1.800 euro per il Piccolo Principe
Sul sito della Libreria Antiquaria Gozzini si può trovare in vendita la prima edizione italiana de Il Piccolo Principe, di Antoine De Saint Exupéry.
Il libro è stato stampato soltanto nel 1949, e ha pure la cartonatura danneggiata per due centimetri, in alto a sinistra, ma il prezzo è lo stesso esorbitante: 1.800 euro.
Il motivo è collegato col fatto che il romanzo è molto caro a generazioni di lettori, nella sua semplicità viene considerato un punto di riferimento che indica il senso della vita e il significato dell’amore e dell’amicizia. È uno dei libri più venduti al mondo: 200 milioni di copie, secondo Wikipedia in Italiano.
E però, è un libro per bambini, quindi veniva maneggiato in maniera non troppo rispettosa, e magari buttato via crescendo. Molte delle copie stampate sono andate perdute, e le poche rimaste spesso mancano della sovraccoperta, andata distrutta in gran parte dei casi.
La sovraccoperta, in questa edizione edita da Bompiani, è occupata in gran parte dal ritratto a colori del protagonista su fondo bianco.
Nei margine azzurro superiore c’è scritto il nome dell’autore, in caratteri sans serif, tutto maiuscolo, colore rossastro, e il titolo, in nero, con tutte le iniziali maiuscole, in un font particolarissimo.
È disegnato come un Bodoni Bold stretto, a parte il fatto che le grazie mancano sulle aste verticali delle minuscole, sono molto piccole nelle maiuscole. Nella c c’è una grazia superiore a becco invece che a bottone.
Provo a passare l’immagine del titolo a What The Font, ma con molto scetticismo. Molti dei font diffusi in epoca pre-computer non sono mai stati digitalizzati.
Infatti il primo risultato che esce è Tugboat Annie Regular della Monotype, che ha una e dalla forma stranissima, una l col tetto spiovente e delle grazie verticali in alto e in basso sulla o, e solo in alto sulla c.
Il secondo risultato è Ribuah Sans Bold, LetterMuzara, senza grazie e con vari segmenti totalmente rettilinei nei contorni di o, c, e, p.
Al terzo posto c’è il Velko Regular, di Keristyper Studio, dove i tratti sottili sono veramente sottili. La c ha un’estremità superiore che punta in basso con un taglio orizzontale piatto. La r ha qualcosa di simile, ma obliquo.
Al terzo posto c’è Presswork JNL Regular, di Jeff Levine, che però è solo di lettere maiuscole, a parte il fatto che la N ha la forma inuscola e la E è una C con trattino centrale.
Il risultato successivo è interessante: Decize, di Eurotypo.
Due stili disponibili, Regular e Italic.
“Un classico ‘Didona’, caratterizzato da contrasto estremo tra tratti spessi e tratti sottili, con ‘uso di grazie molto corte”, dice la descrizione.
“Disegnato da Carine de Wandeleer, è leggermente condensato e anche arricchito da un set completo di caratteristiche OpenType di code, legature, varianti e svolazzi”.
Della stessa autrice, nata in Argentina da famiglia franco-belga, il sito propone solo due righe di biografia ma ben 114 font collegati, di cui i più venduti sono calligrafici eleganti, irregolari (Bloem, Ambar) o regolari (Colomby).
Dopo un paio di handwriting troviamo il Rhodes, definito “modern geometric sans serif” ma l’impressione che dà è quella di un gotico moderno informale, senza grazie. Poco più giù c’è il Tapa, un serif classico.
Una scritta in stile Bodoni compare anche in inchiostro blu sulla cartonatura del libro, sotto un disegno del piccolo principe, sempre in inchiostro blu.
Commenti
Posta un commento