Font computer anni Ottanta

Si può stampare un testo come negli anni Ottanta? A quanto pare esistono molti più font adatti di quanti mi aspettassi. Però trovarne uno che sia identico può essere un'impresa impossibile: guardate le y, qui. Invece alcuni difetti del testo a destra, come le lettere attaccate, dipendono solo dal fatto che si tratta di uno screenshot in piccole dimensioni anziché di una stampa.

 

Stavo guardando un filmato su Youtube in cui un tale prende una vecchia stampante Dec LA50 (1983) a matrice di punti e prova a farla funzionare collegandola ad un Dec Rainbow.

Si tratta di un vecchissimo pc senza interfaccia grafica, con un sistema operativo a riga di comando in cui l’unica cosa che si poteva fare era digitare le istruzioni, in lettere verdi su fondo nero. Tecnologia degli anni Ottanta.

Le stampanti a matrice di punti in Italia vengono chiamate anche stampanti ad aghi per via del fatto che hanno dei piccoli martelletti cilindrici, gli aghi appunto, che battono su un nastro inchiostrato per stampare un punto sul foglio.

All’epoca i computer non avevano dei font scalabili in memoria. Anche le lettere dell’alfabeto erano memorizzate come una mappa di bit, per cui era facile riorganizzare le informazioni per inviarle alla stampante.

Dopo un malinteso iniziale (alcuni piccoli interruttori binari sulla stampante erano impostati sulla velocità di ricezione dei dati sbagliata) l’autore del filmato riesce a stampare un breve testo che aveva memorizzato sul computer.

Bellissimo l’effetto di tutte quelle letterine sul foglio. Si può ottenere qualcosa di simile con un computer moderno?

Facile: anche se i sistemi operativi moderni non riconoscono più i font bitmap, sono stati creati molti font scalabili che riproducono le stesse forme delle lettere che si usavano all’epoca.

Per provarne qualcuno si può andare su Dafont e entrare nella categoria Bitmap. Lì ci sono caratteri per tutti i gusti.

Anche quelli che si vedono nel video? Purtroppo no.

Infatti, anche se le possibilità di disegnare delle lettere in una griglia di 8-16 bit di dimensione sono limitate, comunque basta cambiare un dettaglio qua e là per ottenere effetti completamente diversi.

La I che vediamo nel filmato ha le grazie. Infatti i sistemi operativi dell’epoca concepivano lo schermo come una griglia fissa, quindi tutte le lettere dovevano avere la stessa larghezza. Questo significava che bisognava aggiungere le grazie alle lettere strette, e toglierle a quelle larghe.

Anche la lettera l minuscola ha le grazie aggiunte. Grazie ortogonali, una in alto e due in basso. Invece in molti font che si trovano sul sito ci sono l senza grazie, o a manico d’ombrello, o solo con la grazia in alto e così via.

La w è particolarmente carina, coi due tratti laterali che procedono inizialmente paralleli, i vertici inferiori appuntiti, quello superiore basso.

La s ha tre tratti orizzontali, e le estremità ritratte (non raggiungono lo stesso livello delle anse, a destra e a sinistra).

Inoltre le estremità rimangono orizzontali, come pure sulla a, mentre molti font bitmap, tra cui quelli del Dos tendono a curvarle eccessivamente su sé stesse.

La g ha un tratto discendente, mentre alcuni dei font che si trovano sul sito mettono questo tratto al disopra della linea di base per restringersi nel poco spazio disponibile.

Insomma, un effetto simile si può ottenere scegliendo il font del Dos (con le lettere troppo chiuse) oppure quello del Commodore o dell’Apple II.

Ma non è lo stesso font che si vede nel filmato.

Sapendo il nome del computer faccio un tentativo sui motori di ricerca.

E viene fuori un sito web chiamato Oldschool Pc Font Resource, che si presenta come “la più grande collezione al mondo di font classici text mode, di sistema e del Bios dell’era Dos dei pc Ibm e compatibili, preservando la tipografia raster dei tempi prima dell’interfaccia grafica”.

C’è anche un font del Rainbow, anche se non lo stesso che si vede nel filmato (che ho usato per  realizzare l’immagine in alto).

I file sono in licenza Creative Commons, 283 in tutto. Molti caratteri sono sia in versione ideale, con pixel quadrati, sia in versione corretta per adattarsi alla risoluzione realmente usata all’epoca. Tra le varie marche riconosco anche l’italiana Olivetti.

Noto la presenza nei font di lettere greche, cirilliche, ebraiche e di quei caratteri che venivano affiancati uno all’altro per disegnare i contorni delle tabelle.

Il sito contiene anche indicazioni sulle dimensioni a cui impostarli in caso si vogliano utilizzare realmente in app o sul web. È vero infatti che il formato è scalabile, ma se non si usano multipli delle dimensioni consigliate si rischia di sfalsare tutte le proporzioni.

Sul sito sono disponibili pagine web in cui è possibile provare i font senza bisogno di installare nulla.

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