Apex Bembo e Meta Book

Il professor Alessandro Orsini ha caricato sul web una versione gratuita in inglese del suo libro Anatomia delle Brigate Rosse.

Essendo un Pdf si può sbirciare nelle proprietà per sapere quali font sono stati utilizzati. Si può fare anche col programma Acrobat Reader della Adobe, che molti utilizzano per visualizzare i documenti di questo genere.

Il testo del libro è scritto in un serif elegante ma con una T dalle grazie simmetriche (a differenza del Garamond che ce le ha asimmetriche): l’ApexBemboRomanLF. I i titoli delle sezioni sono in un sans serif in cui la l ha l’estremità superiore spiovente e quella inferiore curvata verso destra, mentre la g a due piani ha l’occhiello inferiore aperto: il MetaBookLF.

La sigla LF potrebbe essere quella del disegnatore o della fonderia, ma sul web non trovo niente che corrisponda esattamente a questi nomi. Così come la ricerca di Apex Bembo non arriva a nulla.

Il Bembo prende il nome dall’autore di un libro che venne pubblicato a fine Quattrocento dalla stamperia di Aldo Manuzio a Venezia, in cui questo carattere venne usato per la prima volta.

L’incisore fu Francesco Griffo, lo stesso che si occupò dei primi caratteri corsivi italici della storia.

Adobe e Monotype ne vendono una versione digitale, a cui lavorò Stanley Morison nel 1929 (lo stesso che si occupò del Times New Roman) e poi lo staff della Monotype nel 1990.

La versione Book, pure Monotype datata 1929, porta anche la firma di Robin Nicholas (che si è occupato anche di Arial e Cambria) e Identifont fornisce anche una seconda data, 2005.

Per il Meta c’è poco da dire: disegnato nel corso degli anni Novanta da Eric Spiekermann, è un sans serif molto diffuso: 36 usi segnalati su Fonts In Use, a fronte di soli 2 usi del Bembo Book e 30 del Bembo.

La sigla FF nel nome ricorda l’etichetta FontFont, associata al sito Fontshop. La cui homepage è ancora attiva, ma solo per indirizzare ai siti della Monotype.

Da quando la piattaforma è stata dismessa? Apparentemente nessuno lo ha scritto.

Wikipedia in inglese dice che “ad agosto 2023 Monotype ha annunciato che avrebbe chiuso il sito di e-commerce di Fontshop, insieme a Linotype e Fonts.com. Nel suo annuncio, la Monotype ha dichiarato che non avrebbe potuto mantenere il livello desiderato di qualità attraverso le piattaforme collegate e si sarebbe concentrata solo nello sviluppo del sito My Fonts”.

Fontshop già dal 2014 era di proprietà di Monotype.

La scomparsa dei siti web collegati ha reso evidente il fatto che Monotype è diventata un colosso mondiale, attraverso cui passano tutti i principali font in uso in giro per il mondo.

Tutto ciò ha creato una certa preoccupazione tra i disegnatori, che perdono potere contrattuale. Non possono dire “o mi pagate di più o passo alla concorrenza”, perché non c’è una vera e propria concorrenza degna di questo nome.

A settembre scorso Il Post aveva titolato “Nei font c’è un monopolio”, e aveva scritto un lungo articolo su come tutto ciò danneggia i disegnatori.

Ad Aprile 2022 parecchi giornali avevano dato spazio alla notizia che Monotype aveva deciso di bloccare l’accesso al suo catalogo ai clienti russi, come protesta per la guerra in Ucraina.

I siti di informazione avevano scritto che sarebbe stato possibile aggirare il blocco con una Vpn, che i normali utenti di computer non avrebbero visto nessuna conseguenza del blocco, che la legge russa prevedeva di aggirare le leggi sul copyright e infine che erano state già prese delle misure per fare piazza pulita dei font stranieri in tutto il Paese.

La Russia non si è certo bloccata per mancanza di font. I mass media non hanno più fornito aggiornamenti su questa questione. Sui computer nuovi che vengono venduti nel Paese ci sono lo stesso Calibri e Times New Roman pur senza pagare i diritti? O sono stati sostituiti con qualcos’altro?

L’azienda non ha invece preso posizione dopo l’inizio della guerra tra israeliani e palestinesi pochi mesi fa.

Una curiosità: quando il Messaggero diede la notizia del blocco del sito della Monotype per gli utenti russi mise vicino all’articolo la foto dello specimen di un carattere tipografico.

Ha un aspetto che mi è molto familiare. Cos’è? Sulla pagina non c’è scritto, ma nella stessa foto si vede l’intestazione “Camera di Commercio di Frosinone”.

Ma è il Frusino! Si tratta di un font che era stato premiato ad un concorso alcuni anni fa, e che sarebbe dovuto entrare in uso a livello provinciale. Non se ne è più saputo niente, non so se qualcuno lo abbia veramente usato.

Di sicuro non è nel catalogo della Monotype.

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