Atti di morte, Salerno

Un paio di anni fa sono stati caricati su Fonts In Use i frontespizi di alcuni registri degli atti di morte del Comune di Fisciano, oggi in provincia di Salerno, risalenti alla fine dell’Ottocento.

L’impaginazione di documenti del genere non sembrerebbe un lavoro che richiede una grande fantasia, eppure ci fornisce un sacco di spunti interessanti, sia perché il gusto è cambiato da allora ad oggi, sia perché da un anno all’altro venivano cambiati i caratteri delle intestazioni, ottenendo degli effetti sempre diversi.

Mentre oggi è relativamente facile individuare di quale font si tratta, dato che ogni tipo di carattere è associato al nome dell’autore e se si trovano sulle principali piattaforme sono accessibili con sistemi di ricerca automatica che permettono di trovare il risultato esatto a partire dalla foto di alcune lettere, quando si tratta di fare ricerche storiche è tutto molto più complicato.

Non solo i caratteri dell’epoca non sono stati catalogati da un software per il riconoscimento automatico, ma spesso non esistono neanche le fotografie dei cataloghi dell’epoca, per effettuare le ricerche a occhio, sfogliando le pagine.

All’epoca i font non avevano nome, ma solo un numero. Oppure avevano un nome generico. Oppure avevano dei nomi commerciali, ma che cambiavano da Paese a Paese, in base a scelte delle fonderie locali che li producevano su licenza della fonderia originaria, magari con qualche modifica a seconda delle esigenze e delle dimensioni.

Quindi i nomi che vengono indicati dal sito non sono necessariamente quelli a cui faceva riferimento chi ha impaginato quei documenti, e magari non corrispondono in tutto e per tutto alle caratteristiche che si vedono sullo stampato.

Quello che il sito definisce un “carattere collegato col French Oldstyle” viene identificato da un lettore, nei commenti, col Florian, prodotto da Nebiolo e “molto probabilmente da Augusta prima di loro”.

La scritta “Atti di morte” nella prima foto viene ricondotta al Bruce Mikita, “che veniva venduto col nome di Pekino dalla fonderia italiana Società Uranio”.

Singolare in effetti lo stile con cui sono disegnate queste lettere, che effettivamente può ricordare qualcosa di orientale, anche l’architettura degli edifici in legno.

Sul registro del 1889 le scritte “Comune di” e “Provincia di” sono scritte in un tuscan, con grazie che spuntano a destra e sinistra a metà altezza, e col punto sulla i a forma di croce, o stella a quattro punte, come pure abbiamo le grazie all’estremità di molte aste che hanno tre punte perpendicolari tra di loro.

Su quello del 1892 la scritta “Atti di morte” è tutta in maiuscolo in un tuscan di diverso genere. Qui non ci sono grazie centrali, mentre le estremità sono biforcute. Per giunta, le lettere sono 3d, visto che hanno uno spessore trasparente a destra e in basso.

Su quello del 1909 troviamo qualche decorazione liberty nelle scritte delle prime righe, con la C di Comune che ha l’estremità superiore che si arriccia a spirale, mentre quella di Circondario ha una specie di lacrima.

Lacrima allungata anche nella c della parola ufficio, scritta in uno strano serif in cui la o è perfettamente circolare e senza contrasto, le f sono impettite, con il tratto superiore che si curva su sé stesso seguendo una circonferenza, e la U è asimmetrica, con l’estremità di sinistra che termina con due normali grazie orizzontali mentre quella di destra ha la seconda grazia che punta dritta verso l’alto.

Sul registro del 1901 le scritte “Il presidente” e “Il Giudice Delegato” sono “in uno stile conosciuto negli Stati Uniti come French Antique / Clarendon Extended”. Lettere molto larghe, con le grazie orizzontali più spesse delle aste verticali.

Oltre a queste scritte display, ci sono anche diciture in piccolo scritte in caratteri più normali. Al confronto passano inosservati (e infatti il sito non ha neanche provato a definirli), ma sono comunque diversi da quelli a cui siamo abituati

Sul registro dell’89 vediamo l con grazia superiore orizzontale, t con cima spiovente, e una a molto panciuta, ma con grazia orizzontale in basso a destra.

Sul successivo la a ha la grazia leggermente ricurva, mentre su quello del 1901 ha la codina nettamente all’insù.

Sul registro del 1892 la T ha le grazie protese in avanti e indietro, mentre nel 1901 queste puntano verso il basso.

Da notare anche la varietà di decorazioni tipografiche, sottili linee che si notano appena ma che nella parte centrale si sviluppano in maniera sempre diversa.

Inutile dire che all’epoca le parti da compilare venivano aggiunte a mano, con pennino e calamaio.

Le lettere erano molto inclinate in avanti.

La S maiuscola nella parola Salerno era molto più alta della successiva l.

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