Vecchio dizionario enciclopedico portoghese brasiliano

Su Flickr si può vedere una pagina di un vecchio dizionario enciclopedico in lingua portoghese su cui è stampata l’illustrazione di un monopattino.

“Autopatim”, in lingua originale, dal greco “autos”, da solo, e “patim”. “Piattaforma montata sopra due ruote pneumatiche e provvista di un piccolo motore”.

Nell’immagine si vede una donna con vestito lungo e cappellino, in piedi su questo monopattino col manubrio molto inclinato all’indietro e qualche componente meccanico intorno alla ruota anteriore.

Nella descrizione c’è scritto “1940?”, la foto è presente in un album nel cui nome c’è scritto “1930?” ma è taggata “19th” e “century”.

Insomma, neanche chi l’ha caricato, una biblioteca spagnola, ha idea del periodo in cui l’opera è stata stampata.

L’immagine è un’incisione rrealizzata a mano, sembrerebbe, con le sfumature della gonna ottenute mediante righe ondulate. Lo stile e l’abbigliamento farebbe pensare a inizio Novecento .

Tra le lettere si nota soprattutto la a con codina all’insù, che andava di moda in quel periodo. La f è molto stretta, non va mai a sovrastare la lettera successiva, neanche in corsivo. Una soluzione che veniva messa in atto nelle macchine per la composizione a caldo.

Le descrizioni sono scritte in caratteri serif, mentre le varie voci del dizionario sono scritte in caratteri sans, tutto in maiuscolo neretto, mentre i sinonimi sono aggiunti in minuscolo grassetto sans.

Resta pochissimo spazio per gli accenti sulle maiuscole, che sono bassi e praticamente attaccati alla lettera. E gli accenti vengono indicati spesso.

Nel testo si vedono anche lettere con diacritici che non si usano qui in Italia, come la a con accento circonflesso o con tilde.

La foto è in alta definizione e permette di vedere i dettagli delle singole lettere.

Passo una parola al servizio What The Font di My Fonts per vedere quali font digitali somigliano a quello che si usava all’epoca.

Al primo posto il sito restituisce l’Old Times American Heavy di Baseline Fonts, che è disegnato in maniera tale da emulare le vecchie stampe, con i tratti più larghi e pesanti di quelli a cui siamo abituati, per via dell’inchiostro che si spargeva sul foglio. I tratti sottili come le grazie orizzontali non sono poi così sottili.

Al secondo posto troviamo lo Scotch Modern di Shinntype. Il nome deriva dal fatto che caratteri di questo genere vennero realizzati per la prima volta da una fonderia scozzese.

Poi troviamo il TT Marxiana Antiqua di TypeType, che pressoché è la stessa cosa, ma le lettere sono più strette.

La lista prosegue a lungo, sia con caratteri dalle forme ideali sia con caratteri dalle forme corrose.

Identifont collega lo Scotch Modern al Modern No.20, diffuso col software Microsoft, al De Vinne e al Miller, nomi molto conosciuti, ma anche al Selva di Fanny Hamelin, Colophon, 2021.

Il De Vinne è datato 1890, il Miller è del 2010, firmato Matthew Carter.

La Q che si vede stampata sul dizionario enciclopedico ha la coda sinusoidale, che comincia all’interno e termina all’esterno, anche se è difficile ricostruirne l’andamento preciso visto che l’inchiostro si sparge in maniera tale da chiudere tutti gli spazi.

Per quanto riguarda il sans serif, si nota la g a doppio occhiello e una f dalla forma abbastanza gotica. Avrei voluto vedere comera fatta la e, ma nella foto non ce ne entra neanche una.

Già che ci siamo, chiediamo a What The Font che ne pensa di questo sans.

Gli passo la parola “autòfago”.

Vengono fuori solo risultati corrosi o display.

La f non è mai quella gotica, la g spesso è a un solo occhiello oppure è geometrica.

I meno peggio sono forse il CG Gothic No4 o l’Headline Bold, entrambi della Monotype, ma è comunque tutta un’altra storia.

Una ricerca solo con la f non porta a niente di simile, neanche su Font Moose.

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