Agfa
Chi è nato in epoca pre-digitale forse ricorda che si vendevano rullini di marca Agfa. Anche le macchine fotografiche potevano essere prodotte dalla stessa azienda.
Ma Agfa è stato un nome importante anche nella storia della tipografia, da quando ha acquistato, nel 1988, la Compugraphic, un’azienda che occupava di fotocomposizione e di cui già deteneva la maggioranza da sei anni.
Da allora questo ramo dell’azienda venne chiamato Agfa, o Agfa Compugraphic, e alcuni dei font della sua libreria hanno la sigla CG (Compugraphic) o AT (AgfaType).
Fonts In Use ha una lista di font che in un modo o nell’altro sono riconducibili a Compugraphic. Il più segnalato è l’Optima (154 segnalazioni) seguito da Davida (86), Palatino (77), Anzeigen-Grotesk/Neue Aurora IX (61), Peignot (49), Melior (35), Sakers Gothic (21).
Nella pagina dedicata alla storia dell’azienda sul sito ufficiale il riferimento alla tipografia è abbastanza superficiale. Poche righe per parlare dell’ingresso in Compugraphic a partire dall’82, con foto di un’apparecchiatura per la fotocomposizione non meglio precisata e non ingrandibile, e altre due righe riferite al 1997, quando Agfa diventa l’azienda numero uno nel settore della prepress, acquisendo la Hoechst che produceva lastre da stampa e l’anno dopo la divisioni arti grafiche della Du Pont.
“Più del 40% di tutti i materiali stampati al mondo è realizzato usando prodotti e sistemi Agfa”, dice il sito, riferendosi forse a quel periodo.
Il passaggio dalla fotografia alla tipografia non è strano come sembra. Se dall’invenzione elaborata da Gutenberg a metà del Quattrocento fino alla prima metà del Novecento per stampare c’era bisogno di caratteri in rilievo in metallo che dovevano essere inchiostrati e premuti contro il foglio, nel corso del ventesimo secolo si iniziò ad utilizzare sempre di più la stampa offset, che si basava su lastre piane che venivano impressionate con tecniche fotografiche per sfruttare alcune proprietà chimiche degli inchiostri, che aderivano a materiali solo quando questi erano trattati in un certo modo.
Così si decise di abbandonare i caratteri in piombo e comporre le scritte usando raggi di luce che venivano proiettati sulla pellicola o sulla carta fotografica.
Quindi è chiaro che le aziende che si occupavano di fotografia erano coinvolte nel settore, perché erano loro a produrre carta e pellicola che dovevano essere utilizzate nelle macchine per la fotocomposizione, nonché le sostanze chimiche necessarie per lo sviluppo e il fissaggio delle immagini ottenute in questo modo.
La pagina di Wikipedia in italiano dedicata alla Agfa Gevaert non nomina la Compugraphic neanche di sfuggita. Si limita a ricostruire un po’ di storia e ad elencare un po’ di prodotti: fotocamere, proiettori, pellicole, carte fotografiche e cineprese.
Devroye invece dedica una pagina alla Agfa Monotype, nata nel 1998 come sussidiaria dell’Agfa quando la sua Divisione Sistemi Tipografici si fuse con la Monotype, un’azienda che si occupava di tipografia dalla seconda metà dell’Ottocento (produceva una delle più diffuse macchine per la composizione a caldo, che fondeva sul momento i caratteri in metallo sulla base di testi digitati e memorizzati su strisce di carta perforata).
Mentre Agfa Gevaert nasce dalla fusione di un’azienda tedesca e una belga, le informazioni fornite da Devrye sulla Agfa Monotype parlano di una base in Massachusets con sedi in Regno Unito, Cina e Giappone.
Agfa Monotype era sussidiaria della Agfa Corporation basata in New Jersey, ed era parte della divisione Sistemi Grafici della Agfa. La quale a sua volta era sussidiaria del gruppo Agfa Gevaert, basato in Belgio.
Per come la racconta Devroye, è stata la Agfa ad assorbire la Monotype, prima di acquisire la Itc nel 2000.
Infine nel 2004 la TA Associates ha acquistato la Agfa Monotype dall’Agfa Corporation, rinominandola Monotype Imaging Inc. Che è attualmente il principale colosso nel mondo dei font digitali, sia perché detiene i diritti su tutti i font che hanno fatto la storia, avendo acquisito tutte le principali fonderie occidentali, sia perché gestisce la principale piattaforma usata dai disegnatori di tutto il mondo per distribuire i loro prodotti, My Fonts, che infatti da pochi mesi ha cambiato il logo facendolo diventare “My Fonts – by Monotype”.
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