Transitus Fluvii
Il Transitus Fluvii è un alfabeto occulto di 22 caratteri descritto in un libro cinquecentesco di un certo Heinrich Cornelius Agrippa.
In inglese l’opera si intitola Tre libri di filosofia occulta. I primi capitoli sono stati trascritti da Wikisource, mentre le pagine dell’edizione stampata a Londra nel 1651 sono state fotografate e inserite in un pdf disponibile su msu.edu.
Interessante il frontespizio, col titolo suddiviso in un numero spropositato di righe, variando dimensione e stile da una riga all’altra. Abbiamo due righe tutte in maiuscola, una normale, un’altra maiuscola, una in corsivo, poi di nuovo maiuscolo, poi di nuovo normale ma con due parole in maiuscoletto con spaziatura doppia tra una lettera e l’altra, poi di nuovo maiuscolo e normale.
Il testo del frontespizio è incorniciato e suddiviso al suo interno da linee dall’andamento un po’ malfermo e che non si incontrano perfettamente agli angoli.
C’è una decorazione tipografica con vari elementi che formano quattro circoletti in file di due.
Nel testo si nota l’uso della s lunga minuscola e relative legature, tranne quando si trova a fine parola.
La pagina della biografia di Agrippa si apre con un fregio con degli angioletti, un titolo corsivo col nome in romano, un capolettera con semplici decorazioni tratteggiate alto ben otto righe.
C’era ancora l’usanza di anticipare dopo l’ultima riga di ogni pagina la prima parola della pagina successiva.
C’è una dedica col testo in dimensione più grande, una presentazione al lettore più in piccolo e in corsivo.
Ogni pagina della trattazione riporta in alto, tra due righe orizzontali, il titolo dell’opera, il numero del libro e il numero di pagina.
Scorrendo le prime pagine non si trovano illustrazioni. Neanche i capolettera decorati appaiono più a movimentare l’insieme: ci sono semplici lettere romane da due righe a inizio di ogni capitolo.
Un po’ di movimento in più lo troviamo nelle pagine che presentano simboli esoterici: le lettere di Saturno, quelle di Giove, di Marte, del Sole, di Venere, di Mercurio, della Luna, che vengono raccolti tutti a pagina 68, come illustrazioni.
A pagina 162 vediamo affacciarsi lettere ebraiche e greche nel testo.
Segue una lunga tabella col pentacolo e caratteri vari, tra cui lettere latine, ebraiche e simboli dello zodiaco.
Nel secondo libro non è raro trovare parole ebraiche, specie nelle tabelle.
Vengono anche presentati i numeri romani, greci, ebraici e caldei.
Ci sono poi numerose illustrazioni, che ricordano l’uomo vitruviano di Leonardo (quello che vediamo sulle nostre monete da 1 euro).
Più avanti si trovano parecchi simboli esoterici collegati coi pianeti, che nella mia ignoranza mi ricordano i simboli per la stiratura che si vedono sulle etichette degli indumenti.
Per trovare gli alfabeti occulti però dobbiamo arrivare al terzo libro.
A pagina 437 si dice che questi caratteri servono a “preservare i segreti degli Dei, e i nomi degli spiriti dall’uso e dalla lettura degli uomini profani”.
Prima viene proposto l’alfabeto di Onorio di Tebe, con le lettere latine corrispondenti.
Poi troviamo la scrittura Celestiale, con lettere composte di sottili segmenti con cerchietti alle estremità o alle giunture. Qui la corrispondenza è con le lettere dell’alfabeto ebraico, da cui hanno preso la forma.
Più avanti c’è “la scrittura chiamata Malachim”, basata sullo stesso principio. Anche qui i nomi sono quelli ebraici, ma le forme sono più fantasiose.
Finalmente arriviamo alla scrittura chiamata “the passing of the River” (ossia il transitus fluvii). Nella parola passing, la prima s è quella lunga, la seconda è quella corta, come si usava in inglese ma non in italiano.
Sotto si legge che un tempo questo alfabeto andava molto di moda tra i Cabalisti, ma è diventato in seguito così comune da essere considerato ormai profano.
Infine troviamo un altro metodo di scrittura di cui abbiamo già trovato traccia altrove. Le lettere ebraiche vengono distribuite in uno schema come quello del tris, e per scrivere si disegna soltanto la forma del settore in cui si trova la lettera desiderata, con uno, due o tre puntini aggiunti a seconda se si tratta della prima, della seconda o della terza.
Secondo Wikipedia il fiume che avrebbe dato il nome all’alfabeto del transitus fluvii sarebbe l’Eufrate, attraversato dagli ebrei di ritorno dalla cattività babilonese per ricostruire il tempio di Gerusalemme.
Qualcuno non ha resistito alla tentazione di inserire in un font le forme di questi alfabeti. Ad esempio su Esoteric Archives si può trovare il transitus fluvii, il tebano, l’alfabeto dei magi, la scrittura celestiale, la scrittura malachin, quella caldea e quella enochiana.
La qualità dei file è quella che è, ma in effetti anche nelle stampe d’epoca non si trovano forme molto curate.
Non si trattava certo di un prodotto commerciale, già è tanto che qualcuno lo usasse nei propri manoscritti per preservare i propri segreti.
Non mi pare di avere visto il transitus fluvii sulle piattaforme di font gratuiti, dove pure ci sono vari esempi di font esoterici digitalizzati. Alcuni sono fedeli agli originali mentre altri hanno sfruttato gli stessi principi per creare qualcosa di nuovo. Ad esempio invece di usare come base le lettere ebraiche, hanno usato quelle latine ridisegnandole con segmenti e cerchietti. Chiaramente il messaggio è facilmente leggibile, ma in quel caso la priorità non è la segretezza, bensì sfruttare un riferimento suggestivo a scopi decorativi.
Ne è un esempio l’Anglo Celestial di Pixel Sagas, su Font Space.
Dello stesso autore ci sono altri font esoterici.
Su Dafont si può trovare qualcosa del genere nella categoria Simboli/Esoterico, tra tanti dingbat a tema zodiacale soprattutto o religioso.
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