Schede elettorali americane
Negli Stati Uniti sono ormai imminenti le elezioni presidenziali.
Credo che negli Usa non esista la stessa legge che c’è da noi, in base alla quale un cittadino non può fotografare volontariamente il proprio voto e diffondere la fotografia.
Infatti qua e là sui social circolano da giorni le foto di coloro che hanno già votato e spedito la scheda per posta (mi pare che i primi voti siano iniziati a partire da fine settembre).
Le schede elettorali italiane sono riconoscibilissime: grandi, stampate su carta colorata, con un intreccio di linee sul lato esterno, tanto spazio vuoto tra una casella e l’altra, e i bei simboli colorati dei nostri tanti partiti.
Le schede americane a quanto pare non hanno né colori, né disegni, né elementi grafici particolari.
Tutto il testo è inserito in una normalissima tabella, divisa in varie celle, alcune delle quali con sfondo grigio chiaro o scuro, a seconda.
Il font usato è... Arial. Credo Arial Narrow. Un po’ deludente, per niente esotico visto che spesso è installato di default sui pc di chiunque.
Alcuni elementi sono in grassetto.
L’unico simbolo particolare è la casella per votare, che è un piccolo ovale, più largo che lungo, all’incirca dell’altezza delle minuscole. Nelle istruzioni è pieno, ossia nero, mentre accanto ai nomi dei candidati e ai quesiti vari è vuoto. Il votante lo deve annerire a penna.
Il riquadro per il voto alle presidenziali riporta accanto a ogni ovale il nome e cognome del candidato presidente, e al rigo più sotto quelli del candidato vicepresidente. Sulla destra ci sono tre lettere maiuscole che indicano il partito. Quest’anno i candidati sono sette: oltre a “Donald J. Trump / JD Vance / REP” e “Kamala D. Harris / Tim Walz / DEM”, ci sono quelli degli schieramenti LPF, PSL, CPF, ASP e GRE. L’ultimo sono i verdi (Green), gli altri non ne ho idea.
A dire la verità c’è anche un’ottava casella, con una linea orizzontale. La didascalia dice: “scrivere”. Cioè? Si può votare anche un candidato non in lista? Assurdo.
A dire la verità non c’è scritto letteralmente “scrivere” ma c’è scritto “Write-in / Escribir / A Lekri”. Già, perché la scheda è trilingue!
Leggo in alto che proviene da una contea della Florida.
Subito sotto ci sono alcune righe di “Instructions / Instrucciones / Enstrksyion yo”.
Che la prima lingua sia inglese è scontato, dato che è quella ufficiale negli Usa.
Che la seconda lingua sia lo spagnolo, si capisce e se ne intuisce il motivo. Evidentemente c’è stata una forte immigrazione dall’America latina, da quelle parti.
Ma la terza lingua cos’è?
Inserisco alcune parole in Google Translate e viene fuori che si tratta di “Lingua creola haitiana”. La lingua che viene parlata da quasi tutta la popolazione di Haiti e da 3 milioni di emigranti in Nord America, ai Caraibi e in Francia.
Ovviamente questa lingua non compare sulle schede di tutti gli Stati Uniti, e neanche di tutta la Florida, ma mi pare di capire soltanto in alcune contee.
Anche se a prima vista può sembrare una lingua dura, piena di K e di W, è semplicemente un derivato del francese. Basta provare a leggere le parole con accento sull’ultima vocale, alla francese, per rendersi conto del significato : “Pou vote pou yon kandida....”
Dal punto di vista della scrittura, questa lingua non impressiona più di tanto: la lingua creola haitiana infatti si scrive nel normale alfabeto latino, con due sole lettere accentate, è e ò.
Le altre caselle della scheda contengono gli altri quesiti: elezioni di parlamentari, giudici, sindaci, e referendum vari.
In haitiano sì si scrive wi, chiaramente derivato dal francese oui ma scritto in maniera diversa.
Un simbolo che noi non usiamo ma che compare sulla scheda americana è il punto interrogativo capovolto. Sta solo nella sezione spagnola perché in questa lingua si usa segnalare anche l’inizio della domanda, oltre che la fine.
Al di fuori della tabella ci sono alcuni rettangoli neri di varie larghezze, talvolta affiancati da numeri. Immagino che nascondono un codice per verificare l’autenticità della scheda.
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