The Jewish Chronicle

The Jewish Chronicle è un settimanale ebraico in lingua inglese stampato a Londra.

Fondato nel 1841, sospeso l’anno successivo, ripreso altri due anni dopo, si vanta di essere il più antico periodico ebraico al mondo ad essere pubblicato senza interruzioni.

In questi giorni è al centro di aspre polemiche per via di una serie di articoli contenenti informazioni forse inventate, scritti da un giornalista che non si sa bene da dove sia spuntato.

Alcuni collaboratori storici l’hanno abbandonato in polemica con la direzione.

Wikipedia in inglese presenta il giornale con una foto della prima pagina del 1896 che ospitava un articolo del sionista Theodor Herzl.

Il testo era impaginato su una colonna unica, circa 14 parole per riga.

Il titolo era in caratteri senza grazie con una Q dalla coda ondulata, alla Century.

Il nome dell’autore era scritto in caratteri serif, tutto maiuscolo.

La testata aveva la scritta “The” centrale molto piccola, e sotto “Jewish Chronicle.”, sempre tutto in maiuscolo, in caratteri Century.

Col Century Schoolbook che mi ritrovo installato sul mio computer posso fare una scritta simile in gran parte, anche se in versione Regular i tratti spessi sono meno spessi e in versione Bold i tratti sottili non sono poi così sottili.

Il punto che noi mettiamo a fine frase era messo sia alla fine del titolo, sia alla fine del nome dell’autore, sia alla fine del nome del giornale, un’abitudine che è caduta in disuso ormai.

Al disotto del nome inglese c’era il nome in lettere ebraiche, tra parentesi e senza punto.

Tra varie righe orizzontali si trovavano le informazioni tipiche di un giornale, il numero, il prezzo e la data, solo che quest’ultima era segnata due volte, secondo il calendario gregoriano e secondo quello ebraico, immagino.

La dicitura è: “Friday, January 17, 1896; - Shebat 2, 56-6.”

Secondo il sito Swissjews.ch, il 17 gennaio 1896 corrisponde a 2. Sh’vat 5656. Penso che sia la stessa cosa scritta in maniera diversa, e che sul cartaceo per qualche motivo fosse saltato il numero delle decine (ci sono altri tratti stampati male, sulla stessa riga).

Nel corso degli anni la grafica è cambiata più volte.

Sempre su Wikipedia possiamo vedere un numero forse speciale di soltanto di quattro anni dopo in cui il nome del giornale è impaginato in caratteri compressi all’interno di una cornice che raffigura le pagine di un libro aperto, e tutta la copertina è occupata dalla pubblicità di un mercante di liquori in caratteri slab e sans.

La grafica odierna ha fatto sparire le lettere ebraiche lasciando in alto a sinistra un quadrato blu in cui è scritto “The” in verticale dal basso verso l’alto e “JC” in bianco, per una larghezza di meno di un terzo della pagina, lasciando il nome completo, “The Jewish Chronicle”, in bianco su fondo nero in una striscia che copre il lato inferiore del quadrato, per la stessa larghezza.

La particolarità di questa scritta è che le lettere non sono verticali ma sono messe in prospettiva: mentre le prime sono inclinate verso sinistra le ultime sono inclinate verso destra, come se la stessimo guardando di sbieco dall’alto.

Con tutta probabilità le lettere del logo non provengono da un font, perché mentre i terminali della C sono tagliati in obliquo, il tratto inferiore della J si allunga verso destra in orizzontale e viene tagliato di netto in verticale.

Di solito chi disegna caratteri cerca di ripetere nelle varie lettere sempre le stesse scelte. Per questo immagino che quest’accoppiamento sia stato creato ad hoc per il logo.

Comunque passo l’immagine a What Font Is e il sito mi dice che il carattere più simile che conosce è l’Ekibastuz Heavy, seguito da Morl ExtraBold e un po’ più giù da Nusara Extra Bold e Savigny Black Condensed.

Tutti possono essere acquistati su My Fonts.

L’Ekibastuz è stato disegnato da Zakhar Yashchin nel 2006 per Art. Lebedev Studio.

Su Identifont si può vedere la foto di Yashchin, con barbetta e occhiali, e leggere una sua biografia da cui veniamo a sapere che è russo e che tra le altre cose ha curato il lettering della traduzione russa di Maus (una graphic novel sulla shoah) e di Rabbi’s Cat (Il gatto del rabbino), serie a fumetti francese.

Come previsto, nell’Ekibastuz l’estremità inferiore della J curva leggermente all’insù, a differenza di quello che fa nel logo del giornale.

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