Differenze tra scrittura georgiana e birmana

Ricordavo che le lettere birmane sono basate su linee curve perché anticamente si scriveva su foglie di palma e la presenza di linee dritte avrebbe potuto intaccare le fibre della foglia e lacerarla.

Ora ho notato che anche la scrittura georgiana si basa su linee curve, probabilmente per motivi diversi, magari legati alla calligrafia.

Comunque le due scritture sono inconfondibili tra di loro.

Ho provato a mettere vicini tra di loro due specimen del Noto, il carattere realizzato da Google per supportare tutte le lingue del mondo.

Per evitare di produrre un file troppo pesante, i vari alfabeti sono stati disseminati in vari file diversi, così ognuno può scaricare o includere nelle pagine soltanto quello che gli serve.

L’alfabeto georgiano è disponibile nel Noto Sans Georgian, quello birmano nel Noto Sans Myanmar.

Il testo è costituito da frammenti diversi tratti da una dichiarazione dei diritti dell’Uomo, tradotta nella lingua locale. 

A sinistra un esempio di scrittura georgiana, a destra di scrittura birmana. In entrambi casi il testo è preso dalle anteprime di Google Fonts, e i caratteri sono quelli del progetto Noto. La scrittura georgiana è molto più armoniosa e ordinata, mentre tutti i diacritici e i rettangoli del birmano disturbano un po' l'effetto finale, oltre a richiedere uno spazio maggiore tra una riga e l'altra. (In quest'immagine la dimensione dei due font è leggermente diversa). 

 

Una cosa che si nota è che nella scrittura birmana le linee curve spesso formano angoli, generando delle controforme che ricordano le foglie, o le mandorle.

Un altro dettaglio è la presenza nel birmano di numerosi segni diacritici, ossia accenti di forme strane sopra o sotto le lettere.

Infine, alcune lettere birmane sono racchiuse in una cornice rettangolare aperta con gli angoli arrotondati.

Se proviamo ad incollare il testo che ci viene fornito da Google e in Blocco Note, e poi proviamo a cancellare le lettere una alla volta notiamo una differenza rispetto alle lettere a cui siamo abituati.

Quando noi cancelliamo una à accentata, sparisce di colpo tutta la lettera. Nella scrittura birmana invece la lettera e il segno che compare sopra o sotto sono due glifi diversi. Quindi se premo backspace una volta sparisce l’accento, se lo premo la seconda sparisce la lettera.

Lo stesso discorso vale per le ingombranti lettere rettangolari. La cornice esterna è un glifo diverso rispetto a quello che appare all’interno. Quando cancello una volta sparisce il glifo interno, quando cancello la seconda sparisce il rettangolo.

Questo vuol dire che una parola che ci sembra composta da cinque lettere, di cui una quadrata e una accentata, in realtà viene ottenuta con una sequenza di sette valori Unicode, cinque per le lettere, uno per il rettangolo e l’altro per l’accento.

Wikipedia ci dice che la cornice rettangolare si chiama ya yit, e si usa per palatalizzare consonanti velari.

Nel Noto quel glifo si chiama Medial Ra ed è disponibile in tante varianti, di diversa larghezza e combinate all’estremità inferiore con un cerchietto o una fiammella.

Su Wikipedia si può vedere la tabella dei diacritici esistenti come glifi a sé, riconoscibili per la presenza di un cerchietto tratteggiato che indica la posizione in cui deve trovarsi la lettera a cui devono essere aggiunti (per far capire se questi segni vanno al disopra, al disotto, a destra, a sinistra, attaccati o staccati).

Un diacritico strano è quello che ha la forma delle nostre lettere IL in caratteri sans serif, poste in piccolo al disotto della lettera, che serve per cambiare in u la vocale intrinseca.

Di solito le lettere straniere servono per trascrivere le parole straniere, ma non è sempre così. L’eccezione è costituita dai nomi propri di persona, che anziché essere tradotti devono essere semplicemente traslitterati.

Con Wikipedia è facilissimo passare da una lingua all’altra: basta cliccare su Altre nella colonna a sinistra (per chi usa il pc) e digitare il nome italiano della lingua desiderata.

Ho provato a cercare il nome di Mattarella per vedere che effetto faceva nelle lingue in questione, ma viene fuori che non c’è un articolo dedicato in lingua birmana.

In georgiano invece si scrive così: სერჯო მატარელა. Si legge da sinistra a destra. Facile riconoscere qualcosa, anche per chi non capisce la lingua. Ad esempio che il simbolo che corrisponde alla a è una specie di s mozza nella parte superiore, che si ripete tre volte nel cognome. Oppure che quella specie di m arrotondata con tratto obliquo che sale da sinistra è la r, perché compare sia nel nome che nel cognome.

Un’altra cosa che si nota è che il conto delle lettere non corrisponde. Nel cognome, perché tutte le doppie della parola Mattarella vengono ottenute con un solo glifo. Ma anche nel nome, dove il simbolo che indica la g non ha bisogno di essere seguito dalla i prima della o finale, perché ha già il suono dolce.

Facciamo un secondo tentativo con un personaggio che anche i birmani conoscono. Conosceranno Cristoforo Colombo? Spero di sì!

Dunque, il nome del famoso esploratore genovese in georgiano si scrive ქრისტეფორე კოლუმბი, mentre in birmano si scrive ခရစ္စတိုဖာ ကိုလံဘတ်.

Sul mio computer sono presenti i caratteri birmani, quindi posso incollare tranquillamente la scritta in Blocco Note. Ma non in Open Office, chissà perché. Penso che il software abbia problemi a combinare le lettere coi relativi diacritici. Al posto della parola compare solo un po di spazio bianco.

In georgiano riconosciamo alcune delle lettere che abbiamo già visto nel nome di Mattarella (le due r del nome Cristoforo, qui forse trascritto Christoferus), ma il cognome è abbastanza misterioso. In italiano e in portoghese Colombo ha tre o. Ma se lì hanno attinto dal latino Columbus dovrebbe avere due u. Invece nella parola non si vedono ripetizioni.

L’aspetto della trascrizione birmana è ancora più misterioso, anche perché la scrittura birmana è un abugida (alfasillabario), ossia “un sistema di scrittura ibrido costituito da segni (grafemi) che fondono una consonante e una vocale intrinseca”.

Così la prima parola, che dovrebbe essere la trascrizione di Christopher, sembra composta da cinque lettere separate, esclusi i diacritici. La seconda sembra composta di sole quattro lettere, tutte formate con due frammenti di circonferenza montati insieme in vario modo, più segni diacritici. 

A complicare il tutto cè il fatto che per come visualizzo il testo nella pagina di Wikipedia i diacritici sembrano parte delle lettere, mentre usando altro font vengono disegnati staccati. 

Per giunta, nell’ultima lettera del nome il semicerchio di destra è un diacritico, anche se va unito con la lettera precedente.

Insomma, Fontforge mi conta dieci glifi per la prima parola (kha, ra, ca, virama, ca, ta, _i, _u, pha, _aa) e otto per la seconda (ka, _i, _u, la, anusvara, bha, ta, asat).

Dato che non voglio imparare né il georgiano né il birmano tutte queste considerazioni contano poco e niente.

Mi limito a osservare una cosa: mentre in tutte le lingue usate nella sua epoca il nome e il cognome di Colombo hanno la stessa iniziale (Cristoforo Colombo; in latino Christophorus Columbus; in spagnolo Cristobal Colon; in portoghese Cristovao Colombo), sia in georgiano che in birmano si usano due lettere diverse.

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