WarText

L’altro ieri la Rai ha rimandato in onda Wargames, un film classico del 1983 che racconta di come un giovane hacker si intrufola nei computer della Difesa americana e rischia di far scoppiare un conflitto nucleare globale.

La tematica è molto attuale, visto che uno scenario del genere è sempre più probabile.

A suo tempo il film fece scalpore, ispirò qualche pubblicità, è una pietra miliare nella storia dei film sugli hacker, e ancora oggi può essere un punto di riferimento per quanto riguarda la morale (l’unico modo per vincere è non giocare).

Sul web c’è qualche interesse anche dal punto di vista tipografico.

Il computer usato dal protagonista ovviamente usava un font bitmap come quelli che erano comuni all’epoca, anche se una copia esatta non l’ho mai trovata. Mi pare di avere letto da qualche parte che il font di sistema era stato sostituito con uno personalizzato, ma evidentemente nessuno lo ha mai portato in forma di font scalabile.

C’è poi il fatto che i monitor dell’epoca erano a tubo catodico, con un raggio che ridisegnava lo schermo varie volte al secondo procedendo per linee orizzontali.

Quindi, sulla pellicola le lettere, quando erano inquadrate da vicino, sembravano composte da varie righe orizzontali ravvicinate.

Varie persone hanno preso spunto da questo dettaglio per creare qualcosa che possa suggerire un effetto simile in qualche grafica a tema.

Un esempio è il WarText di KindredCoda, realizzato su FontStruct, una piattaforma che permettere di creare font in maniera semplificata.

Le linee orizzontali sono abbastanza distanti una dall’altra, ma le proporzioni e molti dettagli coincidono con ciò che si vede nel film. 

 

A sinistra, un fotogramma del trailer attinto da Youtube. A destra, la stessa scritta riprodotta col WarText, scaricabile gratuitamente da FontStruct.

 

Sempre su Fontstruct si può trovare il WarGames di Damien Guard, dove le linee orizzontali sono più ravvicinate, si toccano, anche se in effetti lettere come B e D mi sembrano molto più larghe di quelle del film. Insomma si tratta di libere interpretazioni.

Ancora su Fontstruct è stato caricato il Wopr di Diggles1972, che prende il nome dal computer centrale del Norad che nel film continua a portare avanti la simulazione nonostante i tentativi dei militari di riprendere il controllo.

Le linee orizzontali non si toccano. Anche qui le proporzioni sono state adattate a piacimento.

Mi viene in mente che anche su Google c’è un font disegnato con linee orizzontali separate, è il Sixtyfour, di Jens Kutilek, dove però il peso delle aste è superiore e la forma delle lettere è diversa rispetto a ciò che si vede nel film, ad esempio T e L sono senza grazie, come pure B e D.

Ma nel film non c’è solo la grafica spartana del computer del ragazzo, perché alcune scene si svolgono nella sala di controllo centrale del Norad, ricostruita in maniera fantascientifica, molto più sofisticata di quanto non fosse nella realtà, all’epoca.

Gli enormi schermi sulla parete riproducevano cartine di ogni parte del mondo coi dati in tempo reale sulla posizione dei missili e dei bombardieri. Le scritte erano in un font monoline con una O ottagonale.

Sul sito del progetto HP 9845 c’è un lungo articolo che ricostruisce tutti i dettagli tecnici relativi a come vennero create quelle grafiche. Le animazioni vennero completate prima dell’inizio delle riprese. Ogni frame richiedeva un minuto di lavorazione da parte del computer, e veniva memorizzato su pellicola cinematografica.

Su Reddit qualche anno fa si discuteva appunto dei caratteri tipografici usati nel film e qualcuno aveva consigliato come alternativa il Rigid Square Thin Font, Dharma Type, acquistabile su My Fonts.

Altri due font sono interessanti in relazione a questo film.

Il primo è quello usato per il titolo sulla locandina, su cui ancora nessuno si è ancora soffermato. Si tratta di un sans serif pesante, le cui lettere sono state avvicinate fino a farle toccare per realizzare il logo.

Il secondo è quello dei titoli di coda, suggestivi, in rosso su fondo nero.

In questo caso la corrispondenza è Computer Std Regular, della Monotype.

Il font è online solo dal 2001 su MyFonts e non vengono fornite indicazioni sul disegnatore. Probabilmente è la digitalizzazione di qualcosa che ha circolato per anni in altri formati.

Il carattere “evoca immediatamente la tecnologia dei primi computer mainframe”, dice la descrizione.

Identifont non fornisce il nome del disegnatore e neanche l’anno. Nota solo che mancano le minuscole.

E soprattutto fornisce una lista di alternative, tra cui Minicomputer di Ray Larabie, rilasciato nel 2017, che contiene anche tutte le minuscole.

C’è su Dafont qualcosa basato sullo stesso bislacco principio di variare di colpo lo spessore delle aste verticali? C’è, è il Computerfont, che contiene sia maiuscole che minuscole.

Nota dolente: mancano le informazioni sull’autore e sulla licenza, cosa abbastanza problematica se uno volesse usarlo in un progetto non personale.

Curiosità: alcune lettere accentante non sono presenti, sostituite dalla digitalizzazione di disegnini in pixel art. Si vede uno dei primi computer Apple, in varie configurazioni, un floppy disk, un paio di astronavi dei primi rudimentali videogiochi, e una grossa astronave, credo di Star Trek.

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