La casa di Aldo Manuzio a Venezia
Aldo Manuzio è stato uno dei maggiori editori di tutti i tempi, oltre che uno dei primi editori in senso moderno in Europa.
È nato intorno al 1450 ed è morto nel 1515.
È famoso per essere stato il primo a usare un tipo di carattere corsivo e il primo a stampare libri in ottavo, cioè in piccolo formato.
Inoltre ha introdotto varie altre innovazioni, tra cui nella punteggiatura (la virgola).
Nato in un piccolo paese del Lazio, Bassiano, oggi in provincia di Latina, all’epoca parte del Ducato di Sermoneta vicino Velletri, Manuzio iniziò la sua attività editoriale nel 1494 a Venezia.
La città ancora lo ricorda. Al numero 2311 di Rio Terà Secondo c’è un palazzo detto Palazzo Manuzio su cui ci sono ben due lapidi. (La numerazione della città non è quella normale, strada per strada, numeri pari da un lato e dispari dall’altro, ma è quella introdotta nel Settecento dagli austriaci).
Su Wikipedia ci sono le foto di entrambe le lapidi.
Quella che si trova in basso, a destra del portone, è in latino e dice “Manucia gens eruditor nem ignota hoc loci arte tipographica excellvit”, che dovrebbe significare qualcosa come “la famiglia Manuzio, sconosciuta a nessuno, in questo luogo eccelse nell’arte tipografica”. (“Sconosciuta a nessuno” è una figura retorica che si chiama litote. Vuol dire “conosciuta a tutti”. È come quando si dice “non mi sento troppo bene” per dire “sto male.)
L’altra lapide invece si trova sulla sinistra, all’altezza del primo piano.
È in italiano, più recente visto che sono stati usati caratteri senza grazie, e dice: “In questa casa / che fu d’ Aldo Pio Manuzio / l’ Accademia Aldina s’ accolse / e di qui’ torno’ a splendere / a’ popoli civili / la luce delle lettere greche”. E sotto una linea orizzontale prosegue: “La scuola di lettere greche dello studio di Padova / dell’ anno MDCCCLXXVI LXXVII / volle designato a’ futuri il luogo famoso”.
Insomma, l’anno è il 1876.
Il sito Conoscere Venezia racconta che inizialmente Manuzio lavorava con Andrea Torresani, che divenne suo suocero.
Il quale riduceva all’osso tutte le spese: faceva annacquare il vino, dava da mangiare solo lattuga agli operai e agli ospiti cibo di bassissima qualità, e faceva vivere Manuzio in una casa “mal riparata et ventosa et di estate piena di pulci e di cimici da non lasciar dormire una sola ora”, come raccontava Erasmo da Rotterdam.
Nel 1505 Manuzio si mise in proprio e si trasferì.
L’articolo, pubblicato dal Gazzettino nel 1930, si sofferma sullo strano testamento di Manuzio, che imponeva alla moglie di diventare monaca o di sposarsi con “uno che sia de Carpi, o de Asula o da Ferrara et non da altri lochi. Altramente facendo non voglio habia cosa alcuna di miei beni et facultate”.
Cosa che poi avvenne: la moglie si stabilì a Ferrara e sposò un mercante di Carpi. Il figlio di Manuzio divenne anche lui tipografo.
Venice Wiki riporta le foto delle due targhe che si trovano sul palazzo, ma racconta la storia diversamente, dicendo che prima Manuzio aprì la tipografia in Campo Sant’Agostin e poi si trasferì in casa del suocero in San Paternian.
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