Scuse per arrivare in ritardo
Ho trovato un vecchio libriccino di un tale Andy Sharpe, 365 scuse (da 3 minuti a 4 ore) per arrivare al lavoro in ritardo. In copertina c’è un logo dell’editore con scritto Pan, dentro solo un accenno a un Gruppo Editoriale Armenia di Milano.
Una cosetta da 9,5x14,5 cm o giù di lì, 150 pagine circa, costo 10 mila lire.
Un modo per spillare dei soldi al malcapitato acquirente, e per fargli fare due risate più che per dargli dei consigli utilizzabili nella realtà.
Uso What Font Is per identificare il carattere usato per la copertina, in rosso con contorno nero su fondo bianco. Lettere senza grazie, tutte maiuscole, la U disegnata come una minuscola, la E ha le estremità dei tratti orizzontali oblique.
Ci arriva in maniera semplicissima: è l’Informal 011, disegnato nel 1990-1993 da Rudolf Coch per Bitstream.
Noto che il kerning lascia molto a desiderare: tra la V e la A c’è troppo spazio, come pure tra la A e la V o tra la T e la A.
Il titolo è ripetuto due volte all’interno, in una pagina senza vignetta e in una pagina con vignetta. In realtà è a parti invertite, dice …in ritardo al lavoro invece che ...al lavoro in ritardo.
Il font evoca lo stesso immaginario ma è diverso. In quello della copertina tutte le estremità del 3 sono a punta, mentre la S è poco sinuosa. Qui invece abbiamo una R che non chiude e una A con le estremità inferiori tagliate in obliquo anziché orizzontale.
È lo stesso font usato nel libro per i titoli delle varie battute. La M ha i fianchi divergenti.
Qui il sito ha qualche difficoltà. Il font più vicino che trova è l’Itc Kabel Std Bold. Che effettivamente ha la A impostata nello stesso modo, ma è più formale.
Al secondo posto ci mette il Nuevo Litho Pro Black, che è simile ma più esuberante.
Altri hanno la R chiusa. Il Bully Normal (Broderbund) ci assomiglia di più, ma non è lui.
La V ha le estremità superiori tagliate in orizzontale anziché in obliquo. Lo stesso dicasi per l’ITC Grizzly.
L’Aarde Black ha le linee di contorno incurvate.
Il Minnie Regular ha la R chiusa.
Scorro tutta la lista ma non trovo la corrispondenza esatta.
Solo quando ci mando una parola con la M riesce a capire di che si tratta: Lithos Pro Black.
Di cui evidentemente il Nuevo Litho che avevo trovato prima era un’imitazione.
Il Lithos Black è stato disegnato da Carol Twombly nel 1989 per Adobe, il Nuevo Litho nel 1993 da David Bergsland per Hackberry Font Foundry. È più irregolare e ha anche le minuscole.
Il testo del libro mi pare scritto in American Typewriter, fin qui ci arrivo. Ma noto che non si tratta di un monospace. È normale?
A quanto pare sì: la scheda di presentazione di questo carattere su Identifont dice che è disegnato nello stile di quelli delle macchine da scrivere “ma senza la costrizione della larghezza fissa”. Gli autori sono Joel Kaden e Tony Stan, gli anni il 1974 e il 1997, fonderie Adobe e Itc
L’ultimo font usato in quarta di copertina non ha bisogno di essere cercato: è Helvetica.
Se vogliamo possiamo contare come font anche quello del codice a barre: Ocr-B, Frutiger, 1968.
Commenti
Posta un commento