L’unico font di cui avete bisogno
Qualche anno fa un blogger ha scritto che il Times New Roman 12 è l’unico font di cui un autore ha bisogno.
Ovviamente non stava parlando di pubblicità, di copertine, poster, riviste, eccetera. Stava solo parlando di narrativa.
Uno scrittore deve lasciare libero sfogo alla sua creatività nel testo del romanzo che sta scrivendo, senza dare troppa importanza al carattere utilizzato.
Nessuno gli vieta di scrivere a qualunque dimensione e in qualunque font lo faccia sentire a proprio agio, anche in Comic Sans corpo 9, ma prima di inviare il file alla casa editrice è bene riconvertire il tutto in Times New Roman 12.
Il Times New Roman è stato disegnato da Stanley Morison nel 1932 per il quotidiano Times di Londra, al fine di migliorare la leggibilità del testo degli articoli.
Era pensato specificamente per i giornali, ma in breve venne usato anche per la stampa dei libri, proprio grazie al fatto che era molto leggibile.
All’epoca il Times pubblicò una dimostrazione del nuovo font usato a fianco di quello vecchio per far apprezzare la differenza. I tratti sono più leggeri, c’è più spazio bianco tra una riga e l’altra, a parità di interlinea, per cui le parole risaltano di più.
L’autore del post si scaglia contro l’Arial, da non usare assolutamente nei manoscritti da sottoporre agli editori, e contesta la scelta della Microsoft di passare al Calibri come carattere di default.
Il Calibri “è probabilmente il carattere meno leggibile e meno portabile che abbia mai incontrato, con l’eccezione ovvia dei caratteri puramente decorativi”.
Tra i font citati c’è anche il Courier, che a quanto pare viene preteso da alcune case editrici “che vogliono credere che tutti noi ancora usiamo le macchine da scrivere. Ma non usiamo le macchine da scrivere”, dice il post.
Sullo stesso blog si può trovare l’elenco di impostazioni che l’autore richiede per i testi che gli vengono spediti. Viene confermato l’uso del Times New Roman 12, con prima linea del paragrafo indentata di 0.5 pollici (1,27 cm), senza spazio aggiunto tra i paragrafi ma con interlinea doppia.
Il blog è molto interessante perché contiene vari consigli per gli scrittori. Ad esempio in un post del 2016 viene spiegato quando e perché si può usare il corsivo. Si possono mettere in corsivo delle parole a cui dare particolare enfasi, oppure i titoli di libri e film, ma non i nomi di taverne e ristoranti.
I pensieri del personaggio che compare nella storia, i discorsi immaginati, o forme di comunicazione telepatica che avvengono nel romanzo possono essere resi in corsivo, così come certe parole straniere e insolite per cui non c’è traduzione.
Il blog continua ad essere aggiornato. Tre giorni fa ha festeggiato il suo quindicesimo compleanno, pubblicando le copertine di alcuni libri dell’autore, su cui troviamo vari font interessanti, diversi dal Times New Roman.
A proposito di font e scrittori di romanzi, l’articolo più interessante pubblicato in italiano sull’argomento resta quello del Post, uscito nel febbraio 2020, in cui si chiedeva a vari scrittori italiani qual’era il carattere che usavano in fase di scrittura dei loro libri.
Valeria Parrella, Nicola Lagioia e Paolo Nori hanno confessato di usare il Times New Roman, ma, sorprendentemente, non in corpo 12 che è l’impostazione di default, ma tutti e tre in corpo 14!
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