Rongorongo


In molte scritture bustrofediche la forma delle lettere può essere ribaltata sull'asse verticale per indicare il senso di lettura. Nella scrittura rongorongo invece le lettere sono ruotate di 180 gradi, per cui se si può ruotare il supporto dopo avere letto ogni riga si possono vedere sempre le lettere nella loro forma normale.

 

La scrittura bustrofedica è quella che segue l’andamento dell’aratro in un campo: prima procede in una direzione, poi torna indietro.

Venne utilizzata da antiche popolazioni, ma ora non è più in uso in nessuna parte del mondo.

Wikipedia spiega bene come funzionava, con tanto di immagine che ne mostra un esempio in caratteri a cui siamo abituati (anche se la frase, in lingua inglese, non è ancora stata tradotta in italiano). È composto solo in lettere maiuscole, visto che gli antichi avevano soltanto quelle, e senza punteggiatura.

La particolarità è che le lettere nelle righe pari risultano ribaltate, ad indicare il senso di lettura. La E ha l’asta verticale sulla destra e quelle orizzontali che si protendono verso sinistra. Un dettaglio che si può facilmente notare nella foto di un’iscrizione cretese del quinto secolo pubblicata più in basso nella stessa pagina. In questo modo non si corre il rischio di leggere una riga nel verso sbagliato, perché ci si accorge subito che qualcosa non va. Chiaramente questa è una complicazione, perché bisogna imparare una cosa nuova. Leggere da destra a sinistra, con lettere la cui forma è invertita, non è una cosa facile. Provate a leggere speditamente l’esempio su Wikipedia: nelle righe pari ci si blocca e si torna al livello di lettura da prima elementare.

Però esiste un sistema diverso che venne inventato dagli abitanti dell’Isola Di Pasqua, e usato per scrivere nella scrittura rongorongo, che nell’articolo viene citata anche se non si entra nel dettaglio.

Questa scrittura avrebbe un andamento bustrofedico, ma anziché ribaltare le lettere le ruota di 180 gradi. In pratica vengono scritte capovolte. In questo modo, arrivati al termine di una riga normale, basta capovolgere la tavoletta su cui è scritto il messaggio e continuare a leggere la riga seguente nel verso giusto.

Ovviamente il sistema è facile avendo un supporto che si può ruotare. E nel caso di un’iscrizione sul muro? Beh, si tratta di imparare a leggere lettere capovolte. Una capacità che non è più complicata da imparare rispetto alla lettura di lettere ribaltate.

Il rongorongo non è stato ancora decifrato, e non è neanche detto che sia una forma di scrittura vera e propria. Potrebbe anche essere solo un aiuto alla memoria nel raccontare una storia conosciuta, i cui dettagli non sono contenuti nel testo.

Esistono pochissimi reperti contenenti iscrizioni di questo genere, soprattutto tavolette di legno rinvenute nel diciannovesimo secolo, ma anche statue e ornamenti.

È possibile che questa forma di scrittura sia nata dopo il confronto con gli europei. Nell’Ottocento già i nativi non erano più capaci di interpretarla, e usavano le tavolette come legna da ardere.

Possibile che nessuno sarà mai in grado di decifrare i pochi testi sopravvissuti, specie se il contenuto originario era un insieme di parole singole che il narratore doveva integrare con i dettagli che erano solo nella sua memoria.

Molti siti web hanno pubblicato un articolo su questa scrittura misteriosa.

Anni fa qualcuno ha proposto di inserire tutti i glifi conosciuti in Unicode, ma la proposta è stata ignorata.

Esiste un font apposito che è stato caricato su My Fonts da Deniart Systems, e che può essere utilizzato per scopi decorativi.

I glifi sono suddivisi in quattro file diversi. In ognuno ce ne sono stati messi 75 o 76. Non ci sono numeri e punteggiatura, ovviamente.

Su Dafont ce ne sono due gratuiti: uno firmato Zanatlija, l’altro Sorcerer. Il secondo sembra di qualità inferiore a giudicare dall’anteprima ed è utilizzabile solo per uso personale.

È composto solo di 23 glifi, neanche abbastanza per riempire le posizioni delle maiuscole. Tutte le altre sono lasciate vuote.

In quello di Zanatlija i glifi sono 66, abbastanza da riempire maiuscole, minuscole e numeri. Le posizioni di punteggiatura e lettere accentate sono occupate da una specie di manico d’ombrello, per evitare di creare problemi ai programmi di videoscrittura in presenza di caratteri non definiti.

I glifi della scrittura rongorongo non hanno nulla di geometrico. Sono disegnini che sembrano raffigurare strane persone o animali, O piante. O oggetti non meglio specificati. 

Per quanto riguarda la scrittura bustrofedica al computer, visto che la tecnica non è più in uso, non è supportata dai software esistenti. Non si può scrivere in quel modo, o convertire automaticamente un testo in quello stile. Bisogna scrivere separatamente le varie righe, e poi ruotare o ribaltare solo quelle da modificare, usando le funzioni del programma di videoscrittura. 

 

A quanto scrive Wikipedia, la scrittura rongorongo si scriveva iniziando da sinistra in basso. Quindi la riga che veniva letta per prima era quella che per noi sarebbe l'ultima, continuando poi verso l'alto.

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