I simboli della sterlina e della lira
Il simbolo che veniva usato spesso per la lira italiana, in alternativa ad una normale L maiuscola puntata o alla parola Lit., era una L dalla forma calligrafica con uno o due trattini orizzontali a mezza altezza.
Lo stesso simbolo, con un trattino solo, si usa tuttora per la sterlina inglese, visto che la Gran Bretagna non ha mai abbandonato la propria valuta per passare all’euro. In inglese la sterlina si chiama pound, ma come abbreviazione si usa la L perché il termine deriva dal latino libra pondo, che era una unità di misura che corrispondeva a circa tre etti e mezzo di argento.
Sia alla versione con una tacca che a quella con due è stato assegnato un valore Unicode, ma i due simboli si trovano in blocchi diversi.
Il simbolo con un solo trattino viene chiamato pound sign ha il codice U+00A3 e si trova quindi nel blocco Latin-1 Supplement, dove c’è anche il simbolo dell’euro, dello yen, del centesimo, virgolette di vario genere e le principali lettere accentate, tra cui le vocali italiane con accento grave e acuto.
Il simbolo con due trattini orizzontali è il lira sign e ha il valore U+20A4 e si trova in un blocco dedicato ai simboli di valute in cui troviamo anche lo shekel israeliano e il bitcoin, oltre a molti altri mai visti in uso da queste parti.
Il simbolo del dollaro invece si trova nel blocco Ascii, anche perché in alcuni linguaggi di programmazione ha un uso specifico (nel vecchio Basic indicava variabili contenenti stringhe di testo).
In qualunque font i simboli di sterlina e lira sono identici tra di loro, a parte il numero dei tratti centrali. Quando però li incollo nella casella dell’anteprima di Google Fonts appaiono diversi: quello della sterlina ha il tratto inferiore rettilineo, quello della lira ce l’ha ondulato. Non si tratta della scelta di un disegnatore, ma è una conseguenza del fatto che i due glifi vengono attinti da due font diversi. Il simbolo della sterlina viene dal Google Sans Flex, in cui evidentemente non c’è il simbolo della lira, per cui il browser risolve andando a pescare nel sans di default, che evidentemente è l’Arial, nel mio caso.
Il simbolo della sterlina è tuttora in uso, ed è accessibile facilmente sulla tastiera con la combinazione Maiusc+3. Il blocco Latin-1 è supportato dalla maggior parte dei font di uso comune.
La lira non è più in circolazione, il simbolo non è sulla tastiera, il blocco delle valute non è considerato indispensabile, quindi in molti font manca.
Ovviamente nel Roboto di Christian Robertson, uno dei cavalli di battaglia di Google Fonts, ci sono entrambi i simboli. Ma nell’Afacad Flux o nel Sixtyfour Convergence, font appena lanciati, c’è solo il simbolo della sterlina.
Open Sans e Montserrat ce li hanno entrambi, ma già Poppins, Lato e Ubuntu snobbano il simbolo della lira.
L’asta che scende dall’alto è sinuosa, a volte lo è anche quella orizzontale in basso, ma non si formano occhielli veri e propri. Il primo ad avere un occhiello abbastanza spazioso, in basso, è il Work Sans di Wei Huang. Il secondo è il Libre Baskerville di Impallari Type.
Il Dancing Script, sempre di Impallari, ha l’occhiello anche nella parte superiore, ma è normale: si tratta di uno script, il disegnatore non ha fatto altro che prendere una normale L maiuscola e aggiungerci i trattini.
Una cosa strana succede nel Bitter di Sol Matas, dove il simbolo della lira si ritrova ad essere spezzato in due. Cioè tra un trattino e l’altro è stata cancellata l’asta verticale.
Un effetto insolito, che ritroviamo anche nel Cormorant Garamond di Christian Thalmann.
Lo Zilla Slab di Typotheque invece va controcorrente: qui, anche se i due simboli hanno la stessa forma, hanno una diversa grandezza: il simbolo della lira è alto quanto le maiuscole, quello della sterlina è più basso.
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