Linotype Model 1

Il blog LeadFellasBlog ha dedicato alcuni anni fa un articolo alla Linotype Model 1, che a dispetto del nome fa parte della terza generazione di macchine linotype per la composizone a caldo.

La prima generazione veniva chiamata Blower Linotype, la seconda Square Base (base quadrata), la terza Simplex o Model 1. È stato l’ultimo modello ad essere progettato durante la vita del fondatore dell’azienda, Mergenthaler.

La macchina dovrebbe essere conservata in un museo australiano nello stato del Victoria. Venne usata per la produzione del giornale The Examiner tra la fine dell’Ottocento e gli anni Cinquanta, dicono.

Aveva un solo magazzino, quindi non era possibile cambiare font tirando semplicemente una leva.

Aveva una doppia puleggia per poter funzionare collegata a una macchina a vapore.

Per quanto riguarda la fusione del piombo, sembra che fosse stata predisposta con un’unità elettrica, poi sostituita dall’originale unità a gas.

Insomma, il metallo poteva essere fuso con un fornelletto a gas, mentre tutti gli ingranaggi della macchina potevano essere mossi grazie all’energia del vapore. Questa linotype era in grado di funzionare in completa assenza di elettricità, cosa che al giorno d’oggi sembra quasi impensabile.

Ai suoi tempi la linotype era considerata l’ottava meraviglia del mondo. Ancora oggi vederla funzionare lascia a bocca aperta. È vero che i circuiti di un cellulare sono infinitamente più complessi, ma sono invisibili perché si trovano all’interno. Si preme sul tasto A, compare una A sullo schermo, e non sembra una cosa così incredibile. Sulla linotype invece tutti gli ingranaggi sono a vista, ci sono ruote che girano e cinghie che le collegano. Premendo il tasto A, una leva sblocca una matrice che dall’alto scende seguendo un percorso per allinearsi con le altre matrici nel compositoio. Tirando una leva, la riga di matrici viene spostata nello stampo. Un pistone pompa il piombo fuso che si solidifica facendo uscire la riga coi caratteri in rilievo bella calda. Un paio di ascensori riportano le matrici al magazzino, dove grazie a una serie di dentini caratteristici di cui sono dotate ognuna cade nel suo scompartimento.

Ai ragazzi moderni riesce difficile capire a cosa serviva una macchina del genere. Una scolaresca che ne ha vista una esposta nella redazione del Corriere Della Sera ha scritto che si tratta di una macchina da stampa. Non proprio. La linotype serviva per la composizione. Si digitava il testo sulla tastiera, e quello che veniva fuori erano dei blocchetti di metallo con il testo di ciascuna riga in rilievo. Tutte le righe dovevano poi essere trasferite in un’altra macchina, una pressa da stampa, dove venivano inchiostrate e ci veniva premuto sopra il foglio su cui stampare.

Inventate nell’Ottocento, le linotype sono rimaste in funzione fino agli anni Ottanta del Novecento, quando sono state sostituite dai computer. Gli ultimi modelli potevano funzionare in automatico per comporre testi memorizzati su un supporto digitale.

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