Noto Sans Lycian

All’ultimo posto della lista dei font presenti su Google Fonts organizzati per trend troviamo il Noto Sans Lycian.

Sono lettere senza grazie. Nello specimen vediamo una T coi tratti orizzontali piegati verso il basso a formare una freccia, o una E coi tratti orizzontali che spuntano da entrambi i lati di quello verticale, una P composta solo di tratti rettilinei e un’altra completamente aperta...

Insomma, anche a giudicare dall’assenza di minuscole mi viene in mente che deve trattarsi di un rudimentale alfabeto inventato qualche migliaio di anni fa nel Mediterraneo, magari prima dell’Antica Roma.

Infatti la descrizione dice che questa forma di scrittura era usata tra il 500 e il 330 avanti Cristo nel sud della Turchia. Si scriveva da destra a sinistra, e faceva uso di 29 lettere.

Il sito linka varie fonti per chi vuole approfondire, tra cui Wikipedia in inglese.

Noto è un progetto di Google che mira a fornire supporto per tutte le lingue esistenti ed esistite.

L’alfabeto latino è stato disegnato in due versioni, serif e sans, le quali sono state poi sviluppate aggiungendoci via via le scritture di altre lingue.

In molti casi quindi si può trovare sia la versione con grazie sia quella senza grazie delle varie lettere, mentre nel caso del Lycian c’è solo la versione sans. Le grazie propriamente dette sono un’invenzione romana. In molti casi la versione serif di una lettera di altri sistemi di scrittura è quella ispirata ai manoscritti e quindi dotata di caratteristiche calligrafiche.

A quanto pare Wikipedia in italiano non ha una voce dedicata al Lycian, che esiste invece nella versione greca, russa o spagnola.

Dice Wikipedia in inglese che questo alfabeto era un’estensione di quello greco, con mezza dozzina di lettere in più per indicare quei suoni non presenti nella lingua greca.

In gran parte è simile agli alfabeti Lydian e Phrygian.

La tabella delle lettere visibile sul sito dell’enciclopedia viene visualizzata correttamente sul mio computer, perché il browser le attinge dal Segoe UI Historic, che mi ritrovo installato insieme al software Microsoft.

Un paragrafo è dedicato ai numeri. I lici usavano un tratto verticale per indicare il numero 1, come fecero poi anche i romani. Per il due, il tre e il quattro si accostavano fra di loro più esemplari dello stesso segno, secondo un sistema che viene chiamato additivo e si contrappone al nostro sistema posizionale. Per noi il numero 1111 significa millecentoundici, perché ogni cifra ha un valore diverso a seconda della sua posizione. Per i romani e i lici invece il numero IIII significava quattro, perché le unità vanno sommate tra di loro.

Per il 5 i lici usavano il segno minore-di, o più raramente una L inclinata, o una V o una Y.

Un cerchio indicava il numero 10.

Per il 100 si usava qualcosa che ricorda la lettera H.

Mezza unità era indicata da un tratto orizzontale.

L’enciclopedia fornisce un esempio: il numero 128,5 si scriveva HOO<III- (col metodo additivo: 100+10+10+1+1+1+0,5)

Il blocco Unicode dedicato a questa scrittura va da U+10280 a U+1029F, con le ultime tre posizioni non assegnate.

Wikipedia in italiano ha solo un breve articolo dedicato alla lingua licia, “nota solo da poche iscrizioni estese”. L’alfabeto licio “era strettamente imparentato con l’alfabeto greco, ma aveva preso in prestito almeno un carattere dal cario”, altra scrittura usata in Turchia all’epoca.

Nella stessa pagina si può vedere la foto di una stele che esiste ancora oggi a Xanthos. È scattata da lontano, ma si può riconoscere con un po’ di sforzo qualcuna delle lettere incluse nel font di Google.

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