John Wilkins

John Wilkins è stato uno scrittore e filosofo britannico vissuto nel Seicento.

Una delle sue opere più famose è l’ “Essay towards a Real Character and a Philosophical Language”, nella quale descrive una possibile forma di scrittura destinata a sostituire il latino nelle comunicazioni internazionali.

In questo sistema ogni carattere non corrisponde a un suono, ma ad un concetto, che fa riferimento ad un sistema di classificazione di qualunque cosa esistente al mondo.

Ci sono 40 generi, divisi in differenze, divise a loro volta in specie.

Tipo, la sillaba zi corrisponderebbe ai mammiferi. Zit sarebbero i canidi, zita il cane.

Inutile dire che questo sistema non ha mai preso piede essendo troppo laborioso. 

Wikipedia in italiano ha una voce dedicata a Wilkins ma non al suo Essay.

Che c’è invece su Wikipedia in inglese, con foto di una pagina con la trascrizione del Padre Nostro.

A quanto pare Wilkins aveva inventato anche una scrittura, fatta di segni semplici, tutti collegati tra loro.

Prima viene trascritta la preghiera secondo la scrittura ideata da Wilkins, poi se ne dà la traduzione parola per parola.

Da lì possiamo notare che le parole Terra e Cielo sono praticamente uguali nella prima parte: un trattino verticale che poggia sull’estremità di sinistra del braccio orizzontale di una croce. Lasciato così otteniamo la parola Cielo. Se ci aggiungiamo un tratto obliquo a scendere all’estremità destra della croce, otteniamo la parola Terra.

L’intero libro di Wilkins, nell’edizione del 1668, può essere sfogliato online su Archive.org, gratuitamente e senza bisogno di iscriversi.

La quarta parte, quella dedicata al Real Character e al linguaggio filosofico, comincia a pagina 418 del file.

La pagina col Padre Nostro è la 428 del file (numerata 395 nel libro).

Non mi pare di vedere una tabella chiara con tutti i simboli inclusi. Le spiegazioni per ogni parola sono molto laboriose.

Credo che nessuno abbia mai provato a derivarne un font, cosa che sarebbe possibile visto che, a differenza della stenografia, qui tutti i simboli sembrano disporsi da sinistra a destra sulla stessa riga.

Sul web si trova un pdf in italiano con un testo attribuito a Jorge Luis Borges in cui si parla dell’idioma analitico di Wilkins mettendo in discussione il sistema di catalogazione delle cose.

Da un lato è affascinante l’idea che il nome di una cosa descriva le caratteristiche della cosa stessa. Il salmone ad esempio nella lingua di Wilkins si chiamerebbe zana. Za indica che è un pesce squamoso, n che è fluviale, e a che ha la carne rossastra.

Dall’altro lato, a Borges viene in mente la famosa classificazione degli animali dell’Emporio celeste di conoscimenti benevoli, nella quale ci siamo già imbattuti su questo blog in riferimento alla classificazione dei caratteri tipografici.

Si tratta di un testo umoristico in cui gli animali vengono classificati in tante categorie che si sovrappongono tra di loro (appartenenti all’imperatore, imbalsamati, ammaestrati, …, sirene, favolosi, … , inclusi in questa calassificazione, che si agitano come pazzi, innumerevoli, … , che hanno rotto un vaso, …).

Discorso che si adatta bene per i sistemi che nel corso degli anni sono stati inventati per catalogare i caratteri tipografici inserendoli in categorie diverse, ma che in questo caso rende bene l’idea del problema di classificare tutte le cose esistenti (e inesistenti).

In base a che cosa dare la priorità ad una categoria o all’altra? Bene dividere i mammiferi dagli altri animali, ma perché non dividere gli animali domestici dagli altri? O gli animali neri dagli altri?

Nel testo c’è anche un vocabolario, ma abbastanza indecifrabile.

Alla parola cat è associata la sequenza Ee.IV.4.

Che significa?

Non ne ho idea, ma probabilmente si riferisce alla classificazione degli animali che comincia a pagina 184, nella quale gli animali della famiglia dei gatti compaiono al numero IV e quelli della famiglia dei cani al numero V.

Nella pagina successiva viene fuori che il gatto compare al numero 4 della categoria IV. All’1 c’è il leone, al 2 tigri, pantere e leopardi, al 3 la lince, e all’8... il castoro!!!

Della categoria III, bestie artigliate non rapaci, fanno parte scimmie (2), lepri (3), porcospini (5), scoiattoli (6) e topi (7). 

Per quanto riguarda l’impaginazione del libro seicentesco, vediamo che si fa uso di caratteri romani e italici, e qua e là anche dello stile gotico per alcune lingue specifiche. In una pagina compaiono anche ideogrammi cinesi (492 del file, numero 451), ma come illustrazione, a dimensioni enormi rispetto al testo.

In copertina il titolo viene diviso in varie righe, variando il corpo, alternando all-caps e minuscole, romano e italico, e alterando il tracking (la distanza tra una lettera e l’altra).

La U maiuscola ha la forma della minuscola.

Il tutto è inserito in una cornice fatta di righe che non si toccano tra loro.

Nel testo all’interno si fa uso della s lunga e della legatura ct.

Dopo l’ultima riga di ogni pagina, sia pari che dispari, viene aggiunta la prima parola della pagina successiva, sia come aiuto alla lettura, sia come indicazione per i rilegatori.

I capitoli iniziano con capolettera semplici da due righe.

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