Il font sfuggito ai nazisti

Vox sei anni fa ha dedicato un video al Futura.

Il filmato è lungo quattro minuti e si intitola “Il carattere che è sfuggito ai nazisti e atterrato sulla Luna”.

Il montaggio è frenetico, le informazioni sono tante, impossibile soffermarsi sulle singole dichiarazioni o sulle singole immagini. Questo è usuale nei video di Vox, che ogni tanto si occupa di argomenti di interesse tipografico.

Si parla di Paul Renner, che era un tedesco, influenzato dal Bauhaus, che mise a punto il Futura negli anni Venti.

Doveva essere il font del futuro, ma i nazisti per un po’ gli misero i bastoni tra le ruote, visto che puntavano sullo stile gotico.

Qualche volta usarono anche loro il Futura, ma per usi secondari, finché all’inizio degli anni Quaranta decisero inspiegabilmente di abbandonare il gotico. 

Nel frattempo il Futura si era diffuso in tutto il mondo, e quando alla fine degli anni Sessanta ci fu lo sbarco sulla Luna, la targa commemorativa che è stata lasciata sul posto era in Futura.

Almeno così dice il filmato.

Avevo letto da qualche parte che nelle missioni Apollo, almeno su alcuni pannelli di controllo, doveva essere stato usato lo Spartan, che è un font derivato dal Futura.

Il font risulta disegnato nel 1951 dallo staff della Linotype.

L’unica versione digitale disponibile in Identifont mostra delle A e delle M con i vertici piatti, mentre il Futura è famoso per i vertici appuntiti, e a quanto pare sulla targa lasciata sulla Luna i vertici erano a punta (seppure un po’ arrotondata).

Comunque a quei tempi il mercato tipografico era locale. Gli Stati Uniti non si facevano arrivare le casse di caratteri dalla Germania ma li producevano in proprio. I caratteri che si usavano all’epoca erano conosciuti con nomi diversi a seconda del Paese in cui erano commercializzati, e spesso avevano differenzepiù o meno evidenti.

Nello Spartan la E è molto larga e la O non è circolare, e tutto ciò non corrisponde a quello che si vede sulle riproduzioni della targa lunare.

La targa in questione è composta tutta in lettere maiuscole.

Una caratteristica del Futura e derivati è di avere una M con tutti i tratti obliqui, una specie di W capovolta. La W è concepita come fossero due V che si toccano a una delle punte.

Il numero 1 è formato da due aste che si incontrano ad angolo retto, ma il taglio dell’estremità a sinistra è obliquo.

A novembre scorso Fonts In Use ha dedicato un post con molte fotografie alla missione Apollo 11, quella che per prima è sbarcata sulla luna. Nel testo si citava orgogliosamente l’uso del Futura, ma in uno dei commenti un utente faceva notare che alcune delle scritte che si vedono potrebbero essere in Spartan.

Ad esempio, nel logo della missione, i due numeri 1 sono composti solo da angoli retti, senza il tipico taglio obliquo del Futura.

Un altro utente fa notare che questo non vuol dire niente, perché quel taglio obliquo c’è solo in alcuni pesi del Futura, e non in tutti.

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