Farnabazo I

Su Wikipedia si può vedere un bassorilievo che raffigura il re Farnabazo I d’Iberia, ritratto mentre regge una pergamena su cui si vedono due caratteri del sistema di scrittura locale.

Farnabazo è stato il primo re di una regione che i romani chiamavano Iberia e che i locali chiamavano Cartalia, che si trovava nella parte orientale dell’odierna Georgia.

La Georgia oggi confina con Russia a nord, Turchia a sud, Mar Nero a Ovest.

L’Iberia era separata dal Mar Nero dal Colchis.

L’articolo non dice nulla a proposito della scrittura, ma nell’articolo dedicato al Regno di Iberia c’è un paragrafo dedicato a questo re e ai suoi discendenti, qui chiamato col nome non italianizzato di Pharnavaz I, in cui si dice che riformò la lingua scritta georgiana.

Nell’articolo relativo agli alfabeti georgiani si dice che la notizia che l’alfabeto locale sia stato inventato sotto il regno di Farnabazo è tratta da Cronache Georgiane, un manoscritto del settimo secolo.

Farnabazo visse nel terzo secolo avanti Cristo, “in un periodo di forte influsso culturale greco dal vicino stato seleucide”.

L’alfabeto georgiano deriva direttamente da quello greco.

La più antica iscrizione ritrovata risale al quinto secolo dopo Cristo. È realizzata a mosaico, su Wikipedia se ne può vedere la foto, dovrebbe essere esposta in un museo francescano a Gerusalemme.

Anticamente si scriveva nello stile asomtavruli (o mtavruli o mrglovani), che era composto solo di lettere maiuscole. Nel nono secolo nacque anche la scrittura nuskhuri, formata solo di lettere minuscole e più adatta a scrivere su pergamena.

La prima versione per la stampa dell’alfabeto georgiano fu preparata dai missionari cattolici, dice Wikipedia. Il primo libro stampato in georgiano è il Dittionario Giorgiano e Italiano, di Stefano Paolini e Niceforo Irbachi. L’anno è il 1629.

La prima casa editrice georgiana nasce nel 1712, sotto il patronato del re Vaxtang VI e per iniziativa di Sulxan Saba Orbeliani.

Nel diciannovesimo secolo ci fu la riforma ortografica di Ilia Ch’avch’avadze che eliminò cinque lettere diventate inutili.

I font digitali di oggi si basano su forme messe a punto negli anni Settanta da Anton Dumbadze, che diresse il Laboratorio tipografico di Tbilisi.

Wikipedia mostra una tabella di corrispondenze tra le forme di ciascuna lettera in tre stili diversi, asomtavruli, nuskhuri e mkhedruli, tutti supportati dal mio computer. 

Oggi le lettere sono molto diverse da quelle greche. Sono riconoscibili per la grande quantità di tratti circolari o comunque curvi.

In effetti mi ricorda un po’ l’alfabeto birmano, che era fatto di linee curve perché le antiche iscrizioni erano su foglie di palma e fare linee rette avrebbe danneggiato le fibre vegetali lacerando il supporto.

Nella scrittura georgiana oggi non si fa uso di lettere maiuscole in combinazione con le minuscole.

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