La peggiore scrittura del mondo

Su Youtube si può vedere il video di una conferenza, in inglese e senza sottotitoli, tenuta in India da Irving Finkel, curatore dei reperti di origine mesopotamica del British Museum nel 2016.

Finkel è un personaggio molto singolare. Ha una lunga barba bianca e lunghi capelli bianchi raccolti dietro, ma non è affatto “barboso”. Anzi, quando parla lo fa con l’attitudine del comico. Ogni frase punta a far ridere.

Finkel è un esperto di scrittura cuneiforme. È famoso per avere decifrato un messaggio da cui si possono dedurre alcune regole di un gioco da tavolo appartenuto forse ai re di Ur. Sei anni fa uno degli Youtuber più famosi al mondo, Tom Scott, ha giocato una partita con lui. Il filmato caricato su Youtube dal British Museum ha totalizzato 7,1 milioni di visualizzazioni.

Sempre con Scott ha realizzato un altro video in cui gli insegna a scrivere in cuneiforme, nel 2017. Caricato da Matt And Tom, questo si è fermato a 646 mila views.

Finkel racconta che lui era originariamente interessato all’egittologia, ma il professore che aveva scelto morì dopo la prima lezione. Così dovette ripiegare sugli studi mesopotamici.

I popoli che vivevano tra il Tigri e l’Eufrate usavano come materiale su cui scrivere la creta estratta dal letto dei due fiumi e lavorata. Finché era morbida era possibile imprimerci dei segni con una bacchetta di legno, ma poi veniva fatta indurire al sole, diventava maneggiabile e si conserva nei secoli. Mentre i libri antichi cadono a pezzi e vengono attaccati da muffe e insetti, la creta resta così com’è, quindi ci sono rimasti molti documenti interessanti che non erano fatti per essere conservati in eterno.

Gli egiziani usavano il papiro, che era facilmente deperibile. Inoltre i documenti che sono giunti fino a noi parlano della morte. I testi mesopotamici invece hanno a che fare con la vita.

L’invenzione della scrittura, dovuta ai sumeri, risale a quattro o cinquemila anni fa. Non c’era niente prima, quindi gli inizi furono pittografici: ogni simbolo era una rappresentazione stilizzata dell’oggetto a cui si riferiva.

In seguito si usarono i simboli per indicare i suoni che componevano le parole, anche astratte, che si volevano registrare. Un po’ come usare le emoticon del re e dell’autobus per formare la parola rebus, re-bus, che non ha nulla a che vedere con gli oggetti indicati ma solo coi suoni (esempio mio: lui fa l’esempio usando parole sumere o inglesi).

Al di là del titolo, La peggiore scrittura al mondo: il cuneiforme, la conferenza non si sofferma sul numero, le forme e i glifi delle scritture citate, ma va avanti mostrando le slide di alcuni dei reperti più interessanti della collezione del museo.

In una piccola tavoletta che uno neanche raccoglierebbe da terra c’è un testo teologico sorprendente, perché vi si legge per la prima volta che tutti gli dei sono manifestazioni diverse dello stesso dio. Un tentativo di passare dal politeismo al monoteismo che precede quello fatto dalla religione ebraica, dalla quale derivano poi il cristianesimo e l’islam.

Un altro documento interessante è un’iscrizione che veniva messa su tutti quanti gli edifici, di cui Finkel ha visto almeno trecento esemplari. Quello fotografato ha però una particolarità: alcuni dei simboli sono capovolti. Da questo deriva l’ipotesi che non erano tracciati un tratto alla volta, ma utilizzando degli stampi, visto che la stessa scritta doveva essere riprodotta in serie. Insomma, sono stati i babilonesi ad inventare i caratteri mobili, usandoli solo per questo scopo.

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