New Amsterdam
Secondo Identifont, consultato un paio di giorni fa, il font più popolare del 2024 sarebbe il New Amsterdam disegnato da Vladimir Nikolic.
Per giunta si tratta di un progetto gratuito: chiunque può utilizzarlo attingendolo da Google Fonts, scaricarlo e installarlo sul proprio computer, eccetera.
La licenza è Ofl.
Nel font ci sono solo lettere maiuscole. La descrizione è abbastanza stringata: dice solo che si tratta di un senza grazie alto ispirato ai poster e alla Pop Art. “Combina linee rette geometriche con aspetto moderno”, si dice soltanto.
A me colpisce la forma della A, coi due tratti che partono obliqui allontanandosi tra di loro e poi curvano diventando paralleli. Una caratteristica che si trovava nei caratteri Aurora, mi sembra, in epoca pre-digitale.
Il New Amsterdam è già presente su 1.500 siti web, è stato servito 681 mila volte l’ultima settimana, ma il sito non ha ancora preparato una classifica dei Paesi in cui è più utilizzato.
Non viene specificato il giorno esatto in cui il font è stato caricato sul sito.
Non so in che direzione va letta la top ten di Identifont, visto che i nomi sono organizzati in due colonne da cinque righe. Vanno letti in verticale o in orizzontale?
Boh. Comunque nella prima colonna, sotto il New Amsterdam troviamo Boom Sans, Maligne, Mezzogiorno e Astra. Tutti senza grazie, il primo dalle forme più larghe e innovative, il secondo con una a in stile Futura, il terzo con una g a doppio occhiello, l’ultimo abbastanza tradizionale, a giudicare dall’anteprima.
Il nome Mezzogiorno mi ispira, l’autore è Donald Tarallo, possibilmente un italoamericano.
La biografia sul sito non lo collega direttamete con l’Italia. Si sa solo che ha studiato alla Basel School of Design con Andre Gurtler, in Svizzera.
Astra pure è un bel nome, mi pare che in latino significa “stelle”. Autore Neil Summerour, per Positype.
Nella seconda colonna troviamo quelli più creativi: l’Empire Diner dove ogni asta è composta da tre linee parallele e il punto sulla i è un cerchietto vuoto; il Grima Extended, pressoché illeggibile; l’LL Ruder Plakat Kontour, una specie di Impact Outline. E poi Peasy, senza grazie normale, e Groot Bau Heavy, senza grazie pesante ma con le forme curve e le controforme quadrate.
Diamo un’occhiata agli altri anni, visto che queste classifiche non sono fisse ma si limitano solo a raggruppare i nomi sulla base dell’anno e delle ricerche attuali.
Il font più popolare tra quelli del 2023 è l’Alasassy Caps, a quanto pare un unicase monoline. Nella lista compaiono senza grazie normali come il Santi, il Gravita HUM (con a in stile Futura) e il Neue DIN Extra Condensed Bold, nuova versione di un classico sans serif stretto, messo a punto da Fontwerk con firme Andreas Frohloff, Hendrik Weber e Olli Meier.
Tra i caratteri fantasia notiamo il Wubberly, il Lafleur Wide e il Coastal.
Il sito ricorda che l’anno scorso sono state fondate le fonderie Inhouse Type e Lettermatic.
Il 2022 è l’anno del Berkeley Mono. Tra quelli dalle forme più tradizionali noto il Malamocco, di Emmanuel Besse, ispirato forse alla prima metà del Novecento, mentre tra gli altri noto l’Oddity, calligrafico molto inclinato in avanti, o l’Ohno Softie Bold.
Il font del 2021 al momento è l’Open Sans Soft Bold.
Quello del 2020 l’Organetto Semi Ext. Ultra Bold. Nella classifica di quell’anno ci entra anche un blackletter, l’Hanse Textura, di Ralph M. Unger.
Il più popolare del 2019 sarebbe il La Luxes Serif, raffinato serif dai tratti sottili, all-caps.
Il vincitore del 2018 sarebbe il Gelato Luxe, un corsivo pubblicitario. Nella top ten ci entra anche un tuscan, Decorata, adatto a grafiche da far west.
Il più popolare del 2017 è il Lustra Bold, un sans serif da fantascienza, con molti tratti rettilinei ma raccordi curvi.
Il più popolare del 2016 è il Fairwater Script, corsivo monoline. Nella topten ci entra anche un dingbat, il Garrigos Ornamental, decorazioni tipografiche di vario genere messe a punto da Fabio Ares.
Il più popolare del 2015 è il Jumble, con lettere pesanti e dalle forme arrotondate. Più in basso troviamo l’Hobeaux, derivato dall’Hobo.
Il top del 2014 è il Filmotype York, corsiva calligrafica elegante.
Il primo del 2014 è un calligrafico informale e si chiama Al Fresco. Più giù c’è l’Armstrong, ispirato alle scritte cromate sui prodotti industriali.
Un corsivo ad asse verticale è il
primo di quelli disegnati nel 2012. Si chiama Rhyme Casual.
Il primo del 2011 è uno slab, il Sanchez Black.
E mi fermo qui perché riconosco altri nomi nella classifica, come il Montserrat e il Dancing Script, che sono ormai due classici di Google Fonts.
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