Fette Gotisch Pro
Sturmtruppen è un fumetto satirico italiano realizzato da Bonvi a partire dal 1968 sotto forma di strisce e poi di tavole, da cui sono stati tratti anche dei cartoni animati trasmessi dalla tv italiana negli anni Ottanta.
I protagonisti sono soldati tedeschi della seconda guerra mondiale. Inevitabile che il titolo della serie fosse scritto in blackletter, visto che la Germania ha continuato ad utilizzare questo stile fino all’inizio degli anni Quaranta, uno degli ultimi Paesi ad abbandonarlo per gli usi comuni.
Ma quale blackletter?
Provo a mandare il logo a What Font Is, e inaspettatamente non riesce a trovare niente di particolarmente simile.
Certo, trova dei gotici, ma non con quella caratteristica S con due tratti verticali spessi e una linea verticale sottile che la attraversa per tutta la sua altezza.
Ripeto la ricerca con MyFonts, e questo mi porta al Fette Gotisch Pro Regular. Che corrisponde alla perfezione, a parte il fatto che è molto largo mentre il logo delle Sturmtruppen è stretto, con poco spazio vuoto sia all’interno delle lettere che tra una lettera e l’altra (da cui la definizione inglese blackletter, lettera nera, riferito sia allo spessore dei tratti sia al fatto che di bianco all’interno del testo ne rimane ben poco).
My Fonts attribuisce il disegno a Friedrich Wilhelm Bauer e dice che il font è un’interpretazione della scrittura gotica nello stile del diciannovesimo secolo.
La famiglia è composta da un solo font: non sono previsti pesi diversi, stili corsivi, versioni condensate o allargate.
Il nome “fette” l’ho già sentito. Il traduttore automatico mi dice che in tedesco significa “grassi”. Insomma tutti i caratteri grassetti possono avere la parola “fette” nel nome.
Nel mondo anglofono l’aggettivo “gothic” è stato in molti casi utilizzato per definire i normali caratteri senza grazie, ma l’altro significato che ha è quello di blackletter contrapposto a romano.
I primi caratteri realizzati da Gutenberg a metà del Quattrocento erano in uno stile blackletter, mentre i primi tipografi tedeschi arrivati in Italia realizzarono caratteri in stile antiqua o romano per venire incontro alle esigenze del pubblico locale, influenzato dall’umanesimo e dall’interesse per l’antichità classica. Le maiuscole sono ispirate alle lapidarie romane, le minuscole a quelle dei manoscritti carolingi. E i caratteri che si usano oggi in gran parte del mondo, anche in Germania, sono appunto ispirati allo stile antiqua.
Identifont pure attribuisce il Fette Gotisch a Friedrich Bauer, e specifica anche l’anno, 1875.
Tra i caratteri simili il sito elenca anche Black Rose di Herman Ihlenburg e Michael Hagemann, 1873 – 2009, “un revival del Black Ornamented originariamente pubblicato da MacKellar, Smiths e Jordan”, e Agincourt di David Quay, 1983. Nessuno di questi ha il tratto sottile verticale nella S: il primo ha una lettera dalla forma semplice, il secondo ha un raddoppio nel tratto centrale sinuoso, che è facile trovare anche in altri font.
Il tratto sottile verticale nella S lo ritroviamo nel Gothique di Mecanorma, 2004 e nel Fette Gotisch della Urw, che il sito data 1911 e ne attribuisce il disegno al Wagner Studio e nel Gotisch Bold di Elsner+Flake, che probabilmente attingono allo stesso modello.
Anche nel Fette Kanzlei di Ralph M. Unger la S ha un tratto verticale sottile, ma qui i tratti spessi non sono mai verticali ma fanno curve molto ampie.
Mi chiedo se Dieter Steffman ha mai creato una versione di questo carattere. Il disegnatore tedesco ha prodotto parecchi revival gratuiti di font che circolavano nei secoli passati. Le sue versioni dell’Old English e simili sono tra i font più scaricati nella sezione Gotici / Medievale di Dafont.
Ma in questo caso sembra che non ci sia niente del genere, almeno su questo sito.
Il primo ad avere una S più o meno simile è quello che si chiama semplicemente Blackletter, che ha totalizzato più di 700 mila download e procede al ritmo di circa 300 al giorno.
Dico simile solo per il fatto che nella lettera c’è un accenno di tratto verticale sottile centrale, ma diviso in due dal fatto che non tocca mai i tratti che formano la lettera.
Le minuscole però sono concepite in maniera completamente diversa rispetto al logo del fumetto: anziché avere delle grazie semplici a onda ce le hanno a diamante, ossia con punte che si allungano nelle direzioni ortogonali.
La t delle Sturmtruppen ha una semplice sommità spiovente, quella del font di Steffman ha grazie che si allungano soprattutto in avanti in una maniera molto esuberante.
Lo stesso autore ha realizzato parecchi altri blackletter, ma nessuno di loro particolarmente vicino a quello delle Sturmtruppen.
Anche tra gli altri font della stessa categoria non si trovano alternative troppo simili.
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