Palmireno
Nel secondo volume del manuale tipografico di Bodoni, a pagina 90 ci sono due specimen di “palmireno”, in corpo silvio e testo.
La pagina precedente era dedicata al punico, dimensione soprasilvio, quella successiva al Serviano di S. Cirillo, ossia cirillico, dimensione testo.
Lo so perché sul sito di Biblioteca Bodoni è possibile sfogliare entrambi i volumi dell’opera, e anche altri libri stampati da Bodoni.
La pagina del libro indicata col numero 90 si raggiunge scrivendo 188 nella casella sottostante. Nel manuale di Bodoni tutte le pagine di sinistra sono lasciate bianche, quindi non contano nella numerazione originale, ma contano nella numerazione del sito.
Il palmireno, o lingua palmirena era un dialetto aramaico occidentale parlato nei primi tre secoli dell’era cristiana nella città siriana di Palmira, a quanto dice Wikipedia.
L’alfabeto derivava dall’aramaico e somigliava all’alfabeto ebraico quadrato.
L’enciclopedia mostra sia un’epigrafe in palmireno, apparentemente scritta da destra a sinistra, sia il raffronto tra palmireno ed ebraico tratto da un libro settecentesco.
Volevo dare un’occhiata al lavoro di Bodoni, ma non ricordavo su quale sito era possibile consultare i volumi. Ho cercato su Google e tutti i risultati che sono venuti fuori mi portavano altrove.
Un’altra prova del fatto che i meccanismi che stanno alla base di questo e altri motori di ricerca funzionano in maniera misteriosa e non sempre danno il risultato ottimale. Del resto pure alcuni materiali che ho caricato io su questo blog prima comparivano in evidenza mentre ora non compaiono affatto, neanche a cercarli esplicitamente.
Un’altra cosa che è difficile da trovare al volo è la tabella delle corrispondenze tra nomi italiani delle dimensioni dei caratteri e valore corrispondente in punti tipografici.
Pensavo che bisognasse scavare dentro libri ottocenteschi digitalizzati (ricordo che ne avevo uno, ma dove ho messo il file?) invece la tabella c’è, su Wikipedia in spagnolo, alla voce tipometria.
Da lì veniamo a sapere che la misura silvio corrisponderebbe a 14 punti (come il soprasilvio?) mentre testo sarebbe 18 punti.
Più o meno coincide con quello che si vede sulla pagina, dove il testo è più grande del silvio. E anche più decorato: oltre a un contrasto maggiore, Bodoni ci ha messo anche estremità arricciate con grazie a bottone, un dettaglio non scontato.
Essendo il palmireno una scrittura scomparsa non bisogna preoccuparsi di come reagiscono i parlanti, ma solo della riconoscibilità del testo nei libri destinati agli studiosi.
Al giorno d’oggi un type designer deve occuparsi soprattutto di caratteri fantasia e display, per cercare di attirare l’attenzione del lettore su un testo che abbia un aspetto gradevole o che comunichi qualcosa di più del semplice significato delle parole.
Bodoni invece viveva nel Settecento, quando la pubblicità moderna ancora non esisteva. La sua principale preoccupazione era quella di produrre caratteri che andassero bene per i libri, e che venissero incontro alle esigenze degli editori. Per cui c’era bisogno di parecchie scritture scomparse, utili ad esempio per gli studi biblici (aramaico, samaritano...), oppure per i libri di storia (l’etrusco).
Il secondo volume del Manuale di Bodoni è occupato quasi completamente dai caratteri stranieri, soprattutto il greco.
Per quanto riguarda i nomi delle dimensioni dei caratteri tipografici, il quadro generale della situazione è un po’ caotico, visto che cambiavano da Paese a Paese e a seconda delle unità di misura usate.
Non è detto che le tabelle che circolano siano affidabili, visto anche che sono in contrasto tra di loro.
Per Wikipedia la dimensione spagnola texto corrispondeva a 14 punti (Fournier) secondo un certo Morato, e a 18 punti (non si sa quali) secondo la definizione di un certo Updike.
Silvio e soprasilvio corrisponderebbero a 14 punti, ma c’è una differenza, anche nelle altre lingue, come tra english e large english in inglese, Saint-Augustin e gros texte in francese.
Nella colonna dedicata allo spagnolo ci sono parecchie caselle vuote, come quella degli 11 punti, che in italiano viene chiamata filosofia, ma scritto tra parentesi, chissà perché.
La colonna dedicata all’italiano si ferma alla dimensione minima di 5 punti (parmigianina), lasciando vuota solo l’ultima casella, quella dei 4 punti e mezzo, chiamata diamante nelle altre lingue.
Le principali definizioni di punto tipografico differiscono tra di loro per circa due centesimi di millimetro. Sembra poco, ma sommandosi fra di loro queste discrepanze possono portare qualche inconveniente in fase di stampa: 40 righe in corpo 12 possono occupare oltre un centimetro in più o in meno a seconda di quale è il punto tipografico adottato.
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