Goroawase
A partire dagli anni Ottanta e Novanta in Nord America si usano le cosiddette phonewords per far ricordare i numeri verdi delle aziende.
Il requisito è che l’utente deve avere un telefono con varie lettere associate ad ogni tasto numerico. Si tratta di un'invenzione che risale alla prima metà del Novecento, in America, ma che divenne popolare in tutto il mondo alla fine del secolo, quando per comporre un messaggio di testo sui cellulari bisognava usare il tastierino coi numeri. Al tasto 2 erano associate le lettere abc, al 3 le lettere def, e così via in ordine alfabetico. C’erano tre lettere per ciascun numero, ad eccezione dei tasti 7 e 9 che ne avevano quattro (rispettivamente pqrs e wxyz).
Ricordare la sequenza 2426 può essere complicato, dato che il numero non significa niente. Ma se dico di ricordare la parola CIAO, viene più facile, perché ha un significato. E visto che la C e la A sono associate al 2 sulla tastiera, la I al 4 e la O al 6, ecco che a partire dalla parola è possibile comporre il numero.
Per cui un’azienda di trasporto pubblico può scegliere un numero che corrisponde alla parola AUTOBUS, un’azienda attiva nel commercio di fiori sceglie il numero che corrisponde alla parola FLOWERS e così via.
In Italia questa moda non ha mai preso piede, a quanto ne so.
Su alcuni smartphone non esiste più l’associazione tra lettere e numeri, dato che per scrivere i messaggi sono disponibili tastiere specifiche, reali o virtuali. Per questo sono stati messi a punto dei servizi che traducono in automatico le lettere del numero verde nelle cifre corrispondenti.
Comunque, su tutti gli smartphone che ho visto, sul tastierino numerico compaiono anche le lettere corrispondenti, non più per scrivere messaggi ma per comporre il numero col sistema delle phonewords.
Anche in Giappone è diffuso qualcosa di simile alle phonewords. Si chiama goroawase, e si basa su principi completamente diversi, anche se si usa per lo stesso scopo.
Mentre da noi non c’è un collegamento ben preciso tra la A e il numero 2, se si fa eccezione per il tastierino del telefono, in lingua giapponese ci sono molti omografi e omofoni, cioè segni che si scrivono o pronunciano nello stesso modo ma hanno diversi significati.
Le cifre possono essere interpretate con la lettura Kun’yomi, On’yomi o con quella inglese.
In pratica leggendo in un certo modo un numero di telefono, viene fuori una frase che può avere un significato compiuto in lingua giapponese.
Le aziende possono coniare uno slogan che corrisponde al loro numero di telefono. L’utente ricorda la frase, e digita i numeri corrispondenti alle sillabe di cui è composta.
È evidente che in questo caso l’associazione cifre-parole non è limitata ai numeri di telefono ma può essere valida in qualsiasi ambito.
Con le conseguenze più impensate: 26 si legge fu-ro, come la parola che significa bagno. Quindi i bagni pubblici (locali con piccole piscine frequentati dai giapponesi con amici, familiari e sconosciuti per rilassarsi e socializzare) offrono sconti il 26 del mese.
Il 2 può corrispondere a fu nella lettura kun’yomi, ma anche a ni nella lettura on’yomi. Quindi la sequenza 29 si può leggere ni-ku, che corrisponde alla parola carne, motivo per cui i ristoranti hanno offerte speciali a base di carne il 29 del mese.
Wikipedia in inglese offre tantissimi esempi di goroawase in una pagina intitolata Japanese Wordplay, ossia giochi di parole giapponesi.
Molti altri esempi si possono trovare su Tofugu, ma sono in caratteri giapponesi per cui solo chi conosce la lingua può capire di che si tratta.
I caratteri giapponesi della pagina li vedo sul mio computer visualizzati nel font Yu Gothic.
In realtà il codice specifica: “Hiragino Mincho Pro”, “Yu Mincho”, “Source Han Sans Japanese”, “NotoSansCJK”, “Meiryo”, serif.
Questo significa che il browser cerca nella memoria del computer tutti i font elencati, nell’ordine. Se non ne trova nessuno, come nel mio caso, utilizza il font serif di sistema, sennò un font di sistema che supporti questa scrittura.
Utenti diversi possono vedere il testo della pagina con un aspetto leggermente diverso a seconda del font utilizzato, ma comunque corretto.
Qualche decennio fa i computer erano dotati soltanto dei caratteri necessari per visualizzare l’inglese e le lingue basate sull’alfabeto latino. Per visualizzare altre forme di scrittura era necessario installare pacchetti aggiuntivi.
Oggi vengono forniti font sufficienti a visualizzare tutte le lingue più usate al mondo, ed anche alcune delle meno usate. L’utente si trova installati di default tutti gli ideogrammi cinesi e giapponesi anche se non ha la minima intenzione di imparare la lingua.
Il risultato è che quando per caso si imbatte in caratteri giapponesi, come appunto nelle pagine dedicate al goroawase, questi vengono visualizzati correttamente senza bisogno di attingere a font esterni.
In alcuni sistemi di scrittura antichi si usavano lettere dell’alfabeto per indicare i numeri. Anche questo ha provocato conseguenze impensate, come ad esempio la nascita della gematria, ossia quella disciplina che studia le parole scritte in lingua ebraica alla ricerca di significati nascosti, combinando i valori numerici delle singole lettere.
In questo caso però manca la corrispondenza univoca da numeri a parole, quindi non è una cosa che si può usare in ambito telefonico e pubblicitario.
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