Cheltenham e i fascisti

È passata da poco la cosiddetta Giornata del Ricordo. Che è stata un buon motivo per accapigliarsi sul web, come se in assenza di ricorrenze non ci fossero abbastanza motivi. A chi ha commemorato i crimini commessi contro gli italiani qualcuno ha risposto ricordando i crimini commessi dagli italiani.

E tra le altre cose è circolato un manifesto in cui i fascisti vietano alle persone di Dignano di cantare e parlare in lingua slava.

I caratteri hanno un’aria familiare: la g è quella inconfondibile del Cheltenham, un carattere disegnato da Bertram Goodhue e Ingalls Kimball della Cheltenham Press e realizzato dalla American Type Founders diretta da Morris Fuller Benton.

Il carattere è un classico e ne sono circolate molte versioni, sia in metallo, sia per la fotocomposizione, sia in digitale.

Su Wikipedia in inglese c’è tutto l’elenco.

Molte fonderie commercializzavano la loro versione con altri nomi. Il più famoso per quanto mi riguarda è Gloucester, scelto dalla Monotype inglese. Per Stephenson Blake il nome era Winchester, per Berthold era Sorbonne. L’articolo non cita fonderie italiane.

A me è capitato di vedere un’edizione di Zanna Bianca in italiano della prima metà del secolo realizzata con questo tipo di carattere.

Nel manifesto in questione si vede pure un’intestazione e una firma in un sans serif particolare che potrebbe essere Triennale o giù di lì, un titolo “Attenzione” in un sans serif grassetto compresso dalle proporzioni più consuete, e una scritta sottolineata in caratteri serif stretti tutta in maiuscolo.

A inasprire ancora di più le polemiche c’è anche il fatto che negli anni scorsi alcuni siti di informazione hanno diffuso la notizia che “il manifesto di Dignano”, che compare anche sui libri di storia, potrebbe essere un falso. Alcuni dicono che sarebbe stato invecchiato ad arte, ma in base a una delle versioni circolate, riportata dal sito Trieste Prima, sarebbe stato stampato già nel 1945 per esigenze teatrali o propagandistiche.

Insomma, risalirebbe veramente agli anni Quaranta, ma gli autori non sarebbero i fascisti.

Mandando solo la parola Dignano al servizio di My Fonts, What The Font, il primo risultato che viene fuori è il Glouchester Old Style della Monotype, in cui le lettere sono molto più spaziate tra di loro di quanto si vede sul manifesto.

Il secondo risultato pertinente, con le lettere molto più vicine una all’altra,è il 1906 French News Normal di GLC, ispirato a vari giornali francesi pubblicati nell’ultima parte dell’Ottocento e nella prima del Novecento.

Il Cheltenham è comunemente usato dal New York Times, e qualche anno fa anche da Repubblica.

L’apposito strumento di Identifont non rivela nessuna differenza netta tra Cheltenham e Gloucester Old Style. A occhio si nota soprattutto che le maiuscole del Glouchester sono più strette di quelle del Cheltenam, mentre le minuscole sembrano più spaziose..

La r del Gloucester digitale ha il tratto curvo che si innalza al disopra dell’altezza della x, a differenza di quello che si vede sul manifesto. La f del Glouchester digitale è più stretta di quella del Cheltenham. Anche quella del manifesto è strettissima.

Nei font digitali l’estensione dei tratti oltre lo spazio verticale di ciascuna lettera non è un problema. Noi siamo abituati a vedere una f che si affaccia al disopra della lettera successiva, ad esempio la o o la e. Nei caratteri in metallo questa soluzione richiedeva degli accorgimenti particolari. E nella composizione a caldo mi pare che fosse proprio impossibile. Per questo era molto comune trovare font con una f strettissima, che restava rigorosamente nel suo spazio, senza interferire con la lettera successiva. Nei libri d’epoca pre-computer possiamo trovare caratteri che si usano ancora oggi, come Garamond e Baskerville. Riconosciamo la forma di tutte le lettere, tranne la f stretta che si usava allora e che è stata completamente abbandonata quando gli stessi font sono stati digitalizzati.

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