Manifesto ottocentesco /5
Ultimi dettagli nell’analisi di un manifesto ottocentesco con l’aiuto di What Font Is. Alcuni dei font usati sono stati identificati, perché a quanto pare ne è stata realizzata una versione digitale. In alcuni casi abbiamo trovato delle alternative gratuite.
Adesso bisogna vedere che viene fuori analizzando una scritta piccola in una specie di Playbill. C’era una scritta in grande dello stesso genere, ma il tutto era declinato in maniera diversa.
Passo la parola “Saturday” e il primo risultato è P.T. Barnum, un nome fin troppo conosciuto. A seguire arrivano Bigtop Regular dalla piattaforma Creative Market e Circus Bold dai ClickArt Fonts della Broderbund.
E tra quelli per uso personale?
Al primo posto troviamo lo StageCoach Regular (il nome è quello che indica la diligenza del far west).
Al secondo il K22 Eclair, che ha uno spessore in basso a destra come un altro font che abbiamo visto sullo stesso manifesto, ma ha le grazie tuscan, divise in due.
A terzo posto c’è lo Smokum che si prende da Google.
Concludiamo con l’ultima scritta in un serif normale in piccole dimensioni.
Lo sbaffarsi dell’inchiostro porterà sicuramente a risultati volutamente rovinati.
Infatti la lista si apre con Alta Bold seguito da Momentum Bold, Radio Interference Regular eccetera.
Più giù troviamo un C1874 Regular preso dalla piattaforma Creative Fabrica, coi contorni molto liquidi per essere scambiato da lontano per una stampa imprecisa.
Questo non ci insegna molto sulla storia della tipografia, come previsto.
E peggio avviene quando cerchiamo tra i gratuiti, dove vengono fuori caratteri display pesanti.
L’OldNewspaper Types è relegato al diciannovesimo posto.
Si dovrebbe cercare anche un altro font presente sul manifesto, ma somiglia molto all’Arbutus presente su Google Fonts.
Proviamo a mettere insieme il tutto? Proviamo.
Alcuni dei font che ho trovato poi non li ho usati, ce ne ho messi altri troppo moderni, l'interlinea l'ho gestita un po' alla rinfusa. Ma era solo per rendere l'idea. |
Dunque abbiamo Wood Print per scrivere “Full moon.” e “Excursion” (uso personale); Syne per “St. Michael’s”(preso da Google Fonts); Imbue per “Temperance Band” (Google Fonts); Arbutus Slab per il nome del professore, la dicitura “On the Steamer”, gli orari di partenza e di arrivo e il recapito finale (Google Fonts). Poi Fette Egyptienne per la parola Grand, a cui ho aggiunto un’ombra grigia per ricordare l’effetto nel font originale (uso personale); Ewert per la scritta Moonlight (Google Fonts, poco decorato rispetto al font che venne usato nella realtà); Thomson per la parola Belle (uso personale, ci manca il punto interrogativo, ahimè). Infine Arbutus per l’itinerario e il costo del biglietto; e Smokum per la data. Entrambi arrivano da Google Fonts.
Ho iniziato scrivendo il testo in Times New Roman per poi convertirlo. E quando sono arrivato agli orari, la frazione veniva con la linea obliqua, a differenza di quello che si vedeva sul manifesto. Ho pensato: come cambiano i tempi. Invece riconvertendo il tutto in Arbutus è venuto fuori che in questo font le frazioni sono come nell’originale.
Avendo impaginato il tutto in OpenOffice, è bastato scrivere il numero 1, la barra e il numero 2 perché la sostituzione avvenisse in automatico.
Le linee le ho messe dalle proprietà del Paragrafo, alla scheda Bordo. Peccato che l’interlinea per i testi grandi era spropositata, così ho dovuto tagliarli e incollarli in caselle di testo opportunamente create, per poter ottimizzare lo spazio e far entrare tutto nella stessa pagina.
Il problema semmai è che ho impaginato tutto in OpenOffice Writer, da cui si può esportare direttamente in pdf ma non in un’immagine. OpenOffice Draw è in grado di farlo, ma non si può semplicemente copiare tutto da qui a lì. Mi sa che bisogna lavorare sui singoli elementi separatamente.
Impaginare un testo del genere richiede un bel po’ di tempo, tra scelta dei caratteri, aggiustamento delle dimensioni e dell’interlinea. Infatti il risultato che ho ottenuto al volo non è affatto ottimale. Per ottenere qualcosa di accettabile bisognerebbe continuare a lavorarci sopra, sai quanto? Ma qui volevo soltanto rendere l’idea di come ragionavano all’epoca.
Ah, un’altra cosa: nel manifesto originale la scritta th dopo la data è in lettere normali. Avendola scritta in OpenOffice, il software me l’ha rimpicciolita e rialzata, anche se nessuno gliel’aveva chiesto. Me ne accorgo solo adesso.
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