I nomi delle parti delle lettere, in inglese

Su Youtube è stato caricato undici anni fa un video, in inglese, in cui vengono spiegati i nomi delle varie parti delle lettere dell’alfabeto, utili per notare e descrivere le differenze tra un carattere tipografico e l’altro.

Non ho mai visto niente del genere in italiano, anche se qua e là degli schemi fissi si trovano.

La linea invisibile su cui poggiano le lettere si chiama baseline. Tutte le maiuscole, o quasi, poggiano su questa linea e molte minuscole. Alcune minuscole hanno una parte discendente che scende al disotto della baseline, ma la parte centrale della lettera è appoggiata lì come tutte le altre.

L’altezza della x minuscola viene chiamata x-height. Viene presa la x come punto di riferimento perché è piatta sopra e sotto. Lettere come o e n, che hanno tratti curvi, tendono a sforare, seppur di poco, per non sembrare più basse.

La larghezza della lettera è chiamata body width. I tratti delle minuscole che si spingono al disopra dell’altezza della x sono gli ascenders. Quelli che si allungano sotto la baseline sono i descenders.

Insieme vengono chiamati extenders.

I limiti verticali raggiunti vengono chiamati ascender line e descender line.

L’altezza delle maiuscole può essere uguale a quella dei tratti ascendenti delle minuscole o più corta. (O più lunga).

Le grazie vengono chiamate serifs.

Il termine bowl, che significa ciotola, viene usato per indicare i tratti curvi, come per esempio i due presenti nella lettera B maiuscola.

L’asta verticale si chiama stem.

Le aste orizzontali, come quelle della E, si chiamano arms, ossia bracci.

Il trattino che si aggiunge sulla g a doppio occhiello viene chiamato ear, orecchio. Il tratto centrale della S viene chiamato spine come la spina dorsale, un’altra parte del corpo. I tratti curvi della m minuscola sono shoulders, spalle, mentre il tratto verticale su cui si appoggiano si chiama leg, gamba.

Il tratto che esce dal cerchio che forma la Q si chiama tail, coda.

Il tratto centrale della A è una crossbar, mentre quello della f minuscola si chiama cross stroke.

Quello della e si chiama semplicemente bar.

Lo spazio bianco nella lettera si chiama counterspace.

La grazia che nella S o nella C punta dalla parte opposta rispetto al becco si chiama spur, sperone.

Il punto sulla i e sulla j si chiama jot.

La parte finale di un tratto si chiama terminal.

L’occhiello inferiore della g a due piani si chiama loop, mentre il tratto che lo collega alla parte superiore si chiama link.

Quando due tratti si incontrano, come sulla vetta della A, otteniamo un apex. La M ne ha due.

La a e la g minuscole possono essere disegnate nella versione single story o double story.

La ligature è quando due o più lettere si uniscono insieme in un unico glifo.

Da una lingua all’altra la corrispondenza non è proprio esatta. Inoltre, anche all’interno della stessa lingua sono in uso contemporaneamente diverse terminologie.

Da un lato è importante conoscere i nomi di uso comune, per capire di cosa stanno parlando gli altri. Ad esempio, il tratto centrale della E o della F viene chiamato cravatta da alcuni.

Dall’altro lato bisogna rendersi conto che questi termini non sono come quelli della programmazione, che vanno usati necessariamente altrimenti si blocca il programma. L’importante è rendere l’idea.

Se parlo delle differenze tra una M a fianchi paralleli o divergenti, o se dico che la t dell’Arial si distingue da quella dell’Helvetica perché ha il tetto spiovente, il concetto magari si capisce anche se ho usato termini che non sono presenti sui manuali di tipografia. 

Una bella scheda illustrata coi termini di base in italiano si può trovare sul sito di Gianluigi Canducci.

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