Vecchie misure tipografiche: il punto Didot tedesco e l’agate

Visto che i software attuali sono diffusi a livello internazionale, in ogni parte del mondo oggi si usano le stesse unità di misura tipografiche.

Il corpo del carattere in un testo viene indicato in punti. In Office un testo da stampare viene impostato di default a 12 punti. Ogni punto corrisponde a un settantaduesimo di pollice, ossia 0,3527... millimetri circa (col sette periodico, per cui a volte il decimale successivo viene arrotondato a 8).

Quindi c’è una corrispondenza univoca tra punti e millimetri. I caratteri in corpo 12 dovrebbero misurare esattamente 4,2324 millimetri in altezza, anche se nella pratica a questa misura viene aggiunto un valore che cambia a seconda del font e dell’interlinea. In sintesi non c’è assolutamente nulla in un testo stampato che corrisponda a questa misurazione, in gran parte dei casi.

Ma il punto tipografico non è sempre esistito. Non esisteva ai tempi di Gutenberg, ovviamente, e continuò a non esistere per i successivi tre secoli almeno. A fine Seicento Sebastien Truchet ideò un’unità di misura chiamata in francese ligne. Nel 1737 un altro francese, Pierre Simon Fournier ideò il primo punto tipografico, che però non entrò nell’uso comune. Nel 1760 infine Francois-Ambroise Didot, francese anche lui, ideò il punto tipografico che prese il suo nome e che si diffuse in vari Paesi europei tra cui l’Italia.

Prima dell’invenzione del punto tipografico le unità di misura erano quelle di uso comune, il piede e il pollice. Non esistevano i decimali, per cui i sottomultipli venivano ottenuti come frazioni. Le varie grandezze dei caratteri venivano indicate specificando quante righe c’entravano in un piede. Ad ognuna veniva dato un nome. La pica era un settantaduesimo di piede. Il punto tipografico venne fissato alla dodicesima parte della pica. Mentre tutti i nomi delle grandezze sono scomparsi nel tempo, la parola pica si usa ancora oggi per indicare il corpo 12, o la riga tipografica da 12 punti.

La cosa che non tutti sanno è che il punto Didot che si usava in Italia prima dell’arrivo dei computer non era identico a quello inventato in Francia, bensì doveva essere la variante tedesca, inventata nel 1954. Almeno, questo è ciò che dice Wikipedia.

Il punto Didot tedesco era pari a 0,376065 millimetri, ossia era più grande di circa un decimillesimo di millimetro.

In Germania venne ideato anche il punto Berthold, 1879, che si diffuse in tutto il Paese oltre che in Europa dell’est e in Russia.

Negli Stati Uniti si usava il punto tipografico americano, definito nel 1879 dal produttore di macchine da stampa Nelson C. Hawks. Dal 1892 tutti i caratteri prodotti negli Stati Uniti seguivano questo standard.

Il punto di Hawks è pari a 0,35145 millimetri, circa un millesimo di millimetro in meno rispetto al punto tipografico attuale.

In teoria è stato deciso che il punto attuale si chiami ufficialmente punto tipografico elettronico, ma in molti continuano a chiamarlo punto PostScript, dal nome del linguaggio di descrizione della pagina elaborato da Adobe negli anni Ottanta.

Il sito Boscarol mostra a confronto l’altezza di tre lettere: una in 120 punti elettronici, una in 120 punti pica (quelli americani) e una in 120 punti Didot. Se le prime due sono pressoché identiche, la terza è sensibilmente più alta.

Il sito mostra anche alcune schermate del software InDesign, della Adobe, che permette di personalizzare le unità di misura che compaiono nella finestra. Le misure elencate sono: punti, pica, pollici, pollici decimali, millimetri, centimetri, ciceros, agates e personalizzata.

Il punto tipografio può essere impostato sia al valore PostScript (72 punti per pollice) sia al valore tradizionale (per cui ci entrano 72,27 punti per pollice).

Il cosiddetto punto tradizionale il sito preferisce chiamarlo punto Knuth, perché venne introdotto da Donald E. Knuth nel linguaggio TEX.

Il formato cicero dovrebbe essere quello ideato da Fournier.

E per quanto riguarda le agate, l’articolo dice che è “l’unica unità misteriosa, non usata in Europa continentale, che corrisponde a 5.5 punti britannici, considerato il corpo più piccolo che si possa ancora leggere”.

Ledizione di Wikipedia in italiano questa unità di misura non la nomina neanche.

Su quella in inglese c’è un articolo dedicato. Che mostra anche la foto di un tipometro (un righello) in uso nella tipografia del quotidiano The Evening Star, a giudicare dal logo in Old English che c’è stampato sopra) con le indicazioni in picas e in agate.

A quanto dice l’articolo i caratteri in corpo 5.5 venivano usati sui quotidiani per le scritte più piccole, dati statistici e tabelle, ad esempio le quotazioni di borsa e le corse dei cavalli, oltre che per gli annunci di tipo legale.

In Inghilterra questo formato si chiamava ruby, era una via di mezzo tra pearl e nonpareil e valeva la metà dello small pica. Venne messo a punto dal 1822 da un certo George Bruce.

A proposito della testata del quotidiano The Evening Star: si nota che sotto la h c’è una specie di cediglia, che manca nel’Old English distribuito col software Microsoft ma esiste in un altro font con lo stesso nome digitalizzato da Monotype negli anni Novanta, le cui origini vengono fatte risalire al lontano 1760 e di cui viene indicato come disegnatore William Caslon.

L’ispirazione è tratta dai caratteri medievali, ma inserita in un contesto vittoriano. Dice la descrizione del font che nell’Ottocento lo stile gotico era diventato molto popolare in Gran Bretagna e di conseguenza anche in Nord America.

Ancora oggi questo font viene consigliato per “certificati, diplomi o qualunque altro uso in cui si richiede un aspetto maestoso e autorevole”. Oltre che per testate di quotidiani (appunto), cartoline natalizie e partecipazioni di matrimonio (giusto per il mondo anglosassone, un po’ meno per l’Italia).

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