Electrotyping

Manca su Wikipedia in italiano una voce dedicata alla elettrotipia, che invece è presente in greco, francese, tedesco, russo, arabo, oltre che in inglese.

In inglese c’è un’intera sezione di vari paragrafi dedicata all’uso di questa tecnica nella stampa.

In pratica questo metodo serviva per creare una copia in metallo di un oggetto, approfittando di particolari proprietà dei metalli in presenza di elettricità.

Un calco dell’oggetto da copiare, opportunamente trattato, veniva messo a bagno in una particolare soluzione liquida, e collegato all’elettricità. Il metallo sciolto si addensava sulla superficie, aumentando col tempo il suo spessore.

La tecnica venne usata per produrre oggetti di vario genere, statue, piatti, monete...

In tipografia poteva essere un’alternativa, costosa, alla stereotipia, che era stata inventata già nel Settecento e che dopo quasi cento anni era ormai una tecnica affermata (stereotipia: 1725; elettrotipia, 1838).

L’elettrotipia poteva essere usata per creare una copia di pagine composte in metallo, per conservarle e permettere di riutilizzare i caratteri. Oppure per creare le lastre cilindriche che dovevano essere montate nelle rotative. Era anche possibile copiare con questa tecnica i caratteri tipografici (magari di altre fonderie), oppure crearne di grandi dimensioni, laddove il sistema del punzone e della matrice non era così efficiente.

Nel 1902 il New York Herald, all’epoca uno dei principali giornali americani, aveva un dipartimento di elettrotipia, di cui l’articolo mostra una foto.

Il Sacramento History Museum ha caricato alcuni video su Youtube in cui vengono mostrati degli elettrotipi.

Uno di questi è stato effettivamente usato su un quotidiano: serviva per stampare il disegno di un uomo vestito elegantemente accanto al messaggio pubblicitario di una sartoria.

Un altro video è dedicato al più grande elettrotipo presente nel museo, che in un primo momento era stato scambiato per un’incisione in legno: raffigura un maestoso cervo.

Per quanto riguarda il procedimento in sé, non si trova niente che riguardi l’ambito tipografico.

Si vede invece come si può fare la copia di un vassoio, usando questa tecnica.

Si riempie il vassoio con un liquido gommoso, che si solidifica creando una copia dell’oggetto. Si spruzza la superficie di questo calco con uno spray di una qualche sostanza che conduce l’elettricità (in passato credo si usasse polvere di grafite). Si collega il tutto all’elettricità e si mette a bagno in una soluzione di rame e acido solforico.

In questo caso il trattamento dura 24 ore, a cui si aggiunge altro tempo per la placcatura in argento.

Per oggetti di spessore minore mi pare di avere letto che bastavano un paio d’ore.

In francese questa tecnica si chiamava galvanotypie.

Il vocabolario Treccani dedica alcune righe all’argomento, dicendo che per creare lo stampo si usava piombo o cera.

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