Stelvio Grotesk

Mi stavo documentando sui font variabili e ho trovato un bell’articolo pubblicato su Pixart Printing, in cui si commentava con entusiasmo la novità e si esploravano le varie strade che si erano aperte con la nuova tecnologia, lanciata nel 2016.

“Forse tra diversi anni, quando la tipografia variabile sarà davvero lo standard per tutti, sarà difficile riconoscere gli stili specifici delle font per strada, all’interno di libri e riviste o sui nostri blog preferiti. Ogni brand, azienda e istituzione avrà la possibilità di creare una tipografia davvero unica e personalizzata”, era la conclusione dell’articolo, dopo avere esaminato le infinite possibilità creative in mano ai disegnatori.

Qua e là nel testo compare qualche Q maiuscola dalla forma particolare, e questo attira la mia attenzione sul font usato per impaginare l’articolo, un sans serif.

Dice il codice che si tratta di Stelvio Grotesk, attinto dal proprio server. Identifont non conosce questo nome. Da dove arriva?

Cerco con Google e viene fuori un sito dedicato: stelvio.k95.it. “Stelvio Grotesk – A Italian Swiss style font”.

Italiano, quindi.

Il sito contiene schematicamente la storia dei caratteri grotteschi. Si parte dall’Akzidenz, 1898, si passa dall’Univers, 1957, infine tocca all’Helvetica, stesso anno.

Nel secondo capitolo viene citato del disegnatore Massimo Vignelli, che ha lavorato al progetto Unigrid, 1977 per i Parchi Nazionali americani.

Solo più avanti compare il nome di Danilo De Marco, che ha disegnato lo Stelvio tra 2018 e 2020 per Studio K95.

I pesi realizzati sono cinque (non è variabile), più i corsivi, e a questo si aggiunge la versione Stylus, con corsivo, nella quale alcuni dei tratti sono assottigliati in maniera esagerata, a scopo decorativo.

Infine è stato realizzato un set di icone da usarsi per la segnaletica, dei parchi ma non solo.

Interessante l’impaginazione del sito, con le immagini che compaiono e si spostano mano mano che si scorre verso il basso, elementi che si combinano insieme procedendo nella lettura, e tanti specimen magari in stile tipografico internazionale (ad esempio con scritte in verticale allineate a bandiera).

Il fatto che stia fuori dalle principale piattaforme fa sì che una ricerca sul sito di Devroye non restituisca niente (strano).

Invece Fonts In Use non solo conosce il nome, ma ne segnala anche un uso: un album di Anna Bassy uscito nel 2021.

Il nome dell’album è in Autark, di Stefanie Vogl, linee sottili e sinuose che costruiscono lettere di difficile lettura.

Del resto dell’album viene mostrata solo una scritta in lettere maiuscole, che ricorda ben poco lo stile tipografico internazionale.

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