Come si realizza un’acquatinta
Su Youtube si può vedere un video in due parti in cui il maestro incisore Mario Stefanutti mostra come si fa un’acquatinta.
L’acquatinta è una tecnica di stampa basata sull’uso di una lastra di metallo, rame o zinco, che viene corrosa da acidi a seconda del disegno che si vuole realizzare.
Viene utilizzata per scopi artistici.
L’incisore si procura una lastra metallica, in questo caso di zinco. La isola sul dorso, cospargendola con una vernice resistente all’acido nitrico. L’altro lato viene lucidato con carta abrasiva finissima, ricoperto di vernice nera, e affumicato con una lampada a petrolio.
Il disegno viene fatto su carta e trasferito sulla lastra usando la carta carbone.
Con una punta metallica, si ricalcano poi le linee sulla lastra, grattando via la vernice e lasciando così scoperto il metallo sottostante.
La matrice viene quindi immersa in una soluzione di acido nitrico.
Questa fase, che si chiama morsura, ha una durata che non viene precisata nel video, perché dipende dall’esperienza dell’incisore.
Col diluente bisogna poi rimuovere tutta la vernice sul lato dell’incisione.
Il risultato raggiunto a questo punto si chiama acquaforte, e può essere già utilizzato per stampare. Ma per ottenere un’acquatinta sono necessari altri passaggi.
Si prende della colofonia in grani finissimi e la si sparge sulla matrice dopo averla lucidata.
Per farlo è necessaria un’apposita cassa per acquatinta, in cui la colofonia viene soffiata per ottenere una nuvola che si depositerà in maniera uniforme sulla lastra.
La lastra viene poi messa su un fornello per ottenere la fusione della colofonia.
A questo punto bisogna verniciare con un pennellino tutte le aree della lastra che in fase di stampa dovranno rimanere bianche.
Si immerge di nuovo la lastra nell’acido nitrico.
Si verniciano ora le parti in cui ci dovrà essere una tonalità di grigio, e si passa alla seconda morsura.
Si continua così a seconda di quanti toni si vogliono ottenere.
Si pulisce poi tutta la vernice e si passa alla fase di stampa.
Le parti diverse della matrice possono essere inchiostrate con colori diversi, usando tamponi e pennelli.
L’inchiostro in eccesso deve essere rimosso con una spatola prima e poi con tarlatana o carta non assorbente. Nel filmato vengono usate le pagine di un elenco telefonico.
Poi si passa al torchio per ottenere il risultato finale.
C’è un altro video che mostra tutte le fasi di lavorazione dell’acquatinta che Mario Stefanutti ha donato a papa Benedetto XVI.
Da notare che il disegno iniziale è composto solo dalle linee di base. Nelle fasi di verniciatura per ottenere le tonalità si usa solo vernice nera. Nella fase di inchiostratura si vede a occhio nudo una tonalità uniforme. È solo dopo la stampa che ci si rende conto di qual è l’effetto finale.
Insomma, l’artista deve avere ben chiaro dentro la sua testa quello che intende ottenere, mentre un passante distratto non si rende conto di quello che sta succedendo fino a quando non vede il lavoro finito.
L’acquatinta per papa Ratzinger è stata ottenuta con un solo colore, che però è venuto fuori in varie tonalità.
In seguito viene sottoposta di nuovo ad alcune lavorazioni (ancora colofonia e ancora morsatura), per ottenere un suggestivo passaggio graduale dalla luce alla penombra.
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