Sette anni

Apparentemente questo blog compie sette anni. Almeno, così ho trovato scritto da qualche parte. A me non sembra che sia così tanto. Quando si dice che il tempo vola...

Comunque diamo un’occhiata alle statistiche degli ultimi dodici mesi. Sarebbe un modo per rendersi conto di cosa interessa di più ai lettori, ma è un metodo abbastanza inattendibile. Infatti il grosso del traffico arriva dai motori di ricerca, quindi dipende dalle scelte completamente arbitrarie fatte da Google. Molte cose che ho scritto non compaiono in evidenza tra i risultati delle ricerche, e forse neanche più avanti. Il famoso post sull’alfabeto delle Giovani Marmotte, che è stato il primo a portare il traffico su questo blog, adesso è stato escluso dalla ricerca immagini di Google e quindi non attira più nessuno.

Il post dell’anno a quanto pare è quello che si intitola Umanité, che si limitava a commentare il logo della Maratona delle Dolomiti, a inizio luglio 2023, in cui la parola “umanité” era scritta in maniera tale da ricordare un codice a barre.

Chissà come, nel giro di poche ore sono arrivate centinaia di visite, abbastanza da superare tutti gli altri post precedenti e successivi.

Al secondo posto troviamo il post dedicato a “La Stampa”, che pure è abbastanza deludente perché non contiene informazioni sui caratteri usati dal quotidiano torinese. Al massimo ho trovato qualche alternativa per impaginare qualcosa di simile, e un po’ a forza. Il fatto è che è proprio difficile trovare materiale in proposito: cercando “font stampa” come si può immaginare viene fuori di tutto e di più, e in effetti chissà cosa cercavano gli utenti che sono arrivati lì per caso.

Al terzo posto troviamo le istruzioni su come fare un finto timbro con OpenOffice, uno dei vari tutorial dedicati a quel programma. Molto apprezzato è anche quello per ottenere un calendario automatizzato, in cui basta cambiare il numero dell’anno e si colorano di rosso in automatico tutte le domeniche e le festività.

Parecchio traffico è arrivato anche uno dei post sul Corriere dello Sport, che pure finiva in un vicolo cieco visto che non esiste nessun font che somigli lontanamente a quello usato per la testata, che è qualcosa di veramente unico.

Segue un post in cui mi soffermavo sulle diverse forme che può avere il 4 nei font per il web.

Finalmente un successo: il post sui font del Tg1, Klavika e Aller, identificati quando ancora su internet nessuno ne parlava. Ahimé sono stati cambiati, quindi immagino che il grosso del pubblico arrivi qui sperando di sapere chi ha lavorato al nuovo font del Tg1. Domanda a cui non posso rispondere: anche se ho cercato varie volte, non è mai venuta fuori una corrispondenza precisa, o anche solo un’informazione sull’autore.

Dopo una ricerca sul font di Tecnocasa, su cui c’è poco materiale confuso visto che il disegno risale a un secolo fa, ecco un altro post che riguarda la Rai. Stavolta tocca a Superquark, che fa uso del Peignot sia per il logo che per le scritte nei singoli servizi. Fa? O faceva? Proprio ieri si commentava chiacchierando il fatto che ci manca Piero Angela in prima serata.

Per quanto riguarda la classifica di tutti i tempi, al primo posto c’è il post sui cartelli stradali. Stanno sempre sotto gli occhi di tutti, è normale che prima o poi qualcuno si chiede: che font è?

Al secondo c’è quello sull’alfabeto segreto delle Giovani Marmotte. L’estate scorso qualcuno chiedeva di farci un font, io l’ho fatto per me a tempo perso, ma non l’ho mai completato e caricato da nessuna parte.

Al terzo c’è la presentazione del nuovo carattere di Repubblica, Eugenio.

Al quarto quello su un museo americano dei caratteri in legno, che se non sbaglio era quello in cui citavo la pedalina di Totò della Banda degli Onesti, e riceveva visite ogni volta che la tv rimandava in onda il film. La gente si chiedeva: è esistita davvero Bordini e Stocchetti?

Segue un post, abbastanza confuso, sul corpo del carattere, e quello sul font utilizzato dal green pass, che ha accumulato visite in un periodo in cui in parecchi cercavano qualche stratagemma, immagino.

In classifica compare anche il post sulle microscritte delle vecchie carte d’identità, e quello sulla scritta che si trovava all’ingresso dei campi di concentramento, a cui immagino i visitatori approdano facendo ricerche tutt’altro che tipografiche.

I post su argomenti più tecnici e tipografici sono fuori classifica. Colpa dei motori di ricerca che non mandano traffico, colpa del fatto che magari li ho scritti in fretta e senza rifinirli troppo, ma c’è anche il fatto risaputo che comunque l’argomento non interessa granché, al di fuori di una cerchia ristretta. Non che la scelta dei caratteri non abbia importanza, nella grafica. Solo che è soprattutto l’inconscio dei lettori a soppesare il risultato. Una persona comune ti sa dire che una certa pagina è più bella di un’altra ma non ha mai fatto mente locale sul perché. Si sente a casa su un certo sito, ma non immagina che la forma delle lettere c’entri qualche cosa. Si sofferma a leggere un manifesto, ma si concentra sul contenuto, non sulla forma.

Insomma, le lettere stanno dappertutto, ma nessuno parla di loro. Meglio così.

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