Bree

Qualche giorno fa Antimafia Duemila Tv ha pubblicato su Youtube un video in cui Elena Basile afferma che le lobby israeliana condiziona la politica Usa.

Nella schermata iniziale compare il titolo del filmato, scritto in bianco e giallo su fondo grigio in caratteri senza grazie.

La lettera più caratteristica è la z, che ha un tratto discendente che forma un occhiello. Altri dettagli che noto: la l a manico d’ombrello, la y con occhiello sul tratto discendente, la e senza il tratto centrale rettilineo, la a ad un solo piano.

What Font Is riconosce subito la z: è quella del Bree.

Il nome non mi giunge nuovo. Immagino sia reperibile gratuitamente su Google Fonts. E invece sbaglio. Perché è vero che su Google Fonts c’è un Bree di TypeTogether, ma è il Bree Serif.

E se la e e la a possono avere una certa somiglianza con quello che si vede nel video di Youtube, la z non ha il tratto discendente, la y non ha l’occhiello, e la l ha la consueta forma con una grazia slab sopra a sinistra e due sotto.

Il Bree che cerchiamo invece si acquista su My Fonts. La famiglia è composta da 14 stili (7 pesi più i corsivi).

Gli autori sono Veronica Burian e Jose Scaglione.

Viene definito esplicitamente “upright italic”, ossia nel disegnare le lettere si è tenuto conto delle convenzioni che sono alla base del disegno dei corsivi, ma tenendo l’asse verticale.

L’aggettivo scelto per definire questo font è spry (vivace). Nella descrizione vengono presentate alcune lettere particolarmente influenzate dalla calligrafia. Oltre a quelle già notate vengono citate v e w, coi vertici inferiori sostituiti da una curvatura molto ampia, e la Q, che resta aperta, essendo disegnata come una specie di 2 deformato, col tratto circolare che curva su sé stesso chiudendo un occhiello per trasformarsi nella coda della lettera. Insomma, si può disegnare questa lettera con un solo tratto, senza alzare la penna dal foglio e senza bruschi cambi di direzione.

La descrizione nota anche il supporto per le lingue straniere: greco, cirillico e... vietnamita!

Vietnamita? Come gli salta in mente di puntare con una lingua così sconosciuta? Come sono fatte poi le lettere di questa forma di scrittura?

Niente di eccezionale: in Vietnam si usano semplicemente le lettere latine, con l’aggiunta di qualche segno diacritico sulle vocali e su qualche consonante (la D).

In teoria qualunque font può essere adattato alla scrittura vietnamita con un lavoro di pochi minuti.

Fonts In Use ha raccolto 11 segnalazioni relative al Bree. Una di queste mostra il Bree in uso nella titolazione i un giornale culturale di Praga. La lingua ceca, come la vietnamita, si basa sulla presenza di diacritici su alcune lettere latine: nell’immagine vediamo un accento a forma di v sulla r e sulla z, più un accento acuto al disopra della y.

E notiamo anche un dettaglio che prima mi era sfuggito: che anche la k ha un occhiello, sul tratto obliquo superiore.

Un altro uso segnalato è per il marchio in lettere latine di un cibo in scatola mediorientale che ha tutte le altre scritte in arabo, ovviamente realizzate con un font diverso.

Si tratta di un senza grazie dalle forme meno accattivanti rispetto a quelle del Bree. Tra l’altro noto che è messo in corsivo, nel senso che le lettere arabe sono inclinate verso destra.

Visto che l’arabo si scrive da destra a sinistra, dal loro punto di vista sono inclinate all’indietro.

Ho letto che per l’arabo è stato messo a punto un corsivo inclinato a sinistra, che alcuni chiamano iranico per contrapporlo all’italico, ma non so di preciso quanto sia usato.

Discutendo su un forum alcuni anni fa un utente diceva che il corsivo è qualcosa che è nato nella tipografia occidentale, che non è in uso in quella in arabo. Però nei software di impaginazione esistono di default i pulsanti per mettere un testo in corsivo. Gli utenti ci cliccano sopra pensando che succeda qualcosa, e se il disegnatore non ha messo a punto una versione corsiva potrebbe non succedere niente oppure le lettere vengono messe in obliquo secondo regole stabilite nel software che magari non sono ottimali.

Quindi i disegnatori che realizzano font che supportano l’arabo si pongono il problema di mettere a punto un corsivo per evitare effetti indesiderati, e decidono se inclinarlo a destra o sinistra sulla base di motivi estetici, culturali o anche tecnici: i glifi arabi hanno i tratti ascendenti sul lato destro, per cui inclinarli sulla destra richiede più spazio. E in un testo in cui si deve alternare spesso la scrittura latina e quella araba, incliare le lettere una volta di qua e una volta di là può avere un effetto sgradevole.

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