I problemi nel ridimensionare un testo
Ho visitato il sito del quotidiano romano Il Tempo usando uno smarphone e ho notato che la testata era scritta con lettere bruttissime: i loro contorni erano troppo frastagliati, e lo spessore delle aste era incostante tra una lettera e l’altra.
Andando ad ingrandire non c’era nulla di irregolare, anzi. Solo che attorno alle lettere delle due parole c’è una linea continua che ne segue il contorno. Andando a ridimensionare, il software non sa come deve gestire i pixel, e il risultato che viene fuori non è ottimale.
Screenshot da cellulare. Sicuro c'è qualcosa che non va. |
Ho provato a visitare la stessa pagina da pc, e in questo caso non c’erano problemi di sorta. Anche rimpicciolendo i contenuti della pagina al 30% dell’originale, il contorno delle lettere non era mai frastagliato, e tutti i passaggi di colore erano graduali.
Così è come la vedo, in dimensioni normali, da pc. |
Evidentemente il problema non era nell’immagine in sé, ma nel modo in cui il software la gestisce. Quello che uso sul cellulare ha algoritmi peggiori rispetto a quello che uso sul computer.
Fino agli anni Ottanta i caratteri che venivano visualizzati sui monitor dei computer erano bitmap. Per disegnarli si aveva a disposizione una griglia limitatissima, di 8x8 o meno, e per ciascun quadratino bisognava stabilire un valore binario, 1 o 0, senza possibilità di sfumature intermedie.
Le scritte venivano visualizzate correttamente solo in una dimensione specifica. Raddoppiandola, triplicandola o comunque aumentandola di un numero intero di volte, non si creavano distorsioni ma l’effetto finale non era ottimale, visto che le linee curve o oblique si rivelavano essere composte da un certo numero di scalini.
Scegliendo invece un valore che non fosse multiplo (ad esempio aumentando la dimensione del 75% o diminuendola del 15%) c’era il rischio di creare distorsioni nelle lettere e scombinare i pesi dei vari tratti.
In seguito sono stati introdotti i font variabili outline, in cui il disegnatore realizza i contorni delle lettere, fissando soltanto l’estremità di inizio e fine nonché i punti di controllo di ciascuna linea di Bezier, utilizzando un piano cartesiano largo centinaia di unità.
Questo permette di ingrandire a dismisura le lettere senza perdere la curvatura dei tratti e senza trasformare le linee oblique in una sequenza di gradini.
È per questo che quando ingrandiamo il testo di una pagina web o un pdf vediamo la forma perfetta delle lettere, mentre se ingrandiamo il testo in un’immagine siamo in grado di riconoscere i singoli pixel.
Tuttavia anche i font scalabili devono essere ricondotti a un numero preciso di pixel e questo può creare problemi, in piccole dimensioni. Il lavoro svolto dal software è determinante. Non solo questo fa in modo che non cambino le proporzioni della lettera, ma aggiunge degli elementi a cui il disegnatore non ha lavorato, esplicitamente. La lettera non è più un insieme di bit che possono avere valore 1 o 0, ma ciascun pixel può avere almeno 256 sfumature diverse di grigio per dare l’impressione di avere delle curve arrotondate.
Si è anche andati più oltre, regolando separatamente i subpixel, ossia le componenti rossa, verde e blu di ciascun pixel, in maniera tale da triplicare la risoluzione orizzontale.
Quando si sceglie un carattere tipografico non bisogna limitarsi a guardare la forma di ciascuna lettera in grande, ma bisogna anche valutare come si comporta all’interno del software, perché non tutti hanno gli stessi accorgimenti per quanto riguarda l’anti-aliasing e in generale l’adattamento a diverse dimensioni.
Ma la testata del Tempo non è un’immagine come avviene sulla gran parte dei siti web?
Sembrerebbe di no.
Si tratterebbe di un Svg (o Svg+Xml), ossia di una grafica vettoriale.
In effetti anche ingrandendo, la qualità di linee curve e oblique rimane sempre accettabile. Solo che non riesco a vedere il contenuto del file, che è codificato in base64.
Anche ingrandendo al 500% il logo, la linea curva appare continua e non scalettata in maniera evidente. |
Il quotidiano ha festeggiato quest’anno gli 80 anni di vita.
Quando è nato a maggio 1944, in occasione della Liberazione della capitale dai nazifascisti, i caratteri del nome erano molto simili a quelli che si usano oggi, slab con M molto divaricata. Pereò non c’era la linea di contorno attorno alle lettere.
Soprattutto il colore era il nero, perché come tutti i quotidiani faceva uso solo di inchiostro nero per qualunque cosa, articoli, titoli, immagini, pubblicità.
Il colore è stato introdotto più di recente.
Dice Wikipedia che la stampa a colori su tutte le pagine è stata introdotta solo ad ottobre del 2007, ossia 17 anni fa. Sicuramente la prima pagina era a colori già da vari anni, ed è possibile che ci fosse già stata la scelta del blu come colore di riferimento, ma su questo argomento l’enciclopedia non dice nulla.
Così come non dice in che anno è stata aggiunta la linea di contorno attorno al nome, scelta pensata sicuramente per l’effetto che avrebbe avuto sulla carta, non certo sui display degli smartphone.
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