Nixie One. Lemonada
La descrizione del Nixie One che si può leggere su Google Fonts è particolarmente suggestiva.
“È come il cibo cinese. Prendiamo il pollo e lo mischiamo con l’ananas. Per un minuto pensiamo che il sapore sarà perlomeno strano, ma è così bello e armonioso, che ti chiedi perché non lo hai provato prima. Questo font è un misto di insegne a tubi di neon e macchina da scrivere: un puro miscuglio di pollo e ananas”.
Le lettere hanno il tipico aspetto di quelle della macchina da scrivere, con spessore costante delle aste, che poi è uguale a quello delle grazie.
No si tratta però di un monospace: le lettere larghe sono molto più larghe di quelle strette.
L’autore è il russo Jovanny Lemonad, il cui nome compare sul sito 14 volte.
Il Nixie One è a metà della lista.
Al primo posto troviamo il Russo One, senza grazie dai tratti spessi e con una O a quattro lati ortogonali con raccordi curvi.
Al secondo posto c’è l’arabo El Messiri, in cui il nome di Lemonad segue quello di Mohamed Gaber.
Al terzo c’è il semi-serif Philosopher.
All’ultimo, lo Stalinist One, firmato anche da Alexey Maslov. Lettere larghe e pesanti senza curve, ma con tratti obliqui.
Prima era possibile organizzare la lista sulla base di vari criteri: trending, popularity, newest...
Ora invece ’è un pulsante con scritto “About these results”. Passandoci sopra compare una scritta che spiega che i risultati vengono organizzati in maniera tale da corrispondere il più possibile a ciò che si è scritto nella casella di ricerca, in base ai seguenti criteri: 1) uso web della famiglia; 2) trend nell’uso della famiglia; 3) numero di stili nella famiglia; 4) data in cui la famiglia è stata aggiunta a Google Fonts; 5) quanto è applicabile la famiglia al linguaggio dominante nella regione in cui si trova l’utente (basata sulle impostazioni del browser e la località da cui si connette).
Ovviamente tutto ciò è pensato per fornire all’utente un servizio il più possibile personalizzato, che venga incontro alle sue esigenze, ma il risultato è quello di costruirgli intorno una bolla che non gli permette di rendersi conto di cosa succede tutt’intorno.
Il primo risultato della lista non è necessariamente il lavoro più popolare di un certo autore, ma semplicemente quello che il sito pensa, sulla base di criteri più o meno arbitrari, che possa essere utile o interessante per ciascun utente.
Utenti diversi quindi ricevono indicazioni diverse e discordanti.
Prima era facile riorganizzare la lista sulla base dei più usati o dei più nuovi. Ora il pulsante non è più in vista, anche se forse è ancora possibile inserire questi parametri nella barra degli indirizzi.
Curiosità: su Google Fonts è presente anche un font arabo che si chiama Lemonada e che non è un lavoro di Lemonad. Porta invece le firme di Mohamed Gaber e Eduardo Tunni.
Tutte le anteprime in arabo mostrano delle lettere con gli angoli arrotondati che hanno la particolarità di essere inclinate verso destra. Non ci sarebbe niente di strano se non fosse che l’arabo si scrive da destra a sinistra, quindi inclinarle in questo modo significa inclinarle all’indietro.
È così che funziona il corsivo in arabo, normalmente? Non ci avevo mai pensato.
So che esiste uno stile che viene chiamato iranico, contrapposto all’italico, che prevede di inclinare le lettere a sinistra, ma non so come ci si regola nell’uso comune tra coloro che scrivono in arabo.
Il Lemonada ha anche il supporto per l’alfabeto latino, ma per rendersene conto bisogna andare nella pagina Type Tester e provare a scrivere qualcosa. Le lettere sono corsive, quindi leggermente inclinate in avanti, hanno tutti gli angoli arrotondati e hanno un aspetto calligrafico e simpatico.
Il font è usato in 69 mila siti web, con 12 milioni di richieste ai server di Google nell’ultima settimana.
Di più o di meno rispetto agli altri font degli stessi autori? Per farsene un’idea bisogna cliccare su ciascun font e cercare i dati nella pagina apposita.
Ecco uno dei problemi della bolla dei filtri: il Lemonada potrebbe essere interessante per fare una scritta in italiano, anche perché ha tutte le lettere accentate necessarie, ma visto che è stato pensato soprattutto per la lingua araba, il sito potrebbe metterlo maggiormente in primo piano agli utenti arabi e in secondo piano a quelli italiani, secondo formule arbitrarie su cui non possiamo minimamente influire.
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