IBM Selectric II

Su Youtube si può vedere un video in cui un utente mostra la sua macchina da scrivere Ibm Selectric II del 1973, famosa per la sua cosiddetta “pallina da golf”, ossia la sfera intercambiabile coi caratteri in rilievo.

A partire dall’Ottocento le macchine da scrivere erano basate su un intrico di leve (il cinematico) che trasferivano la forza impressa dall’operatore dal tasto al martelletto. E c’era un martelletto separato per ciascuna lettera. Questo significava che era impossibile cambiare font, a meno di non voler smontare uno alla volta i martelletti, scollegandoli dal cinematico. Cosa che si poteva fare solo con estrema cura, da personale specializzato, e di solito si faceva solo per inserire semmai un carattere speciale non previsto in origine.

Ma con le macchine da scrivere elettriche cambia tutto. Le lettere in rilievo vengono realizzate sulla superficie di una sfera, detta appunto palla da golf per le sue dimensioni. A seconda del tasto premuto, un meccanismo elettrico ruotava la sfera dell’angolo opportuno e la batteva sul nastro inchiostrato per trasferire la forma della lettera sul foglio.

Il vantaggio di questo sistema era che la pallina si poteva sostituire facilmente, e non serviva un tecnico: lo si poteva fare sul momento, in ufficio. Diventava possibile ad esempio fare un titolo in grassetto sotto cui c’era un testo in peso normale, con un paragrafo in corsivo.

La Selectric non aveva componenti elettronici come quelle successive, dove per esempio il testo di ciascuna riga poteva essere memorizzato e compariva su un display prima di essere battuto, cosa che consentiva di correggere eventualmente degli errori prima di trasferirli sul foglio. Questa è una macchina elettromeccanica, cioè interamente basata su impulsi elettrici e componenti meccanici.

A differenza delle macchine da scrivere tradizionali, in cui era l’intero carrello su cui era montato il foglio che si spostava da destra a sinistra mano mano che si scriveva, perché tutti i martelletti battevano al centro, qui il foglio resta fermo ed è la pallina a spostarsi da sinistra a destra.

Nel video si può vedere l’utente che scrive un titolo in maiuscoletto, cambia il font per il sottotitolo, poi ne sceglie un altro per il testo e così via.

Non solo cambiava la forma delle lettere, ma anche la dimensione del testo, che veniva data in caratteri per pollice.

Due soltanto le opzioni disponibili: 10 e 12.

Un interruttore doveva essere impostato manualmente con l’opzione giusta. Un righello riportava entrambe le scale, ed era l’operatore che doveva sapere di volta in volta quale guardare.

In un’apposita confezione, l’utente conserva una serie di palline con font molto diversi. Troviamo un sans, un corsivo, un calligrafico, perfino una sorta di dingbat con dei simboli particolari, che vengono provati davanti alla telecamera uno dopo l’altro, per scriverci poche parole a scopo dimostrativo.

Lo stesso utente ha caricato un altro video di sei minuti per spiegare le riparazioni che ha fatto sulla macchina e mostrare i meccanismi interni.

Quella che si vede nel video è una Ibm Selectric II, ossia la seconda generazione. La Selectric originale uscì nel decennio precedente, addirittura nel 1961.

Anni dopo venne inventato dalla concorrenza un nuovo sistema, quello della margherita, dove i martelletti con le diverse lettere erano montati a raggiera attorno a un centro, come i petali di un fiore, appunto.

Venne lanciato sul mercato negli anni Settanta, era più rapido rispetto alla pallina della Selectric e comunque consentiva il cambio rapido di font.

Altri sistemi di battitura delle lettere esistevano o vennero studiati (ad esempio su supporto cilindrico), ma non presero piede oppure si diffusero solo su apparecchi speciali (come le telescriventi).

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