Microsoft Sans, Helvetica, Nimbus Sans

Ho visto online la prima pagina di un giornale che si chiama La Riscossa - organo del Partito Comunista.

La testata è in caratteri sans serif, rosso su fondo bianco, tranne la R che è bianca in un quadrato rosso. La gamba della R è curvata all’ingiù, la a ha una forma molto semplice, col tratto di destra che termina in verticale senza curvare o deviare.

Uso FontMoose per identificare il font, e tra i vari risultati compare il Microsoft Sans Serif, che risulta disegnato nel 1997 e attribuito genericamente a Microsoft.

Il sito ufficiale dice che è un font di sistema in molte versioni di Windows a partire dal 2000, e anche di un paio di Windows Server degli anni Zero.

Sempre sui social mi capita davanti un’altra immagine, stavolta della destra cristiana statunitense. Una semplice scritta in nero su fondo bianco per dire che essere cristiani “è ok”. Qui la forma della a è facilmente riconoscibile, per via della curva all’estremità del tratto in basso a destra. È Helvetica. O no?

I siti per l’identificazione dei font ovviamente riconoscono l’Helvetica, ma nella lista dei risultati ci mettono anche il nome del Nimbus Sans. Che è un font messo a punto da Urw basandosi sull’Helvetica.

Basandosi? Diciamo che è l’Helvetica sotto falso nome.

Prendo la foto dell’anteprima del Nimbus Sans da Identifont, la sovrappongo all’anteprima dell’Helvetica e il risultato è che praticamente non si nota nessuna differenza. Almeno fino a che la sequenza delle lettere coincide. Alla penultima riga il sito ci mette una lettera anziché un’altra, e si sfalsa la sovrapposizione esatta. 

 

Helvetica in grigio, Nimbus Sans in rosa; dove le lettere si sovrappongono è rosso scuro. Le lettere vanno esattamente di pari passo, finché sono le stesse. Si nota solo qualche minima differenza, ad esempio all'estremità inferiore della t, dove i due contorni divergono leggermente, oppure nell'accento circonflesso sulla a. Alla fine della penultima riga la sovrapposizione salta, non per differenze nelle lettere ma perché Identifont ha messo una o nell'anteprima del Nimbus che manca in quella dell'Helvetica.

Insomma, non solo le lettere sono disegnate sulla base dello stesso concetto, non solo ogni lettera si sovrappone perfettamente a quella dell’altro font, ma anche le metriche, ossia la distanza tra una lettera e l’altra, è esattamente la stessa.

La cosa interessante è che il Nimbus Sans è un font gratuito. Può essere scaricato liberamente da FontSquirrel, nella versione L, in tutti e quattro gli stili di base (Regular, Italic, Bold e Bold Italic). Sullo stesso sito ci sono anche Nimbus Roman No9 e Nimbus Mono. Il primo è una versione del Times New Roman, il secondo del Courier.

Insomma, abbiamo un sans, un serif e un monospace compatibili con i tre più famosi font di queste tre categorie.

È legale farlo?

Evidentemente sì, ma non so in base a quale legge.

Quando Monotype volle realizzare un sostituto dell’Helvetica mise a punto l’Arial, basandosi sulle stesse metriche ma disegnando lettere dalle forme leggermente diverse e facilmente distinguibili dall’originale.

La voce di Wikipedia relativa al Nimbus Sans non dedica nessuno spazio alle diatribe sul diritto d’autore. Fornisce però alcune date: 1999 come data di lancio, nella tabella sintetica, e 1987 come data di disegno della versione L, all’interno dell’articolo.

L’articolo è disponibile in inglese ma non in italiano.

Dice che il Nimbus Sans L è il carattere standard in molte distribuzioni di Linux. È stato il font di default di OpenOffice Calc e Impress in alcune distro di Linux, come per esempio Ubuntu dove è stato sostituito dal Liberation Sans nel 2009.

Nel 2022, dopo l’inizio della guerra in Ucraina, si era detto che le sanzioni contro la Russia avevano portato al blocco del sito della Monotype. Questo impediva all’azienda di vendere i font agli utenti russi. La notizia era finita anche sui siti di informazione più superficiali, che avevano scritto che i russi non avrebbero più potuto “usare” font come Times New Roman, Arial, Verdana, Tahoma ed Helvetica e che trovare un’alternativa era una delle cose più complicate al mondo.

In realtà esistono da decenni font sostitutivi in circolazione, e comunque è relativamente facile ottenerne di nuovi. Tanto più in assenza di un’autorità in grado di far rispettare le leggi internazionale.

Il sito di Radio Free Europe – Radio Liberty (che diffonde la propaganda statunitense nell’est europeo, in Asia e Medio Oriente) ha scritto all’epoca che “la legge russa permette la cosiddetta forzatura delle licenze per usare i prodotti nel Paese anche se i proprietari rifiutano di fornire le licenze al Paese ‘a causa della necessità di proteggere gli interessi dello Stato e della società’”.

Ha scritto inoltre che dalla Russia si può eventualmente aggirare il blocco internet usando una VPN, un servizio informatico che impedisce al server di riconoscere il paese di provenienza del client.

Da allora non sono più arrivati aggiornamenti. A quanto risulta la Russia non si è bloccata per mancanza di font.

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