Flexible e i font variabili

In evidenza sulla home page di I Love Typography c’è il Flexible, un font di Art Grootfontein ispirato ai caratteri senza grazie della fine del diciannovesimo secolo.

A differenza dei font dell’epoca, questo è stato realizzato sulla base della tecnologia dei font variabili che permette di variare con continuità alcuni parametri, come la larghezza delle lettere o lo spessore delle aste.

I font variabili sono stati messi a punto nel 2016. Fino ad allora un typeface era composto di vari font ognuno dei quali era immagazzinato in un diverso file. Una volta disegnata la forma base delle lettere, il disegnatore poteva aumentarla per fare la versione in grassetto della lettera, chiamata Bold. Poteva aumentarla ancora per ottenere la versione Black. Poteva diminuirla per ottenere la versione Light. Eventualmente potevano esserci versioni intermedie, come Semi-Bold o Semi-Light. Lo stesso poteva fare con la larghezza delle lettere, mettendo a punto una versione Condensed o Extended. Se voleva poteva metterci anche la Semi-Condensed, ma non era necessario.

Era il disegnatore che decideva quante e quali versioni voleva realizzare. L’utente poteva soltanto sceglierne una.

Con i font variabili invece le informazioni che servono per disegnare le lettere nelle varie versioni vengono memorizzate in un unico file. È possibile per l’utente scegliere qualunque posizione intermedia tra un peso e l’altro. Normal ha un valore 400, Bold ha un valore 700, ma l’utente può benissimo scegliere 425 o 637. Questo sistema si usa sia per il peso, sia per la larghezza, sia per l’inclinazione del corsivo. Insomma, le possibilità sono infinite e la scelta è tutta nelle mani della persona che andrà ad utilizzare il font.

Quando si usa il font in funzione statica tutto ciò può sembrare non molto importante. Una lettera in cui lo spessore delle aste è 400 è quasi identica ad una con spessore 410. Però se stiamo facendo un’animazione questo dettaglio assume un’importanza fondamentale. Perché diventa possibile ingrassare o allargare o dimagrire o restringere o inclinare qualunque scritta senza nessun salto nel passaggio da una versione all’altra.

Il Flexible è appunto un un font variabile, i vari specimen sottolineano appunto questo aspetto. Affiancando lettere larghe e lettere strette, oppure aumentando il corpo del carattere senza variare la larghezza della lettera.

L’invenzione dei font variabili è ancora molto recente, anche se la tecnologia è in circolazione già da otto anni. Su Wikipedia se ne parla solo in 5 lingue: inglese, persiano, cinese, russo e ucraino.

Non tutti i software hanno già il supporto per questa tecnologia.

Sul sito di Mozilla per gli sviluppatori c’è una guida su come impostare i Css delle pagine web per regolare a piacimento i vari parametri di un font variabile per ottenere la visualizzazione voluta.

Per farsi un’idea di come cambiano le lettere variando con continuità i vari parametri, Google Fonts consiglia varie pagine che permettono di testare l’effetto all’interno del browser, senza bisogno di installare niente.

Art Grootfontein ha caricato su Youtube anche un video di soli quaranta secondi in cui vengono mostrati rapidamente molti effetti di animazione che è possibile ottenere. Le lettere sembrano elastiche e possono essere allungate e accorciate a piacimento.

Negli esempi statici che sono stati realizzati, si vedono effetti notevolmente diversi ottenuti usando il Flexible. Se uno non sapesse che sono stati realizzati tutti usando lo stesso font, penserebbe che si tratta di font anche notevolmente diversi uno dall’altro.

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