Scoperto l’alfabeto più antico del mondo?

La notizia mi è arrivata sul cellulare tra quelle non richieste selezionate da Google. La fonte è Geopop.

In seguito è comparsa su vari siti, tra cui Agi e Corriere della Sera, in precedenza su Le Scienze, Scienze notizie, BreveNews e Scenari Economici.

E... su La Stampa. Solo che la data che compare in Google è 11 maggio 2021.

“Il giallo delle lettere che spostano indietro nel tempo la nascita dell’alfabeto” era il titolo.

Ma si tratta della stessa scoperta che viene riproposta dopo tre anni o c’è qualcosa di nuovo?

Non lo so. L’articolo della Stampa è leggibile solo dagli abbonati. Nel titolo non si fanno nomi. Di sicuro la foto è la stessa ad essere stata utilizzata su alcuni dei siti che hanno riportato la notizia in questi giorni.

Rappresenta un frammento con pochissime lettere, accanto ad un rettangolo bianconero per standardizzare le dimensioni.

Geopop ha messo la foto di un’altra iscrizione, che raffigura quello che fino a oggi veniva ritenuto il più antico sistema alfabetico.

L’Agi ci ha messo varie immagini di antiche iscrizioni in greco e geroglifico.

La scoperta sarebbe stata fatta da un team di archeologi della Johns Hopkins University, a Tell Umm-el Marra in Siria.

Si tratterebbe di cilindri d’argilla datati 2400 avanti Cristo, mezzo millennio prima dell’alfabeto proto-sinaitico, ritenuto finora il più antico della storia.

“La scoperta al momento è stata solo annunciata, in attesa della pubblicazione della ricerca associata”, dice Geopop.

Gli oggetti su cui compaiono le lettere sarebbero dei cilindri di argilla forati, grandi quanto un mignolo. Il fatto che siano forati “ha portato gli studiosi a ipotizzare che potessero essere legati con dei cordini per fungere da etichette, forse per identificare il contenuto o il proprietario dei vasi a cui erano associati”.

Di solito quando si parla di cilindri si pensa ai sigilli di forma cilindrica, ma il sito non avanza questa ipotesi.

Geopop linka la fonte in inglese sul sito della Jhu, dove c’è anche la foto di uno di questi cilindri.

L’articolo diceva che il giorno stesso il professor Glenn Schwartz avrebbe parlato dei dettagli della scoperta all’incontro annuale dell’American Society of Overseas Research.

L’oggetto fotografato ha dei segni diversi rispetto a quelli che si vedono nella foto pubblicata sui siti italiani, ma è lo stesso oggetto che si vede in un articolo pubblicato il 13 luglio del 2021 sul sito della stessa università, che lo linka più in basso alla voce “Related content”.

E l’articolo di tre anni fa si intitolava appunto “Alphabetic writing may have begun 500 years earlier than believed”.

Addirittura lì si legge che gli oggetti sono stati ritrovati nel 2004. Venti anni fa! Le prime foto sono circolate un paio di anni dopo, e la prima volta che il professor Glenn Schwartz ha chiesto di riscrivere la storia è stato nel 2010. L’accoglienza però è sempre stata un po’ freddina: “Schwartz sospetta che la reazione è stata silenziosa perché l’intero concetto di antichi esempi di scrittura semitica è in contrasto con la teoria accettata”, che va a favore dei semiti che vivevano in Egitto nell’età del Bronzo.

Nel 2019 il testo di una conferenza di Scwhartz comparve sul giornale italiano Pasiphae (mai sentito), raccontava tre anni fa il sito, “but again made few waves”, ma di nuovo non è stata presa in considerazione. Adesso ci hanno riprovato, ottenendo qualcosa di più. Ma finché i giornalisti si limitano a riassumere comunicati di cui non sanno niente senza approfondire e senza verificare, è difficile appassionare la gente all’argomento.

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