempre nella versione corsiva ha una J semplice, proprio come il Compendio che sta in cima alla lista.
In effetti sulle pagine del libro settecentesco si vedono delle proporzioni insolite. Quando una e e una a sono vicine, la a sembra essere piùstretta di quello che dovrebbe. Anche la A maiuscola sembra stretta.
La P è senza dubbio chiusa, e questo ci esclude Garamond.
La lettera che si nota di più forse è la U maiuscola, che invece di essere fatta a forma di arco capovolto è strutturata come la minuscola, con un tratto curvo che si congiunge a un’asta rettilinea verticale.
Provo compilare il questionario di Identifont, scegliendo solo la lettera U e l’anno 1702.
Prima domanda: Serif o sans? Scelgo serif, e la lista dei possibili font è capeggiata da Garamond e Baskerville, mentre il nome di Caslon non compare.
Seconda domanda, quella decisiva: “Does the upper-case U have a stem/serif?” Rispondo di sì, e la lista dei popular matches si svuota quasi di font per i testi. Nell’ordine ci sono Holland Title e Perpetua Titling, seguiti dal corsivo Itc vineyard, dal Cg Triplett, Transitional 551, Lapidary 333 e i display Erbar D, Delphian e Ol Brierwood Grecian.
Chiaramente l’anno che gli ho indicato è considerato solo un’indicazione generica dal sito.
Interessante la forma del Transitional 551, disegnato da Rudolph Ruzicka della Bitstream, detto anche Fairfield, anno 1949, da cui è derivato il Fanwood che si trova su Google, 2011. Ma certo non stiamo parlando del diciottesimo secolo.
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