Abraham ben Garton
Abraham ben Garton è stato il primo tipografo a stampare un libro in ebraico con data certa.
L’opera era un’edizione dei commenti di Rashi al Pentateuco. Rashi era un rabbino medievale francese. La data di stampa è il 1475. I caratteri erano in semicorsivo sefardita oggi conosciuto come “stile Rashi”.
La cosa interessante è che la stampa è avvenuta in Italia, a Reggio Calabria, dove era presente una comunità di commercianti di seta ebrei che finanziò questo lavoro.
Le notizie biografiche sullo stampatore sono pressoché inesistenti, e non risultano altre stampe attribuite a lui.
Wikipedia dice che esisterebbero solo due copie ancora esistenti dell'opera, una delle quali conservata nella Biblioteca Palatina di Parma.
Secondo LaCnews quella di Parma sarebbe l’unica copia superstite, di cui ne sono state fatte due riproduzioni. Una si troverebbe a Gerusalemme, l’altra a Reggio Calabria.
Quest’ultima è stata realizzata nel 2006, era stata esposta al pubblico poco prima che la pandemia di covid bloccasse tutte le attività nel 2021.
Ben Garton aveva stampato forse trecento copie, si dice con caratteri lignei arrivati dalla Germania. Successivamente, la comunità ebraica venne perseguitata, e ci furono roghi di libri in cui evidentemente andarono perdute le altre copie. All’inizio del Cinquecento tutti gli ebrei vennero cacciati dalla città.
Il sito calabrese LaCnews mostra il filmato che era stato realizzato quando era stata allestita la mostra nel Castello Aragonese. Si possono vedere le pagine del libro, coi fitti caratteri in righe giustificate non divise in paragrafi, e tutt’attorno pannelli illustrativi con fotografie di altre pagine dell’originale e informazioni sul contesto.
Secondo gli organizzatori, dalla Germania arrivarono i caratteri e la carta, ma non la pressa, bensì i disegni sulla base dei quali realizzare la pressa in loco.
La copia anastatica conservata a Gerusalemme è stata realizzata già nel lontano 1969.
Scrive il sito History Of Information che prima del lavoro di Ben Garton, tra il 1469 e il 1472, tre fratelli, Obadiah, Menasseh e Benjamin avevano stampato già almeno sei libri in caratteri ebraici. E anche questo ci interessa perché i tre lavoravano sempre in Italia, a Roma. I loro libri però non portano la data. Uno dei sei è proprio un’edizione dei commenti del rabbino Shlomo Rashi.
L’edizione calabrese però è fondamentale perché, a differenza della precedente, faceva uso per la prima volta di un carattere in stile sefardita semicorsivo. Quando successivamente vennero pubblicate edizioni commentate della Torah, questo stile venne utilizzato per distinguere il commento dal testo, e venne chiamato appunto scrittura “Rashi”.
History Of Information cita un’altra copia sopravvissuta, conservata al Seminario Teologico Ebraico di New York. In questo caso però i fogli ancora esistenti sarebbero... soltanto due!
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