Consolas
Su un sito che fa capo credo al Sole 24 Ore (i2.res.24o.it) si può leggere un Pdf col testo delle “Ulteriori disposizioni urgenti per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR)” (dl_gazza_pnrr4.pdf).
A parte alcune intestazioni scritte in Times, il testo del decreto è in un carattere monospace, nel quale la A non ha grazie in cima. Quindi non si tratta del Courier, che è spesso la scelta più ovvia quando serve un monospace (anche se non so perché in questo caso si è scelto di usare un monospace).
Coi file digitali non ci sono troppe complicazioni: basta guardare nelle proprietà del documento per sapere quali font sono stati usati. Ne vedo tre: Arial MT, Times New Roman PSMT e Consolas.
L’apposito strumento di Identifont elenca le differenze. Quella che salta agli occhi immediatamente è che il Consolas è un sans serif, mentre il Courier è un serif.
Il sito elenca altre sei differenze.
Il simbolo del dollaro nel Consolas ha una linea singola, obliqua, che attraversa la lettera mentre nel Courier ci sono solo le estremità.
La & del Consolas ha due occhielli chiusi mentre quella del Courier ha l’occhiello superiore aperto.
La K del Consolas ha i due lati obliqui che si incontrano alle estremità. La sua M ha i tratti laterali divergenti. La i ha il puntino tondo anziché quadrato.
La lettera g, inaspettatamente è a doppio occhiello nel Consolas, anche se questa è una caratteristica più comune nei serif. Ma non necessariamente negli slab.
Il Consolas è un font recentissimo: è stato realizzato da Luc de Groot nel 2007 e incluso in Windows Vista e Microsoft Office a partire da quell’anno.
“Disegnato per fornire una resa sullo schermo più chiara utilizzando il dithering a livello di pixel RGB”, dice Identifont.
L’esigenza di font monospace è nata
solo con la nascita delle macchine da scrivere, che avevano un
meccanismo per cui l’avanzamento era fisso alla pressione di
ciascun tasto. Le lettere vennero distorte per adattarsi alle nuove
esigenze: la I ottenne delle grazie molto larghe per evitare di
lasciare spazio vuoto, mentre lettere come M e W dovettero stringersi
il più possibile per rientrare negli spazi assegnati.
Agli
albori del computer pure c’era la necessità di caratteri
monospace, visto che lo schermo era organizzato come una griglia di
posizioni fisse in cui era possibile inserire una lettera per volta.
I monospace continuano ad essere utilizzati in ambito informatico (programmazione) e in contabilità o amministrazione, laddove ci sono moduli in cui inserire lettere della stessa larghezza.
Una nota a pié pagina nel pdf che ho trovato rimanda al sito della Gazzetta Ufficiale (/atto/stampa/serie_generale/originario).
Forse in questo caso è stato scelto un monospace perché ricorda i tempi in cui documenti del genere erano dattiloscritti, ossia battuti a macchina.
Anni fa il comico Beppe Grillo aveva preso l’abitudine di diffondere comunicati politici in caratteri monospace. Era finito al centro di numerose critiche, perché aveva involontariamente richiamato alla memoria i comunicati politici delle Brigate Rosse, anche quelli battuti a macchina.
C’è un codice della pagina dei comunicati, ancora consultabile sul suo sito che diceva: “SFMono-Regular, Menlo, Monaco, Consolas, ‘Liberation Mono’, ‘Courier New’, monospace;”.
Ma non è quello che si attiva in questo caso. Infatti dopo il tag del paragrafo, nel corpo della pagina anziché nello stile, troviamo l’indicazione nuda e cruda: font face=“Courier New”.
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