L’alfabeto greco
L’ultimo articolo pubblicato sul sito World History, all’inizio del mese scorso, è dedicato all’alfabeto greco, il primo vero alfabeto propriamente detto.
La stessa parola alfabeto deriva da alfa e beta, le prime due lettere greche.
A quanto ci hanno insegnato i libri di storia ad inventare l’alfabeto sono stati i Fenici, che non erano greci ma erano un popolo semita che viveva sulla costa orientale del Mediterraneo. Tuttavia il cosiddetto alfabeto fenicio non è un vero e proprio alfabeto perché non contempla le vocali.
Il nome tecnico sarebbe abjad, anche se nell’articolo non compare mai. Sistemi del genere sono tuttora in uso: gli alfabeti arabo ed ebraico sono ancora oggi degli abjad. Questo significa che chi non conosce la lingua non può sapere come pronunciare le parole, perché nel testo mancano informazioni su quale vocale ci sia tra una consonante e l’altra, e non è nemmeno possibile sapere se ci sia una vocale tra le due consonanti oppure no.
Istintivamente ci viene da pensare che l’invenzione dell’alfabeto sia strettamente collegata all’invenzione della scrittura, visto che senza lettere dell’alfabeto noi non possiamo scrivere, ma in realtà non è così.
In Egitto e in Mesopotamia si scriveva già in precedenza, usando ideogrammi, oggi chiamati logogrammi, dove ogni segno rappresenta un oggetto o un concetto ben preciso. Si trattava di un sistema molto complicato, visto che per ogni oggetto, persona, città, concetto serviva un segno diverso. Questo implicava la necessità di imparare migliaia di segni, in anni e anni di studio, e quindi si trattava di un’arte che solo in pochi potevano apprendere.
Il passo successivo fu quello di passare alle scritture sillabiche, in cui ogni segno rappresentava una sillaba diversa. Così i segni necessari a comporre un discorso si riducevano a un centinaio o giù di lì.
Nell’articolo si dà una certa importanza alla scrittura Lineare B, in uso presso i micenei prima dell’invenzione dell’alfabeto. Si trattava di una scrittura sillabica composta da 80 segni e 100 ideogrammi, sviluppata nel secondo millennio avanti Cristo. A quanto pare però poteva essere utilizzata soltanto per questioni amministrative, ad esempio elencare la quantità dei beni posseduti o scambiati, ma non per narrare storie.
Per giunta alla fine dell’età del Bronzo ci fu in Grecia una grossa crisi che fece iniziare un periodo oscuro durato quattro secoli in cui si perse la memoria del Lineare B.
Così quando nell’ottavo secolo avanti Cristo i Fenici portarono l’alfabeto fu una grossa novità.
A quanto dice l’articolo, l’impatto di questa invenzione fu veramente significativo, perché “incoraggiò lo sviluppo di sistemi filosofici, scientifici, medici, religiosi, politici, culturali e sociali”.
Nella pagina viene incluso anche un filmato con un’animazione rudimentale in cui si prova a semplificare la storia dell’invenzione dell’alfabeto greco a partire da quanto raccontò Erodoto nel quinto secolo avanti Cristo. Il risultato è un po’ imbarazzante, in effetti.
La pagina contiene inoltre una foto di una tavoletta scritta in Lineare B.
Su Google Fonts si può trovare un font contenente tutti i glifi di questa scrittura, realizzato nell’ambito del progetto Noto.
Il Noto Sans Linear B contiene 273 glifi che fano parte di 3 blocchi Unicode: Ideogrammi Lineare B, Sillabario Lineare B e Numeri Egei.
Wikipedia in italiano non ha nessun articolo dedicato ai numeri egei. Ce n’è uno in lingua inglese che mostra la tabella da 1 a 90mila.
I numeri da 1 a 9 venivano ottenuti tracciando lineette verticali.
Le decine venivano ottenute tracciando lineette orizzontali.
Per le centinaia si facevano dei cerchietti.
Per le migliaia dei cerchietti con quattro tratti che spuntavano verso l’esterno, come in un mirino.
Per le decine di migliaia a questo simbolo veniva aggiunto un segno meno al suo interno.
Quindi immagino che una cosa tipo O = ||| doveva significare 123.
Comunque l’articolo non contiene esempi e link, e ha un template in cui si dice che “si basa in gran parte o interamente su una singola fonte … Per favore aiuta a migliorare quest’articolo introducendo citazioni ad altre fonti”.
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