Gli assi registrati dei font variabili

Il disegno base delle lettere di un font qualsiasi può essere alterato per adattarlo alle esigenze più diverse. Si può aumentare o diminuire lo spessore delle aste, oppure allargare o restringere le lettere.

Tradizionalmente il disegnatore realizzava un numero limitato di stili. Ad esempio per il Times New Roman ce ne sono quattro: Regular, Bold, Bold e Bold Italic.

Tra l’uno e l’altro non c’è niente.

Con i font variabili invece il software calcola tutti i passaggi intermedi dall’uno all’altro, permettendo sia di scegliere delle combinazioni che prima non sarebbero state disponibili, sia eventualmente di creare delle animazioni in cui la forma delle lettere passa gradualmente da uno stile all’altro.

Ad esempio, se il valore del Regular è 400 e quello del Bold è 700, possiamo ottenere anche la versione Medium di quel carattere, il cui valore è 500, o la Semi-Bold, il cui valore è 600. Ma anche una via di mezzo tra Medium e Semi-Bold, 550. O anche 534, o 627.

Il valore che controlla lo spessore viene definito asse. Esistono cinque assi registrati, ognuno dei quali associato ad un nome di quattro lettere: Peso (wght), Larghezza (wdth), Inclinazione (slnt), Dimensione ottica (opsz) e Corsivo (ital).

Questi sono stati previsti da chi ha elaborato il formato. Il disegnatore può aggiungercene altri personalizzati. Giorni fa ho visto un font handwriting che aveva due assi che si chiamavano Tracking (la distanza tra una lettera e l’altra) e Speed (la forma delle lettere a seconda della velocità di scrittura).

Nei Css di una pagina Html tutti questi parametri si regolano tramite la dicitura font-variation-settings.

Esempio:

font-variation-settings: "wght" 375;

che corrisponde a

font-weight: 375.

Il nome tra virgolette è case sensitive (le minuscole sono lettere diverse dalle maiuscole).

I vari valori possono essere elencati nella stessa istruzione, separandoli con una virgola:

font-variation-settings: "wdth" 75, "wght" 900;

Acquistare un font variabile costa di solito molto di più rispetto ad un font normale, perché il file contiene al suo interno un numero elevato di combinazioni. Comunque se ne possono trovare parecchi gratuiti su Google Fonts.

Ad esempio l’Open Sans, che ha tre assi: Italic, Weight e Width. Se il primo può essere solo attivato o disattivato, senza possibilità di regolare la pendenza, il valore del Weight (lo spessore delle aste) può variare a piacimento tra 300 e 800, mentre quello del Width (la larghezza delle lettere), varia tra 75 e 100. Insomma sono 501 per 26 per 2 possibilità, uguale ventiseimila combinazioni diverse.

Un numero esagerato, tenuto conto che la differenza di una unità tra l’una e l’altra cambia ben poco.

Per fare un calcolo più ragionevole, i pesi equivalenti sono 6, da Light ad Extra-Bold, e le larghezze sono 3: Condensed (75), SemiCondensed (87.5) e Normal (100). Sei per tre fa 18, più i corsivi arriviamo a 36.

Insomma in questo caso un solo font variabile corrisponde a 36 font realizzati col vecchio sistema.

Non tutti i software supportano questa tecnologia. In ogni caso, scaricando il file da Google Fonts, si riceve uno zip in cui oltre al font variabile sono contenuti tutti e 36 gli stili singoli.

Anche per i font commerciali sono disponibili gli stili separati, per venire incontro alle esigenze di coloro che non hanno bisogno di tutte le variazioni possibili e vogliono spendere una cifra più bassa.

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