Dear Penpal, Bella Copia, Pinocchio

Il corsivo che si insegna nelle scuole italiane trova ben poca corrispondenza in molti dei font digitali che si trovano in commercio, ma anche in download gratuito.

Certo, si trova qualcosa di molto simile, ma alcune caratteristiche sembrano tipiche dell’Italia. Soprattutto il fatto che le lettere BDPR vengono disegnate con un lungo tratto circolare che si muove dall’estremità inferiore dell’asta verticale procedendo a sinistra in senso orario.

Altrove si preferisce tracciare la D in senso antiorario, facendo un piccolo occhiello all’estremità inferiore del tratto verticale per poi procedere verso destra.

Comunque, ho preso una D da una delle immagini che si trovano su internet coi materiali per i bambini delle elementari e l’ho mandata a What The Font.

E qualcosa di interessante è venuto fuori, anche se al primo colpo il sito ha visualizzato solo punti interrogativi.

La corrispondenza più vicina è il Dear Penpal, di Giaimefontz. L’autore, guarda un po’, ha un nome italiano, Giaime Del Bello, anche se preferisce non dichiarare la sua nazionalità nella biografia preferendo dire che è “basato in Europa”. La fonderia è in funzione dal 2020.

Nel nome compaiono sia la D che la P, colo loro andamento caratteristico.

L’estremità finale della D si arriccia formando un occhiello per andarsi ad attaccare alla lettera successiva.

I font calligrafici come questo sono complicati da fare, perché tutte le lettere di ogni parola devono congiungersi fra di loro, e le lettere hanno delle forme diverse: il tratto finale della o è in alto, quello della a è in basso.

Per riuscire a conciliare le varie esigenze, bisogna fare ricorso alle funzionalità OpenType: varianti contestuali, legature standard e opzionali, kerning. E non serve solo l’impegno da parte del disegnatore, ma c’è anche bisogno che il cliente abbia un software in grado di supportare tutto ciò.

Tra i risultati di What The Font c’è anche un altro progetto interessante, dal nome, guarda un po’, italiano, Bella Copia, di un autore dal nome, indovinate, italiano: Vincenzo Crisafulli.

Crisafulli ha studiato architettura a Palermo.

La forma delle lettere in questo font è più geometrica che nell’altro, con lettere come b, e, a, o che ricalcano più o meno la forma del cerchio.

Parecchi specimen molto suggestivi, con immagini d’epoca di studenti tra i banchi di legno, carabinieri col pennacchio, fumetti del Signor Bonaventura.

In effetti l’andamento di questa scrittura è un po rigido. La prima lettera che colpisce è la e, che anziché essere curva ha un tratto rettilineo centrale in salita.

Ne vogliamo cercare anche un terzo? Scorriamo la lista tra risultati che non c’entrano niente e arriviamo, indovinate un po’, a un altro nome italiano: Pinocchio Scribe Regular.

La fonderia è TrueBlue, e di quale Paese può essere? Dice la didascalia che è stata fondata nel 2006 da un certo Gianni Marcolongo.

La descrizione si limita a dire che si tratta che si tratta di un font basato sulla scrittura a mano scolastica disegnato per aiutare gli studenti a imparare a scrivere.

Tanti tag: rounded, education, handwriting, pen, school, child writing, upright script, child, central europe, laura, heading, playful, decorative, romantic, casual script, handwritten, casual.

Mancano riferimenti all’Italia, restando genericamente sull’Europa Centrale.

Il tag Laura non penso sia molto utile. Il tag upright script ci ricorda che è ad asse verticale invece che inclinato.

Manca il riferimento alla calligrafia. La parola si usava spesso a scuola come criterio di valutazione della qualità dello scritto, soprattutto in relazione alla leggibilità.

A quanto ho letto in questi giorni, questo stile di scrittura dovrebbe essere stato formalizzato in Italia all’incirca nel 1940.

Oggi, che i bambini iniziano a leggere e scrivere usando gli smartphone o comunque i dispositivi digitali, in molti Paesi è stato messo a punto uno stile di scrittura che si basa sullo stampatello, per poi unire le lettere per scrivere in maniera rapida e continua.

Su Google Fonts si trova due versioni del font Playwrite pensate per i bambini italiani: Moderna e Tradizionale. Moderna è basato sulle lettere stampatelle, mentre Tradizionale è un adattamento del Playwrite che si avvicina molto a quello insegnato nelle scuole. Con una grossa differenza: le lettere BDPR hanno il tratto a sinistra della verticale interrotto. Insomma, ci manca proprio l’elemento caratteristico collegato all’Italia.

Identifont non conosce proprio i nomi di Dear Penpal e Bella Copia. Conosce il nome Pinocchio, ma non ha nessuno specimen, né l’anno di rilascio. C’è solo il nome della fonderia TrueBlue e quello della piattaforma Myfonts.

Su Dafont, nella categoria Script/Scuola, non ce n’è neanche uno che abbia le lettere PBDR all’italiana.

Anzi uno c’è, l’English Essay di Brittany Murphy. Qui la forma delle lettere è molto più casual rispetto a quella che viene insegnata agli scolari. La forma di alcune lettere si discosta parecchio rispetto a quella a cui siamo abituati: la I soprattutto, ma anche la H, troppo semplice, o la T, che curva verso sinistra anziché a destra. La p minuscola, chiude invece di restare aperta. La q, forma un occhiello sul tratto discendente, come pure la z.

Gli altri, quando chiudono all’italiana alcune lettere, ne lasciano aperte altre. Ad esempio l0Imrans School di Pieter Wiegel ha le lettere PBR all’italiana, ma la D tracciata in senso antiorario. In questo font troviamo la H con l’occhiello sul tratto orizzontale, come non si è mai fatto qui ma solo altrove. E poi ci sono M e N dalla forma derivata dallo stampatello, oltre a una T che sembra una I scolastica.

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