La trascrizione a mano della musica

Su Youtube si può vedere un video di cinque minuti che mostra come si trascriveva la musica nel 1984. Serviva una persona che la sapesse leggere, conoscesse le regole, sapesse anticipare i problemi dei singoli musicisti. Ad esempio il fatto che non potevano voltare pagina mentre stavano suonando, quindi non si poteva terminare l’ultima riga in qualunque punto, ma bisognava stringersi o allargarsi di conseguenza.

Poi, per disegnare note e altri simboli sul pentagramma, c’erano i fogli di caratteri trasferibili. Fogli trasparenti su cui c’erano tanti esemplari dei pallini e di tutti i simboli necessari, che andavano ricalcati e aderivano al foglio nel punto desiderato. Ognuno degli esemplari poteva essere ricalcato una sola volta, dato che tutto l’inchiostro di cui era composto passava sul foglio. Per le righe invece si usava una punta speciale intinta nell’inchiostro e un normale righello, da tenere in posizione esattamente verticale rispetto al foglio.

Per ottenere la stampa immagino che bastasse fotografare il foglio ed ottenerne lastre offset. Lo stesso procedimento che si usava nei giornali dell’epoca, dove prima il testo veniva composto coi caratteri in metallo, poi stampato con pressa e inchiostro e infine dal foglio si otteneva la lastra con tecniche fotografiche.

In un altro filmato si mostra invece come si faceva con le tecniche precedenti, quando l’incisore doveva lavorare direttamente sulla lastra di metallo.

In quel caso aveva a disposizione uno strumento con cinque punte, che trascinava in orizzontale rispetto alla pagina per grattare via il metallo e ottenere le cinque linee parallele del pentagramma.

Dopodiché bisognava prendere un punzone col simbolo richiesto, poggiarlo sul pentagramma nella posizione giusta, e dargli un colpetto col martello per farlo affondare nella lastra.

Ovviamente tutto era rispecchiato: ciò che sul foglio si legge da sinistra a destra sulla lastra si legge da destra a sinistra.

L’incisore realizzava le aste sulle note senza bisogno di righello. Come pure per le barrette sulle note che escono dal pentagramma. E le barre che uniscono le varie note.

Anche le parole dovevano essere  composte battendo un punzone alla volta, uno per ogni lettera.

Non bisognava mai commettere errori, ma nel caso c’era un certo margine per correggerli: bisognava ribattere la lastra da dietro, solo in corrispondenza della nota sbagliata, e poi spianarla sul davanti.

L’incisore aveva sul banco di lavoro una rastrelliera con i vari bulini, e dei contenitori in legno con i vari punzoni con la punta rivolta all’insù.

Il video è stato filmato nel 2007, ma la casa editrice aveva abbandonato queste tecniche nel decennio precedente, quando già la concorrenza era passata all’uso del computer.

Oggi la musica si trascrive solo al computer, mettendo le note col mouse sul pentagramma che compare sul monitor. Oppure usando la trascrizione automatica per strumenti digitali che possono essere collegati direttamente al computer e poi eventualmente ritoccando il risultato.

La forma delle note e di tutti i simboli necessari può essere salvata nello stesso formato dei font tipografici. Per visualizzare lo spartito c’è bisogno di un apposito software in grado di sistemare i glifi sul pentagramma. A differenza delle lettere dell’alfabeto, che si dispongono una dopo l’altra da sinistra a destra, le note possono essere suonate anche tre o quattro alla volta (o anche di più) su alcuni strumenti. Lo stesso glifo assume un significato diverso a seconda della sua posizione in verticale sul pentagramma. Inoltre le note adiacenti possono essere unite da linee orizzontali più o meno lunghe a seconda delle esigenze.

Sono stati anche inventati dei font che permettono di trascrivere la musica usando un normale programma di videoscrittura, associando una nota ben precisa (o un simbolo) ad ogni tasto. Ma è solo una specie di gioco, perché con questo sistema si possono trascrivere solo semplici melodie di note separate, da suonarsi singolarmente e nemmeno collegate dal punto di vista grafico con quelle adiacenti. Ho scritto un post in proposito parecchio tempo fa.

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