Il frammento Parsons-Scheide di Bondeno

Wikipedia, nella sua pagina dedicata alla storia della tipografia, dice che “il primo libro stampato in Italia di cui si abbia notizia fu tirato nel monastero di Subiaco”. Aggiunge però una serie di frasi abbastanza criptiche: “A Bondeno, nella Bassa Ferrarese, si segnala nel 1463 la stipula di un accordo tra il tedesco Ulrico Pursmid e l’allora cappellano della pieve don Paolo Moerich”, che dimostrerebbe che “il reticolo di centri con una certa animazione culturale anche se nel nostro caso per opera di apporti teutonici, fu forse più fitto di quanto finora non consti”.

Eh???

Che significa?

Il fatto è questo: che a Bondeno, vicino Ferrara venne stampato un opuscoletto intitolato “Meditazioni sulla passione di Cristo”, noto anche come Frammento Parsons-Scheide. Lo stampatore sarebbe un tipografo tedesco ambulante, Ulrich Pursmid, e l’anno di stampa sarebbe il 1463, ossia due anni prima dell’inizio dell’attività di Pannartz e Sweynheym a Subiaco.

Almeno, questo è quello che si legge in un pdf che si trova sul sito del Comune di Bologna.

La youtuber Ilaria Maria Di Vicino ha dedicato un video di 13 minuti all’argomento, organizzando le informazioni che si hanno in varie slide.

Non si è conservato nessun esemplare completo delle Meditazioni. Il libro in origine era composto di 17 carte. Ne sono sopravvissute solo 8: 6 con testo e 2 con illustrazioni.

Il video della Di Vicino si presentare l’elenco dei contenuti di ogni pagina, anche di quelle mancanti.

Tuttavia in tutto il web non si riesce a trovare qualche foto delle pagine sopravvissute, in particolare del testo che dal mio punto di vista sarebbe la cosa più interessante.

L’unica immagine che circola raffigura la carta 16r, su cui è stampata una scena del Giudizio Universale, dicono.

In realtà nel pdf sul sito del Comune di Bologna si vede un testo composto di rozze lettere medievaleggianti, ma non c’è nessuna didascalia specifica. 

Su Youtube c’è un video dedicato ad un convegno che si è tenuto a Bondeno nel 2013 in cui vengono inquadrate varie pagine del Frammento stampate con gli stessi caratteri. 

Nel montaggio ci finisce anche la foto di una pagina stampata in stile gotico, ma mi pare difficile che faccia parte dello stesso volume.

Il Frammento è stato venduto all’asta al prezzo di un miliardo e 250 milioni di vecchie lire, non si sa in che anno, ed è conservato in America, dicono. 

Nel filmato vengono inquadrati anche vari testi manoscritti emersi nel corso delle ricerche su quel periodo, in vari stili, dall’intricata mercantesca, a qualche cancelleresca o umanistica.

A differenza degli stampatori di Subiaco, che poi continuarono a lavorare a Roma, non si hanno notizie successive di questo tale Pursmid. 

Nel video si accenna ad un tale Giovanni Mazzocchi detto Dal Bonden proprio perché veniva da Bondeno, che fu un noto stampatore all’inizio del Cinquecento. Sua fu la più importante edizione dell’Orlando Furioso, all’epoca. 

Le lettere che si vedono sul frammento Parsons non hanno nulla a che vedere con il gotico che si usava in Germania e che venne preso come riferimento da Gutenberg per il primo carattere tipografico della storia, ma sono anche lontanissime da quelle a cui siamo abituati noi, in stile romano con grazie o senza.

Il testo è ingombrante rispetto alla pagina, poco più di una ventina di battute per riga, ma non sappiamo le dimensioni precise. 

La s è quella lunga, si usano le abbreviazioni medievali, per cui a volte le lettere n e m all’interno della parola non compaiono, sostituite da una tilde sulla vocale precedente.

C’è un font gratuito simile a quello usato nel Frammento? Si potrebbe cercare tra i medievali, ma è difficile trovare la corrispondenza esatta. In particolare, Pursmid aveva una d circolare, con l’estremità di destra che non solo non si allungava come tratto ascendente, ma nemmeno procedeva in obliquo o serpeggiando: si allungava semplicemente in orizzontale verso sinistra. Una caratteristica che nei font digitali non si trova, neanche in quelli medevaleggianti. 

Scorrendo rapidamente la lista fornita da Dafont mi colpisce il Frederick Text di Dieter Steffmann, che ha una a dalla forma simile, e pure nella forma della g ci trovo qualche somiglianza. La d però ha un tratto ascendente verticale, seppure corto. 

What The Font mi segnala tra i font con le metriche simili il Weiss Roundgotisch Std Antique Standard di Urw, per le forme della a e della d, mentre la g è completamente diversa.

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